Criticare Israele è perfettamente legittimo, boicottarlo e delegittimarlo è ignobile

Lettera aperta a Natalie Portman da un israeliano progressista

Di Hen Mazzig, Alexander J. Apfel

Hen Mazzig, autore di questo articolo

Cara Natalie, sono sempre stato un tuo fan, anche delle tue opinioni politiche. Potevo ben capire la tua frustrazione rispetto a buona parte della politica in Israele. In quanto liberal israeliano LGBT con un background iracheno-nordafricano (berbero), so perfettamente quanto lavoro è necessario per migliorare il nostro paese. Sicuramente non sono un fan della politica di destra in Israele e non sostengo l’attuale leadership di governo. Tuttavia, le tue recenti scelte sono inquietanti. Sei sempre stata orgogliosa di essere ebrea e israeliana, anche se vivi nella tua confortevole e protetta casa negli Stati Uniti. Hai sempre fatto in modo che le tue opinioni fossero conosciute in Israele e nel mondo. Nel 2015 hai sostenuto la campagna V15 che mirava a influenzare le elezioni israeliane. Hai sempre espresso ad alta le tue critiche nei confronti della politica israeliana. Quando ti è stato detto che avresti ricevuto un premio per il tuo attivismo in campo ebraico, ti ci è voluto un mese per far dire al tuo ufficio-stampa che non avresti partecipato a nessun “evento pubblico in Israele” a causa degli “eventi recenti”. Successivamente hai postato su Instagram una precisazione per dire che stai aderendo solo parzialmente al boicottaggio di Israele, affermando che puoi essere “critica nei confronti della leadership in Israele senza voler boicottare l’intera nazione”. Beh, grazie per non aver deciso di boicottare l’intera nazione. Ma che vergogna per il tuo sbagliatissimo comportamento.

Lo scrittore David Grossman (a sinistra) riceve il Premio Israel per la letteratura, alla presenza del ministro dell’istruzione Naftali Bennett, del primo ministro Benjamin Netanyahu e del presidente d’Israele Reuven Rivlin

Certo che Israele può essere criticato. Chiedi agli israeliani e sentirai da tutti un sacco di critiche: anche sul governo, anche da parte di quelli che lo sostengono. Ma è il modo di dissentire che fa la differenza. Lo scrittore israeliano David Grossman è stata una delle sedici personalità insignite del prestigioso Premio Israel, la scorsa settimana, durante la cerimonia che concludeva le celebrazioni della 70esima Giornata dell’Indipendenza. Erano presenti il primo ministro Benjamin Netanyahu e il ministro dell’istruzione Naftali Bennett. Grossman è sempre stato notoriamente un acceso critico di Netanyahu e Bennett, ma era presente.

Personalmente nel mio lavoro, nelle mie pubblicazioni e sul web cerco di sostenere la causa progressista per Israele, perché voglio che persone con idee politiche anche molto diverse si sentano perfettamente a proprio agio nel sostenere il diritto di Israele. Non deve accadere che la destra venga vista come l’unica parte politica che sostiene Israele. Durante la cerimonia della settimana scorsa il ministro dell’istruzione Bennett ha detto che “la destra non detiene il monopolio del patriottismo”, e ha aggiunto: “Non è solo la destra che ama la Terra di Israele e non è solo la sinistra che persegue la pace. Entrambe aspirano al meglio per il nostro Stato”. Non ti lascia di sasso vedere che un politico israeliano di destra esprime un messaggio unificante mentre il tuo messaggio è solo divisivo?

Natalie Portman

Sì, viviamo in un’epoca divisiva. Veniamo spinti gli uni contro gli altri e la polarizzazione del dibattito su Israele è più forte che mai. Ma fa male vedere che proprio tu peggiori le cose. Io non penso che tu sia anti-Israele, ma come ha scritto on-line un attivista BDS (per il boicottaggio di Israele): “Posso mangiare un’insalata e dire che non mangio sano, ma sto comunque mangiando l’insalata. Portman può dire quello che vuole, ma ha boicottato Israele”.

Il movimento BDS non ha niente a che vedere con un boicottaggio economico che porti al collasso l’economia israeliana: sanno bene che non accadrà nulla del genere. Non si tratta nemmeno di un vero boicottaggio culturale che porti a un completo isolamento: sanno che anche questo è destinato a fallire. Il BDS punta piuttosto a creare la facciata di un boicottaggio di successo per spingere la gente, specie i giovani, a pensare che sia un movimento di demonizzazione a cui si deve aderire perché ha una forza e un sostegno massicci e generalizzati (il che non è). E punta anche a spaccare – proprio come hai fatto tu – la comunità di coloro che, critici o non critici delle politiche, non hanno dubbi sul diritto di Israele ad esistere.

Le campagne BDS per il boicottaggio di Israele non mirano a un accordo di pace ma alla delegittimazione e cancellazione di Israele dalla carta geografica, come mostrano inequivocabilmente le mappe utilizzate dalla loro propaganda

Come tutti gli israeliani, io sono il frutto di un miracolo. Un miracolo che accadde ai miei famigliari nel 1951, quando subirono uno sconvolgimento esistenziale essendo stati cacciati dai paesi arabi e musulmani (Nord Africa e Iraq) perché erano ebrei. Il miracolo fu che, per la prima volta in duemila anni, c’era uno stato ebraico che li accoglieva in casa. E’ lo stesso miracolo che sta accadendo oggi agli ebrei francesi che fuggono dall’antisemitismo, ed è lo stesso miracolo che salverà molti altri ebrei in futuro. Dovrebbe essere abbastanza chiaro che Israele non esiste solo per essere utile agli ebrei americani. Ho servito nelle forze armate per cinque anni difendendo Israele e operando fianco a fianco con i palestinesi. Oggi prendo posizione pubblicamente perché capisco che la questione è più grande di me e della mia agenda politica. I politici vanno e vengono, ma lo Stato d’Israele è una cosa molto più grande di me, di te e dell’attuale primo ministro. E contrariamente a quanto hai affermato, Israele non è stato concepito “come un rifugio per i profughi della Shoà”. Il movimento sionista iniziò a creare tutti gli elementi di uno stato ebraico in Terra d’Israele ancor prima della prima guerra mondiale. È il risorgimento di una nazione, non solo una casa per i sopravvissuti all’Olocausto.

Hai commesso un errore e poi lo hai peggiorato. Se ce la prendiamo con te non è per le critiche: quelle sono benaccette, qui in Israele. E’ il modo: la delegittimazione. Vieni in Israele e rimetti le cose a posto: esprimi le tue opinioni alla cerimonia, e lasciamo perdere il resto. Non è troppo tardi per correggere l’errore. Per quanto mi riguarda, prometto che farò tutto il possibile per sostenerti, se lo farai: criticare Israele, non delegittimarlo. Per quanto tu ami Israele, Israele ti ama di più e non ti volteremo le spalle il giorno che tu ne avessi bisogno. Dimostraci che non ci sbagliamo. Con amore fraterno (Da: Jerusalem Post, 22.4.18)

Alexander J. Apfel

Anche Alexander J. Apfel ha scritto una lettera aperta a Natalie Portman nella quale scrive, fra l’altro: La tua decisione di non partecipare a una cerimonia Genesis a Gerusalemme per ricevere il Premio è vergognosa. La dichiarazione rilasciata dall’ufficio-stampa afferma che “i recenti avvenimenti in Israele sono stati per lei estremamente dolorosi e non si sente a proprio agio nel partecipare a eventi pubblici in Israele”, senza nemmeno specificare a cosa si riferisse esattamente. I tuoi tentativi di mitigare il danno causato a Israele e ai suoi soldati e di temperare l’irritazione suscitata dalla tua decisione di unirti di fatto al movimento BDS, hanno aggiunto al danno la beffa, peggiorando la tua originaria dichiarazione stampa. Stando alle tue parole, hai deciso di non partecipare alla cerimonia perché “non volevi apparire come sostenitrice di Benjamin Netanyahu, che doveva tenere un discorso alla cerimonia”. Questa logica è assurda. Quando mai la partecipazione di un cittadino a una cerimonia per ricevere un premio apolitico, dove interviene il leader democraticamente eletto, significa che quel cittadino approva quel leader e quel governo? Per il solo fatto che sei israeliana dobbiamo supporre che sostieni Netanyahu? Per il solo fatto che vivi e lavori negli Stati Uniti dobbiamo supporre che sostieni Donald Trump? La realtà è che hai deciso di trattare il leader democraticamente eletto in Israele come un paria, di evitarlo come se fosse un brutale, illegittimo dittatore. Poi hai tentato di rispondere alle accuse dicendo: “Come molti israeliani ed ebrei in tutto il mondo, posso essere critica nei confronti della leadership d’Israele senza voler boicottare l’intera nazione”. E’ ovvio che hai il diritto di criticare la leadership israeliana. Anzi, hai anche il diritto di optare per la scelta che hai preso, per quanto deplorevole. Nessuno te lo impedisce. Questa è la natura stessa della democrazia. Ma non aspettarti che ci lasciamo ingannare dalle tue professioni d’amore per Israele, che appaiono come minimo ipocrite. Se sei così appassionata nella tua opposizione alle politiche di Netanyahu, in Israele hai tutto il diritto democratico di votare per altri e di esprimere e spiegare ad alta voce i tuoi pensieri. E gli altri avranno il diritto di decidere se condividono o meno il tuo pensiero. Invece hai scelto di boicottare una cerimonia che “onora le persone che hanno raggiunto l’eccellenza e la fama internazionale nei loro rispettivi campi professionali e che sono di ispirazione agli altri mediante il loro impegno e la dedizione alla comunità ebraica e/o allo Stato di Israele”. Così facendo, hai involontariamente ma pienamente appoggiato il movimento BDS che, adottando questa stessa logica, dovrebbe boicottare i tuoi film solo perché sei israeliana. Quando il judoka israeliano Ori Sasson vinse la medaglia di bronzo nel 2016, disse che era fiero di rappresentare lo Stato d’Israele. Nessuno ha pensato che rappresentasse o avallasse Netanyahu o qualsiasi altro politico israeliano. Quando parlò con Netanyahu in una telefonata trasmessa in tv, dimostrò umiltà, classe e rispetto. “È un privilegio e un grande onore rappresentare il paese e il vero volto di Israele e spero di continuare a farlo” disse Sasson. Nessuno ha pensato che stesse sostenendo le politiche di Netanyahu, ma che mostrasse il giusto rispetto per un leader eletto democraticamente e per l’istituzione che rappresenta. Netanyahu gli risposte: “Ogni ragazzo e ragazza in Israele che ti ha visto, ha visto non solo un grande sportivo ma un uomo con valori. Hai mostrato il vero volto di Israele, il volto bello e orgoglioso di uno stato forte che sostiene la pace”. Anche tu, signora Portman, saresti stata degna di queste parole. Invece hai scelto di non mostrare il vero volto di Israele, e di farti usare dal movimento BDS. Stai tranquilla, nessuno potrà scambiarti per un ambasciatore di Netanyahu. Ma certamente non sei più nemmeno un ambasciatore di Israele. (Da: YnetNews, 23.4.18)