Damasco usa il mondo post-Georgia a proprio vantaggio

Assad vende la Siria al miglior offerente, dopo il lungo isolamento internazionale

Da un articolo di Aluf Benn

image_2235La guerra in Georgia è stata breve e si è svolta in una regione remota, ma è già considerata una svolta storica nelle relazioni tra le superpotenze. La Russia ha detto nyet all’occidente ed è rimasta sulle sue posizioni. La conclusione è chiara: il vecchio mondo, dove l’America governava grazie al suo potere militare ed economico, e predicava agli altri in nome della lotta al terrorismo e della diffusione della democrazia, sta cedendo a un sistema bipolare. Nel nuovo mondo, dove i protagonisti sono leader come Vladimir Putin, Hu Jintao, Hugo Chavez e Mahmoud Ahmadinejad, non c’è posto per gli ideali nobili, ma solo per il potere.
Il cambiamento negli equilibri di potere stava diventando evidente in Medio Oriente anche prima della guerra in Georgia. Il concetto di “moderati contro estremisti” che ha guidato l’amministrazione Bush negli ultimi sette anni, con l’entusiastico supporto di Israele, è stato sostituito da un sistema di intese e accordi di tregua temporanei. La minaccia di un attacco all’Iran è stata cancellata, almeno per il momento; Hezbollah ha assunto il controllo del Libano, e Hamas ha ottenuto un parziale riconoscimento del suo dominio su Gaza. Preservare la calma è al momento più importante che incivilire gli avversari.
Il leader che ha compreso il significato del cambiamento meglio degli altri, e che si sta adoperando per usarlo a proprio vantaggio, è il presidente siriano Bashar Assad. In questi giorni di incertezza, mentre intanto cerca alleati, Assad mette in vendita la Siria. Dopo un prolungato isolamento, che ha raggiunto il culmine in una serie di umiliazioni – l’espulsione del suo esercito dal Libano, le accuse di aver assassinato Rafik Hariri, il bombardamento del reattore nucleare, l’assassinio di Imad Mughniyeh, il fallimento del vertice arabo a Damasco – Assad ha lanciato un’offensiva diplomatica. Il presidente, prima ostracizzato, è adesso ricercatissimo. Perfino sua moglie Asma ha ricevuto il riconoscimento della Lega Araba come “Donna araba straordinaria 2008”.
Assad è stato rapido a prendere le parti della Russia nella guerra contro la Georgia, le ha dato supporto pubblico e ha accettato di aumentare la presenza navale russa nel suo porto di Tartus. In cambio ha chiesto ai russi sistemi bellici avanzati che, anche se non saranno forniti subito, faranno aumentare il livello di preoccupazione in Israele e miglioreranno la deterrenza siriana. Putin, che vuole rinnovare l’influenza della Russia nella regione, capisce benissimo questo gioco.
La diplomazia francese, come la sua controparte russa, poggia su una lunga tradizione di giochi di potere. I francesi hanno inventato la dottrina della “ragion di stato” e Nicolas Sarkozy si sta rivelando uno discepolo molto dotato in questo campo. Appena eletto si è precipitato ad abbracciare l’America e Israele, assicurandosi libertà d’azione in Medio Oriente. Sarkozy, che andrà in questi giorni in visita a Damasco, ha fatto un complesso accordo con Assad. La Siria ha promesso di scambiare ambasciatori con il Libano per la prima volta dall’indipendenza dei due paesi, si è impegnata ad acquistare 14 Airbus e a prenderne altri quattro in leasing e ha offerto a Sarkozy un posto chiave ai negoziati con Israele. In cambio Assad ha ottenuto il riconoscimento della sua occupazione indiretta di Beirut attraverso la nomina del presidente Michel Suleiman e l’accordo di Doha, oltre ad un’accoglienza regale a Parigi.
Assad ha ripreso i colloqui di pace di basso profilo con Israele, lasciando intendere che il confine rimarrà tranquillo se Israele gli lascia il Libano e rispetta la sua nuova posizione nella regione. Ehud Olmert ha accettato, senza pagare un prezzo politico.
Per quanto riguarda gli americani, la Siria ha offerto di trasformare i colloqui con Israele in negoziati diretti se gli USA accettano di mediare e fornire supporto, e se aprono le porte di Washington ai siriani. La Turchia, vicina di casa e vecchia rivale, ha ottenuto il ruolo di tutto rispetto di mediatore nei colloqui. La Siria ha perfino firmato un accordo di amicizia con Cipro, nemico della Turchia, con uno scambio di dichiarazioni contro l’occupazione e gli insediamenti: da parte dei turchi a Cipro nord e di Israele sulle alture del Golan.
Assad sta conducendo un gioco delicatissimo con l’Iran: vuole conservare la partnership strategica con Teheran pur offrendo all’Occidente e a Israele un allentamenti di quei legami se gli verrà offerta un’alternativa. Assad non si è associato alle tirate piene d’odio del suo alleato Ahmadinejad e ha deciso di incassare le condanne iraniane dei suoi negoziati con Israele.
Israele è attualmente assorbito da inchieste e crisi politiche interne. I terremoti nella regione e nei rapporti tra superpotenze sono di interesse zero. Ma sono questi che stanno dando una forma all’orizzonte strategico di Israele e gli eredi di Olmert dovranno adeguare la loro politica a un mondo nuovo e diverso. Avranno qualcosa da imparare da Assad.

(Da: Haaretz 29.08.08)