Costruzioni a Pisgat Ze’ev e Har Homa

Israele: Non si tratta di nuovi insediamenti, ma di quartieri che già esistono e che resteranno israeliani

image_2136Alla vigilia del suo viaggio a Washington, il primo ministro israeliano Ehud Olmert ha ribadito la sua posizione a sostegno di un processo di pace che contempli anche attività edilizie nei quartieri di Gerusalemme al di là della ex linea armistiziale (che nel periodo 1949-’67 divideva la parte israeliana della città dalla parte occupata dai giordani).
“Sono convinto – ha detto Olmert lunedì sera, in occasione delle celebrazioni per il 41esimo anniversario della riunificazione della città – che non vi è contraddizione fra la piena fedeltà del popolo d’Israele verso Gerusalemme unita e la nostra aspirazione a creare la pace all’interno di essa”.
Lo stesso concetto Olmert lo aveva espresso poche ore prima, durante il suo incontro con il presidente dell’Autorità Palestinese Mahmoud Abbas (Abu Mazen). L’incontro, alla presenza di alti esponenti delle due parti fra cui il ministro degli esteri israeliano Tzipi Livni, ha avuto luogo all’indomani dell’annuncio da parte del governo di gare d’appalto per la costruzione di circa 884 nuove unità abitative nei quartieri di Gerusalemme Pisgat Ze’ev e Har Homa, che sorgono al di là della ex linea armistiziale.
Abu Mazen ha detto a Olmert che la “politica degli insediamenti” mette a repentaglio il processo di pace. “Stiamo dando una chance alla pace, ma non all’infinito – ha dichiarato Ahmed Abdel Rahman¸ alto funzionario di Fatah e consigliere di Abu Mazen – E noi sappiamo come difendere i nostri diritti e le nostre terre”. Un altro consigliere di Abu Mazen, Yasser Abed Rabbo, ha affermato che “l’obiettivo strategico” di Israele è impedire la nascita di uno stato palestinese e che “i colloqui sulla soluzione due popoli-due stati sono un’illusione e una menzogna disseminate da Israele”.
Gli Stati Uniti hanno sollecitato Israele a riconsiderare la decisione di precedere con nuove costruzioni al di là della ex linea armistiziale. “La nostra posizione – ha detto lunedì la portavoce della Casa Bianca Dana Perino – è che riteniamo non debba essere costruito alcun nuovo insediamento. Sappiamo che, anche quando si tratta di costruzioni in insediamenti già esistenti, questo fa parte dello stesso problema dal punto di vista della sensazione dei palestinesi che ciò significhi non agire in buona fede nei negoziati con loro. Naturalmente gli israeliani la vedono in modo diverso. È una delle questioni più difficili da districare, insieme a quella del diritto al ritorno”.
“In realtà non c’è nulla di nuovo in quello che Israele sta facendo”, ha dichiarato Mark Regev, portavoce del primo ministro israeliano. Regev ha spiegato che esiste un vasto consenso internazionale sull’idea che questi quartieri di Gerusalemme siano destinati a rimanere sotto giurisdizione israeliana nel quadro di qualunque accordo finale, per cui nuove costruzioni in quei quartieri non dovrebbero costituire alcun modo un motivo di contenzioso.

(Da: Jerusalem Post, 3.06.08)