Cosa riserva il 2019 per l’hi-tech israeliano?

Oltre a Europa occidentale e orientale, anche Asia e Sud America potrebbero rivelarsi mercati chiave per i settori di punta dell’economia israeliana

Haggai Ravid, amministratore delegato della Cukierman & Co. Investment House

L’ecosistema hi-tech israeliano ha goduto di altri dodici mesi robusti e il 2018 si chiude offrendo parecchie buone notizie agli imprenditori alla ricerca per l’anno prossimo di importanti investimenti ed esiti finanziari “alla grande” su scala globale. SodaStream, il noto produttore di bevande gassate acquisito da PepsiCo con un contratto da 3,2 miliardi di dollari, l’azienda di elettronica Orbotech acquistata per 3,4 miliardi di dollari dalla KLA-Tencor con sede in California, e la società di aromi e profumi Frutarom acquistata per la cifra record di 7,1 miliardi di dollari dalla americana International Flavors & Fragrances sono alcuni dei maggiori business di successo di quest’anno.

Anche se non è tutto in discesa per l’hi-tech israeliano, in particolare a causa dell’apporto di nuovi talenti locali che non riesce a far fronte alla rapida crescita del settore dell’innovazione tecnologica, si registra comunque la (cauta) previsione che il 2019 vedrà confermare la forza dell’economia israeliana nonostante le tensioni nel commercio globale, un aumento degli investimenti cinesi ed europei nell’innovazione israeliana e la possibilità per la tecnologia israeliana di avvalersi di mercati sempre più diversificati.

Haggai Ravid, amministratore delegato della Cukierman & Co. Investment House con sede a Tel Aviv, si dice convinto che Israele possa persino essere usato come “ponte per gli investimenti” tra la Cina e gli Stati Uniti nel mezzo della loro guerra commerciale che si è rapidamente intensificata nell’ultimo anno. “Non vedo Israele turbato dalla guerra commerciale sia a livello macro, America vs. Cina, sia al livello micro che coinvolge e influenza Israele – spiega Ravid al Jerusalem Post – I cinesi sono un enigma, poiché il loro processo decisionale non ci è sempre chiaro. Ma c’è un forte interesse cinese per continuare a venire in Israele e individuare grandi opportunità. Sanno quello che vogliono, vale a dire principalmente sanità, intelligenza artificiale, industria agricoltura e mobilità avanzate, stampa 3D e persino l’aerospaziale”.

Lo skyline di Tel Aviv visto da Dolev, in sud Samaria (Cisgiordania)

Se è vero che la tecnologia israeliana ha beneficiato di un considerevole aumento degli investimenti europei negli ultimi dodici mesi, con tutti i vantaggi che offre la vicinanza geografica, è anche vero che i paesi asiatici, a cominciare da Cina e Giappone, rimarranno probabilmente mercati target per promuovere l’attività economica d’Israele.

Circa i settori chiave per gli investimenti in tecnologia israeliana nel 2019, Ravid afferma che potremmo assistere a un crescente interesse nell’innovazione cibernetica, deep tech (startup create su scoperte scientifiche o innovazioni ingegneristiche ndr) e della mobilità. “Israele – dice Ravid – si è guadagnato una reputazione in questi campi sin dalla famosa transazione Mobileye, che ha dato vita a circa 500 aziende ora in fase di avviamento, tutte tese a sviluppare l’assistenza alla guida, che si tratti di prevenire incidenti o di ridurre gli ingorghi”.

Dopo il suo incontro con il neo presidente brasiliano Jair Bolsonaro, il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha voluto sottolineare il risultato potenzialmente redditizio di un approfondimento delle relazioni con il popoloso paese sudamericano. Anche secondo Ravid, il Brasile e i suoi vicini sudamericani potrebbero rappresentare il principale mercato emergente per l’innovazione israeliana nel 2019, nonostante la distanza geografica. “Poiché esportiamo tecnologie nel campo dell’acqua, della sanità, dell’agricoltura e della manifattura avanzate, l’attività tra Israele e Sud America è destinata ad aumentare molto – dice Ravid – Altri mercati emergenti che appaiono interessanti sono l’Europa centrale e orientale. Adesso vi sono voli giornalieri dalla Polonia verso Israele, e non si tratta solo dell’incremento del turismo: attualmente assistiamo a un considerevole aumento del numero di uomini d’affari polacchi che vengono in Israele”.

(Da: Jerusalem Post, 30.12.18)