Dall’istigazione all’attentato terroristico

La tv dell’Autorità Palestinese proclama la Tomba di Giuseppe intoccabile waqf islamico e dopo quattro giorni Fatah e Jihad Islamica aprono il fuoco sui fedeli ebrei in preghiera

Di Maurice Hirsch

Maurice Hirsch, autore di questo articolo

Come Palestinian Media Watch ha spesso documentato, l’Autorità Palestinese fomenta continuamente violenza e terrorismo. Di regola, è difficile collegare uno specifico attentato a un preciso evento o discorso o pubblicazione, ma solo all’atmosfera di generale istigazione. In alcune occasioni, invece, anche se l’istigazione è subdola, la tempistica e il luogo di uno specifico attacco lasciano pochi dubbi sul fatto che sia stato diretta conseguenza dell’opera di istigazione. Un esempio perfetto è l’attacco compiuto da terroristi palestinesi la notte del 29 giugno, con cui hanno tentato di uccidere fedeli ebrei in visita alla Tomba di Giuseppe.

Il sito venerato come la tomba del patriarca biblico Giuseppe si trova nella città di Nablus, che è sotto completo controllo dell’Autorità Palestinese. È uno dei siti specificamente menzionati come “Luogo Santo ebraico” nell’Accordo di pace ad interim israelo-palestinese del 1995. L’articolo V, Allegato I di quell’Accordo afferma che le disposizioni di sicurezza hanno lo scopo di “garantire un accesso al sito libero, sicuro e senza impedimenti” e “garantire l’uso pacifico di tale sito, per prevenire potenziali casi di disordine”. Nonostante questo impegno esplicito, gli ebrei possono visitare il sito solo protetti dal buio, in convogli organizzati e scortati dalle Forze di Difesa israeliane, di solito non più di una volta al mese. Gli ebrei che tentano di entrare liberamente nel sito senza previo coordinamento rischiano la morte, come fu il caso di Ben-Yosef Livnat che vi si recò nell’aprile 2011 senza coordinamento e venne ucciso da membri della forze di sicurezza dell’Autorità Palestinese. (Un caso analogo si è avuto a metà luglio quando dei palestinesi hanno aperto il fuoco sull’auto di quattro ebrei che si erano recati alla Tomba di Giuseppe senza coordinamento. L’auto si è ribaltata e i quattro sono stati tratti in salvo dall’intervento delle forze di forze di sicurezza israeliane ndr)

Tuttavia, allo scopo di impedire anche le visite organizzate e coordinate, l’Autorità Palestinese – come suo solito – riscrive la storia e rivendica la tomba come waqf islamico, cioè patrimonio religioso inalienabile secondo il diritto musulmano. Così, le visite al sito da parte di ebrei vengono condannate ed etichettate come “assalti” o “invasioni”.

Infatti, lo scorso 25 giugno la televisione ufficiale dell’Autorità Palestinese ha dichiarato:

“Questa città storica [Nablus] contiene nei suoi quartieri un certo numero di luoghi santi, e forse il più famoso di essi è il luogo santo del profeta Yusuf [la tomba di Giuseppe], che ha avuto grande pubblicità a causa dei ricorrenti tentativi dell’occupazione [Israele] di prendere il controllo del sito e spaventare i residenti della città mediante invasioni notturne settimanali con la scusa che gli estremisti [ebrei] visitano il sito sotto la protezione dell’esercito di occupazione. … Il sito è registrato con il nome di ‘Luogo Sacro del Profeta Yusuf’ nel waqf di Nablus”.

L’Autorità Palestinese usa questa stessa terminologia quando parla del Monte del Tempio di Gerusalemme e dei suoi visitatori ebrei. Il messaggio di fondo è chiaro: questi siti sono luoghi santi musulmani a uso esclusivo dei musulmani, gli ebrei non hanno con essi alcun legame, non hanno alcun diritto di visitarli e i credenti musulmani devono fare di tutto per “proteggere” questi siti dagli ebrei.

Fedeli ebrei acquattati lungo i muri del luogo sacro ebraico Tomba di Giuseppe durante la sparatoria dei terroristi palestinesi, contrastati dalla scorta militare israeliana

Pochi giorni dopo che l’Autorità Palestinese ha trasmesso in tv l’affermazione di cui sopra secondo cui la tomba di Giuseppe è intoccabile “waqf islamico”, dei terroristi palestinesi hanno attaccato un convoglio di fedeli ebrei che entrava nel sito e i fedeli che si trovavano nel sito stesso (nella sparatoria sono rimasti feriti due fedeli e un colonnello israeliano). Evidentemente, il presunto carattere sacro della tomba per i musulmani non impedisce ai terroristi di attaccarla (così come ad aprile non ha impedito a una folla di palestinesi di vandalizzarla e appiccarle fuoco ndr).

Esultando per l’attacco che ha costretto i fedeli ebrei a fuggire e mettersi al riparo, il quotidiano ufficiale dell’Autorità Palestinese Al-Hayat Al-Jadida scriveva il 1 luglio:

“La Tomba di Giuseppe a Nablus contiene storie e narrazioni e la città ha i suoi giovani che resistono agli invasori e aggressori [= gli ebrei] che vi si recano, e fanno a gara tra loro nel respingere ogni apparizione dell’occupazione. Sono armati del diritto alla terra di cui portano l’identità e del diritto della patria in cui sono cresciuti, amandola e proclamando la rivolta contro la vista delle invasioni della città, questa volta avvenute su pretesti religiosi talmudici [= ebraici]”.

La fazione Fatah, che fa capo al presidente dell’Autorità Palestinese Abu Mazen, ha esultato e si è assunta la responsabilità dell’attacco contro gli ebrei in preghiera. Il 30 giugno, la pagina Facebook ufficiale di Fatah pubblicava il breve video di un autobus israeliano che entrava a Nablus sotto il fuoco di armi automatiche, e commentava: “Pochi secondi rivelano la coesione e l’integrazione che portano il movimento nazionale a realizzare ciò che è politicamente possibile per imporre tutti tipi di lotta e determinazione”. E aggiungeva: “Brigate Martiri di Al-Aqsa: se lo dicono, lo fanno”. Le Brigate Martiri di Al-Aqsa sono l’ala militare di Fatah, designate come terroriste a livello internazionale.

Anche il gruppo Jihad Islamica Palestinese, designato come terrorista a livello internazionale, ha rivendicato l’attacco alla Tomba di Giuseppe, affermando che si trattava di una risposta alla morte del terrorista della Jihad Islamica Palestinese Muhammad Mar’i. Il 30 giugno l’agenzia di stampa indipendente palestinese Safa riferiva: “La Brigata Nablus delle Brigate Al-Quds [ala militare della Jihad Islamica Palestinese] si è assunta la responsabilità dell’operazione con armi da fuoco che ha avuto luogo nelle prime ore della mattina di oggi, giovedì [30 giugno], nella zona della Tomba di Giuseppe a Nablus est”. E aggiungeva: “In una dichiarazione pervenuta a Safa, la Brigata Nablus ha spiegato che l’operazione è avvenuta in risposta alla morte di Muhammad Maher Mar’i, un membro della Brigata Jenin asceso al Cielo come martire ieri, mercoledì, nella terra di Jenin”.

(Da: jns.org, 11.7.22)

Un assaggio della libertà di culto che verrebbe garantita da un governo palestinese l’ha offerto lo scorso maggio il presidente del Consiglio Nazionale Palestinese, organo legislativo dell’Olp (l’Organizzazione per la Liberazione della Palestina presieduta da Abu Mazen):

Rawhi Fattouh, presidente del Consiglio Nazionale Palestinese, Commissario di Fatah per le Relazioni Internazionali e membro del Comitato Centrale di Fatah: “Gerusalemme è nostra, il Nobile Santuario (= Monte del Tempio) è nostro, la Chiesa del Santo Sepolcro è nostra, il Muro del Pianto è nostro. È tutto nostro. Pertanto, non permetteremo che l’occupazione profani questi luoghi santi”.
(Da: tv ufficiale dell’Autorità Palestinese, 9-10.5.22)