Dalla pace fra coraggiosi alla pace fra eguali

Gli sforzi per normalizzare pienamente le relazioni tra Israele e paesi arabi sono destinati a fallire finché i leader arabi vedranno Israele come un modello di società da non far conoscere ai loro sudditi

Di Abdullah Sawalha

Abdullah Sawalha, autore di questo articolo

Per più di settant’anni, Israele e gli stati arabi sono stati in grado di mobilitare le masse per la guerra, ma non sono stati capaci di mobilitarle per la pace. I rapporti tra Israele, Egitto e Giordania – gli unici due paesi arabi che hanno firmato trattati di pace ufficiali con lo stato ebraico – possono essere descritti come “una pace tra governi” più che una pace tra nazioni. Questo tipo di pace si basa essenzialmente su alcuni elementi soltanto, e cioè la collaborazione in fatto di sicurezza e scambi di intelligence. Nell’assenza quasi completa di altri elementi a cui ancorare la pace, siano essi politici, culturali, economici o nei mass-media, un visitatore casuale della regione potrebbe concludere che le ostilità sono ancora in corso e che la firma di formali trattati di pace non ha raggiunto l’obiettivo di avvicinare i popoli arabi a Israele.

La risposta alla domanda su perché sia fallito il tentativo di normalizzare le relazioni tra Israele e questi due paesi arabi fa tradizionalmente riferimento al prolungato conflitto tra Israele e il resto del mondo arabo, allo stallo del processo di pace israelo-palestinese e alla mancata soluzione della imperante istigazione all’odio anti-israeliano nei mass-media e nei libri di testo palestinesi. Ma ci sono anche diverse ragioni sociali e culturali che impediscono la normalizzazione, e che di solito non vengono affrontate nel discorso corrente.

Il primo motivo della mancata normalizzazione sta nelle differenze tra Israele e i paesi arabi per quanto riguarda la loro composizione sociale. La società israeliana può essere descritta come una società costruita bottom up, dal basso verso l’alto, poiché in Israele la società civile ha la capacità di evolversi ed imprimere cambiamenti attraverso le organizzazioni di base. La società israeliana gode di libertà politica e accademica, di libero accesso alle informazioni e di una stampa libera. Nella società israeliana i poteri elettivi (ad esempio, il governo) prevalgono rispetto alle controparti non elettive (i militari) e dispongono di meccanismi per far valere le loro decisioni.

Le bandiere giordana e israeliana sul ponte Naharayim, al confine fra i due paesi

La società araba, per contro, è una società top down, dall’alto verso il basso, e i suoi cambiamenti sono solo calati dall’alto attraverso i meccanismi del comando. La società civile araba è chiusa e per la maggior parte i suoi membri non sono in grado di contrastare il regime. Hanno solo libertà limitate e sono ancora più limitati nella loro capacità di criticare il proprio governo. Queste caratteristiche rendono difficile stabilire relazioni reciproche ed eguali tra questi due tipi di società e lo scambio di informazioni diventa un obiettivo molto arduo.

La seconda ragione ha a che fare con la struttura sociale ed economica dei paesi arabi, che sono molto diversi dal loro equivalente in Israele. La start-up nation trova difficile relazionarsi con società che dipendono ancora principalmente dalle industrie e dall’agricoltura tradizionali. Ciò rende più difficile per gli imprenditori israeliani, che hanno incorporato innovazioni tecnologiche in tutti i settori, promuovere relazioni commerciali con le loro controparti arabe. In questo senso, è del tutto comprensibile che Israele tenda a investire più tempo e risorse nel promuovere collaborazioni con India, Cina e Sud America (oltre ai suoi tradizionali interlocutori nell’Occidente sviluppato).

La terza ragione è il tentativo da parte del Cairo e di Amman di monopolizzare la normalizzazione con Israele e circoscrivere a livello governativo ogni rapporto reciproco: cercano di impedire attivamente alla società civile e ai soggetti privati di coltivare legami con i colleghi israeliani. Ciò deriva dal desiderio di non rivelare la portata della collaborazione in materia di sicurezza e le reciproche interazioni tra loro e Israele. Di più. I governi arabi non desiderano che i loro cittadini vengano a conoscere di prima mano i modelli di successo israeliani nei campi dell’istruzione, della sanità, dell’agricoltura e dell’economia. Per i leader arabi, Israele non è solo una sfida politica o di sicurezza. E’ anche una sfida culturale. E tanto più lo è quando si raffronta il modello economico di successo israeliano con il fallimentare corrispondente arabo.

Per normalizzare veramente le relazioni tra Israele e paesi arabi, quest’ultimi non hanno altra scelta che perseguire un ragionevole sviluppo economico, sociale e democratico che consenta loro di colmare il divario rispetto a Israele, e consenta il passaggio concreto dalla “pace fra coraggiosi” alla pace fra eguali.

(Da: Israel HaYom, 28.10.19)