Damasco divisa sui colloqui con Israele

L’analisi di un ascoltato giornalista arabo

image_2127I negoziati indiretti fra Siria e Israele hanno riacceso tensioni già esistenti fra i due campi che prevalgono nel regime di Damasco. O perlomeno, le cose stanno così stando a quanto scriveva sabato scorso il giornale arabo edito a Londra al-Quds al-Arabi.
Secondo un editoriale firmato dal direttore Abdel Bari-Atwan, ad un estremo dello spettro sta il vice del presidente Bashar Assad, Farouk al-Sharaa; all’estremo opposto si colloca il ministro degli esteri Walid al-Mualem, che sarebbe favorevole al dialogo con Israele e Stati Uniti. Bari-Atwan sostiene che i due hanno vedute diametralmente opposte su quale dovrebbe essere la prossima mossa di Damasco.
Al-Mualem è favorevole a negoziati che conducano a un accordo con Israele: una mossa che potrebbe togliere la Sira dall’isolamento impostole da Washington e forse anche prevenire l’istituzione di quel tribunale penale internazionale che dovrebbe occuparsi dell’assassinio del libanese Rafik al-Hariri.
Al-Sharaa, invece, mantiene ferma la convinzione che la Siria non debba scendere a compromessi sui propri principi e continuare con la politica di appoggio alla “lotta armata”, preservando l’attuale sistema di alleanze con Russia, Cina e Iran. Secondo Al-Sharaa, Damasco non deve abbandonare le organizzazioni che oggi contano sulla sua protezione, vale a dire Hezbollah, Hamas e Jihad Islamica palestinese.
Il primo campo, scrive Bari-Atwan, sostiene un approccio più moderato che vedrebbe la Siria seguire il “modello Libia”, quello per cui Tripoli abbandonò le proprie ambizioni nucleari aprendosi all’occidente. Al-Mualem ritiene che Damasco debba cooperare pienamente con l’America, soddisfare la richiesta che abbandoni il programma nucleare e passare informazioni vitali per la guerra al terrorismo guidata dagli Stati Uniti. Secondo i fautori di questo approccio, i negoziati con Israele condurranno alla fine ad un accordo con Washington, che a quel punto scagionerebbe la Siria dalle implicazioni nell’assassinio di Hariri, salvando il regime.
L’ascoltato giornalista arabo scrive che l’avvio di colloqui con Israele, seppure attraverso la mediazione della Turchia, dimostra che al momento sta prevalendo al-Mualem, e che la Siria sta segnalando a Washington d’essere disposta a saltar giù dalla barca iraniana. Tuttavia, conclude Bari-Atwan, è diffide dire se stiamo veramente assistendo a un mutamento strategico della posizione di Damasco, o soltanto a un espediente tattico inteso a guadagnare tempo.

(Da: YnetNews, 24.05.08)