Cosa ci aspettiamo da Abu Mazen

Quattro sono i temi su cui il mondo libero dovrebbe concentrare l'attenzione.

Di Natan Sharansky

image_530Che l’elezione di Abu Mazen si traduca in una svolta nella ricerca della pace dipende in modo cruciale dalla disponibilità del mondo libero, guidato dagli Stati Uniti, di stabilire un collegamento fra la sua politica nei confronti del nuovo governo palestinese e il grado di libertà che l’Autorità Palestinese concederà ai propri cittadini.
Sebbene molte delle più recenti dichiarazioni di Abu Mazen non siano incoraggianti (dalla promessa di seguire le orme di Yasser Arafat, al garantire ai terroristi palestinesi che li proteggerà dalle reazioni di Israele, alla pretesa del cosiddetto “diritto al ritorno” all’interno di Israele pre-’67), la convinzione del presidente George W. Bush che la chiave per la pace sta nel costruire una società libera per i palestinesi costituisce motivo di qualche ottimismo. Se Bush metterà bene in chiaro che gli Stati Uniti appoggeranno Abu Mazen solo nella misura in cui questi si dedicherà ad allargare le libertà all’interno della società palestinese più che ad alimentare risentimenti, allora le chance che Abu Mazen diventi un autentico interlocutore aumenteranno immensamente. Viceversa, la semplice sostituzione di Arafat con Abu Mazen non trasformerà la fallita formula di Oslo in un successo.
Se Abu Mazen si rivelerà un partner volonteroso in questo sforzo, allora il suo governo dovrà ricevere legittimazione, aiuti finanziari, territorio e sostegno per l’indipendenza. Se invece non si dimostrerà tale, tutto l’appoggio dovrà essere bloccato.
Quattro sono i temi sui cui il mondo libero dovrebbe concentrare la sua attenzione.
Dissenso. Sotto Arafat, l’unica libertà di parola o di stampa era la libertà di condannare Israele. Abu Mazen deve capire che i tempi della repressione del dissenso democratico sono finiti. Se i democratici palestinesi sapranno con certezza che il mondo libero non intende permettere all’Autorità Palestinese di agire impunemente contro di loro, allora assisteremo all’aumento delle voci democratiche.
Educazione e istigazione. Le scuole gestite dall’Autorità Palestinese e i media controllati dall’Autorità Palestinese sono stati usati per avvelenare un’intera generazione di palestinesi contro ebrei e Israele. Il mondo libero deve esigere che ciò abbia fine immediatamente.
Campi profughi. Un’Autorità Palestinese votata a migliorare le condizioni di vita dei suoi cittadini dovrebbe affrontare fin da subito le miserevoli condizioni dei palestinesi che vivono da tre-quattro generazioni nei campi profughi. Viceversa, un’Autorità Palestinese interessata solo a controllare i suoi sudditi preferirà continuare a usare questi palestinesi come pedine nella lotta politica contro lo stato ebraico, continuando ad alimentare le fantasie circa un “ritorno” all’interno di Israele pre-’67. Il mondo libero dovrebbe esprimere la propria disponibilità a finanziare un programma per dare abitazioni decenti a coloro che vivono in questi campi. Una dirigenza dell’Autorità Palestinese che respingesse questo piano non sarebbe interessata al benessere della sua stessa gente e pertanto non rappresenterebbe un valido interlocutore per la pace.
Indipendenza economica. Uno dei cardini di una società libera è una solida classe media che non dipenda dai voleri del governo. Con il suo monopolio sulle industrie di base e il suo potere di decidere chi debba ricevere il permesso di lavorare in Israele e chi l’aiuto internazionale, l’Autorità Palestinese mantiene sotto stretto controllo l’economia palestinese. I soldi inviati vengono usati per finanziare terrorismo e corruzione anziché per migliorare il livello di vita della gente. Anche se da tempo sostengo l’opportunità di un Piano Marshall per i palestinesi, bisogna sapere che il successo di un simile piano dipenderebbe dalla capacità di garantire che i soldi vengano investiti esclusivamente in progetti che portino beneficio diretto alla popolazione.
Senza dubbio il successo degli sforzi per aiutare i palestinesi a costruire una società libera dipenderanno in larga misura dai palestinesi stessi. Da parte sua Israele dovrebbe fare di tutto per sostenere un’Autorità Palestinese che fosse dedita a migliorare la vita dei suoi cittadini. Ma anche il resto del mondo libero deve fare la sua parte. Stabilendo uno stretto collegamento fra le sue politiche verso l’Autorità Palestinese e l’allargamento della libertà all’interno della società palestinese, il mondo libero potrebbe incoraggiare Abu Mazen a fare l’unica scelta che può dare una possibilità alla pace.

(Da: Wall Street Journal, 11.1.05)

Nella foto in alto: l’autore di questo articolo Natan Sharansky, già famoso dissidente in Urss, oggi ministro israeliano.