Cosa sarebbe accaduto se Mer-Khamis fosse stato ucciso da ebrei?

Occidente illuminato e sinistra pacifista non possono continuare a ignorare il lato oscuro del M.O.

Di Ari Shavit

image_3109Non è difficile immaginare cosa sarebbe accaduto se Juliano Mer-Khamis fosse stato ucciso da ebrei. L’assassinio avrebbe avuto un enorme eco sui mass-media, Ha’artez gli avrebbe dedicato un enorme titolo sulla prima pagina, accompagnato da quattro o cinque editoriali furibondi, compreso il mio. Gli autori avrebbero aspramente denunciato la criminalità politica di matrice ebraica invocando una battaglia culturale contro il fanatismo dilagante fra gli ebrei. Altri avrebbero chiesto di non ripetere gli errori commessi in passato e di procedere immediatamente all’evacuazione degli insediamenti. Altri ancora avrebbero chiesto che si andasse a vedere cosa succede nelle “hesder yeshiva” che combinano studi religiosi e servizio militare, e nelle scuole religiose statali. Dagli archivi sarebbero saltate fuori citazioni ben selezionate dalle prediche di qualche rozzo rabbino, e si sarebbero sprecati i paragoni con le uccisioni di Emil Gruenzweig, di Yitzhak Rabin e magari anche di Martin Luther King. Nel giro di ventiquattro ore Mer-Khamis sarebbe diventato un’icona. Il sabato successivo, migliaia di manifestanti sui sarebbero riuniti con le candele accese per piangere l’eroe della pace e insorgere contro le forze delle tenebre. L’assassinio di Mer-Khamis per mano ebraica avrebbe ritemprato la sinistra pacifista, riunificandola e lanciandola in una battaglia contro il neofascismo ebraico assassino.
Ma Juliano Mer-Khamis non è stato ucciso da ebrei. Così, anziché un enorme titolo, si è meritato solo un titolo di taglio basso; anziché cinque editoriali furibondi, solo un (bel) necrologio. Nessuno ha parlato di razzismo, di fanatismo, di fascismo. Nessuno ha parlato di un sistema educativo che indottrina all’odio e di un clero rozzo e primitivo. Mer-Khamis non è diventato un’icona e migliaia di persone non sono scese in piazza con le candele a manifestare. L’uccisione di Mer-Khamis non ha suscitato né proteste né sdegno né sacro furore.
La sinistra pacifista israeliana, cha sa esattamente come reagire di fronte a un crimine commesso da ebrei, non sa cosa fare davanti a un omicidio per mano palestinese. L’assassinio di un eroe della pace per mano palestinese non è previsto nella mappa ideologica ed emotiva della sinistra pacifista. L’assassinio di un eroe della libertà per mano palestinese è un evento che scalza il dogma, che rovescia il paradigma della sinistra pacifista. L’assassinio di Mer-Khamis per mano palestinese è un assassinio condannato alla rimozione.
Si tratta di una questione ben più profonda e più ampia, che va al di là della sinistra pacifista israeliana. Una delle caratteristiche salienti dell’occidente illuminato del XXI secolo è questa incapacità di denunciare le forze del male nel mondo arabo-islamico. L’occidente illuminato ama attaccare l’occidente, e ama ancor di più attaccare gli alleati dell’occidente in Medio Oriente. Ma quando incappa nel male che origina in Medio Oriente, resta senza parole. Non sa come trattarlo. È facile schierarsi contro il filo-occidentale Hosni Mubarak, assai più difficile schierarsi contro i Fratelli Musulmani. È facile schierarsi contro il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, assai più difficile schierarsi contro il presidente siriano Bashar Assad. L’occidente illuminato non è capace di combattere l’iraniano Ahmadinejad come ha combattuto contro i Bush presidenti americani, il presidente sudafricano Botha e quello serbo Milosevic.
Ne consegue una lunga serie di distorsioni. Il sangue dei morti sulla nave Mavi Marmara pesa di più del sangue di chi è stato assassinato ucciso e impiccato in Iran. Il sangue della gente uccisa a Gaza pesa di più del sangue di quella uccisa a Damasco e a Dara’a. Una sorta di complesso post-coloniale spinge l’occidente illuminato ad ignorare sistematicamente le ingiustizie causate da forze anti-occidentali, e così perde la capacità di leggere la realtà storica nel suo insieme, nella sua complessità. Ed è spinto a comportarsi in modo and ingiusto e parziale quando discrimina fra male e male, fra sangue e sangue, fra vittima e vittima, e tratta le società del terzo mondo come se non fossero soggette a norme etiche universali.
Non è ancora chiaro chi ha ucciso Mer-Khamis. Il movente può essere di natura economica, personale, religiosa, culturale. Ma è chiaro che non è stato ucciso per essere un occupante, un oppressore, un colono. Mer-Khamis è stato ucciso perché era un uomo libero, che diffondeva libertà in una società che libera non è. Questa è la dura verità con cui bisogna fare i conti, la dura verità che dobbiamo guardare in faccia. L’occidente illuminato e la sinistra pacifista israeliana non possono continuare a ignorare il lato oscuro della realtà del Medio Oriente.

(Da: Ha’aretz, 7.4.11)

Nella foto in alto: Ari Shavit, autore di questo articolo

Per un’agghiacciante antologia della martellante campagna antisemita in onda da anni su tv arabo-islamiche (sottotitoli in inglese), si veda:

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