Cresce il caos nelle città sotto Autorità Palestinese

Faide, scontri a fuoco, terroristi che pretendono uniforme e stipendio.

image_728Ali Faraj, 45 anni, direttore generale del ministero dell’Autorità Palestinese per il Wakf (amministrazione del patrimonio religioso islamico), è stato assassinato venerdì scorso da un commando di palestinesi che ha aperto il fuoco contro la sua auto presso Nablus. Anche il fratello Hussam, 36 anni, che viaggiava con lui, è rimasto ucciso nell’attentato.
L’assassinio si inserisce in una serie di incidenti analoghi che si stanno verificando sempre più spesso nei territori sotto giurisdizione dell’Autorità Palestinese, a ulteriore conferma dello stato di crescente anarchia in cui versano Cisgiordania e striscia di Gaza.
Funzionari della sicurezza palestinese dicono che l’attentato è stato realizzato da cinque fratelli originari del villaggio di Qabalan, che hanno voluto vendicare il padre, Abdallah al-Asmar, ucciso nel 1991 durante la prima intifada perché accusato di “collaborare” con Israele (contro il terrorismo).
Faraj, che era anche capo di Fatah nell’area di Nablus, era stato arrestato a suo tempo dalle Forze di Difesa israeliane per il coinvolgimento nell’uccisione di Asmar. Un altro dei suoi fratelli, Tayel, era stato ucciso tre anni fa da membri della famiglia Asmar.
Faraj e i suoi due fratelli erano per diversi anni detenuti nelle carceri israeliane per reati contro la sicurezza.
Testimoni oculari dicono che gli attentatori, che viaggiavano su un camion, hanno bloccato l’auto di Faraj mentre questi stava recandosi alla moschea di Qabalan per le preghiere del venerdì. “Hanno sparato con i mitra su Faraj e su suo fratello, accertandosi che fossero morti, e poi sono fuggiti”, dicono i testimoni.
In seguito all’uccisione di Faraj, decine di attivisti di Fatah hanno inscenato una manifestazione davanti al quartier generale delle forze di sicurezza dell’Autorità Palestinese a Nablus, chiedendo che i sospetti vengano arrestati e giustiziati. I manifestanti hanno anche proclamato uno sciopero generale nella città per celebrare il lutto per la morte dei due fratelli Faraj.
Yousef Harb, portavoce di Fatah a Nablus, ha dichiarato domenica che la famiglia Farraj si rifiuta di dare sepoltura ai due congiunti finché i colpevoli non saranno processati. Secondo l’uso islamico, la sepoltura deve avvenire prima possibile: ritardarla viene considerata una misura estrema. Harb ha anche detto che Fatah ha inviato una lettera al presidente dell’Autorità Palestinese Mahmoud Abbas (Abu Mazen) chiedendo che i colpevoli vengano processati e condannati a morte. Negli anni ’90 l’Autorità Palestinese ha istituito i cosiddetti “tribunali di sicurezza” che possono comminare condanne a morte con processi-lampo.
Tarek Zeid, comandante della polizia palestinese a Nablus, ha dichiarato che l’identità degli esecutori è nota, e che vengono attivamente cercati dalla sue forze. Zeid ha confermato che l’uccisione è collegata all’assassinio di Asmar durante la prima intifada. Secondo il governatore palestinese di Nablus, Mahmoud Alul, domenica almeno due dei sospetti erano già nelle mani delle forze di sicurezza palestinesi.
Nel frattempo, venerdì pomeriggio a Ramallah è scoppiato uno scontro a fuoco fra uomini di Fatah e agenti delle forze di sicurezza dell’Autorità Palestinese, il secondo incidente di questo tipo nella città in meno di una settimana. Secondo fonti palestinesi, gli sconti sono iniziati quando una donna del posto ha lamentato di essere stata molestata da membri delle Brigate Martiri di Al Aqsa, ala militare di Fatah. Circa cento poliziotti, che avevano circondato un edificio nel centro della città dove si nascondevano uomini di Fatah, sono finiti sotto il fuoco delle Brigate. Un poliziotto è rimasto ferito. Lo scontro è terminato solo grazie all’intervento di diversi alti funzionari cittadini dell’Autorità Palestinese. Pochi giorni prima, i due gruppi rivali si erano già affrontati a colpi di arma da fuoco nella stessa Ramallah.
Sabato, nella striscia di Gaza, palestinesi armati affiliati al gruppo chiamato Falchi di Fatah hanno brevemente sequestrato Shaer Abu Aidah, diplomatico dell’Autorità Palestinese accreditato presso la Corea del Nord, impedendogli di transitare verso l’Egitto attraverso il valico di Rafah. I sequestratori, che poco dopo hanno rilasciato l’ambasciatore palestinese ma ne hanno trattenuti il passaporto, intendevano protestare contro la decisione dell’Autorità Palestinese di non arruolarli come agenti delle sue forze di sicurezza. Uno dei responsabili del sequestro, Ala Sanakra, capo dei terroristi delle Brigate Martiri di Al Aqsa nel campo palestinese di Balata, ha dichiarato che l’Autorità Palestinese non ha mantenuto le promesse: “Ci avevano promesso una posizione e una divisa nelle loro forze in cambio del cessate il fuoco (con Israele)”, ha spiegato.
Domenica, a Nablus, un gruppo di palestinesi armati ha brevemente occupato tre edifici dell’Autorità Palestinese, sparando in aria e chiedendo stipendi e protezione. Si tratta dell’ennesimo episodio in cui bande armate palestinesi si esibiscono in dimostrazioni di forza volte a dimostrare che possono farla da padroni nelle città palestinesi. Abu Mazen si è impegnato da tempo a ristabilire ordine e legge, ma finora con scarsi risultati.

(Da: Jerusalem Post, 5.06.05)

Nella foto in alto: gangster palestinesi, in uniforme, hanno di fatto il controllo del territorio nelle città dell’Autorità Palestinese (qui, Falchi di Fatah controllano i veicoli al valico di Rafah, striscia di Gaza).