Diffidare della Siria

Bisogna tener conto dell’atteggiamento di Damasco verso i trattati che ha firmato in passato

Da un articolo di Ileana Ros-Lehtinen

image_2261Mentre tutto il mondo civile condannava l’invasione russa della Georgia, altri paesi si affrettavano a celebrarla. Tra questi la Siria, il cui uomo forte Bashar Assad, durante una recente visita a Mosca, ha proclamato il suo sostegno alle operazioni della Russia, e intanto si dava allo shopping di armamenti convenzionali annunciando la sua disponibilità a schierare sistemi missilistici russi sul territorio siriano.
Eppure vi sono paesi europei pronti a premiare il bellicosi regime siriano con un “Accordo di associazione” che garantirebbe al regime di Assad l’agognata legittimazione politica, nonché assistenza materiale. Si tratta di sviluppi assai preoccupanti.
La Siria continua a sponsorizzare organizzazioni terroriste islamiste come Hezbollah e Hamas, che minacciano la stabilità e la sicurezza di molti paesi del Medio Oriente. Gli aiuti siriani a questi gruppi continuano imperterriti nonostante le ripetute risoluzioni del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite e gli energici sforzi da parte di Stati Uniti e altri paesi, compresa la Francia, per cercare di spingere Damasco a interromperli. Ma ora esponenti francesi sembrano inclini a cambiare strada, come si è visto la scorsa settimana durante la visita del presidente Nicolas Sarkozy in Siria.
Gran parte delle attività del regime sono concentrate sul Libano, che la Siria ha sempre considerato uno stato cliente dove si permette di trattare in modo spietato coloro che sfidano la sua autorità. Il regime siriano da tempo si rifiuta di cooperare per portare davanti alla giustizia i responsabili dell’assassino dell’ex primo ministro libanese Rafiq al-Hariri, un vigoroso avversario dell’ingerenza siriana in Libano, nonostante una risoluzione del Consiglio di Sicurezza dell’Onu le imponga di farlo. Il che non sorprende, visto che tutte le prove disponibili indicano una complicità siriana nell’assassinio di Hariri.
Prima di firmare qualunque accordo o di procedere con la normalizzazione dei rapporti con Damasco, gli europei dovrebbero tener conto dell’atteggiamento tenuto da questo regime verso i tanti trattati che ha già sottoscritto in passato, e la lunga lista di violazioni dei suoi impegni internazionali.
Nel 2005 la Siria si prese l’impegno di attenersi a quanto previsto dal Codice di Condotta Euro-Mediterraneo per la Lotta al Terrorismo, in base al quale avrebbe dovuto impedire attivamente ai terroristi di acquisire soldi e armi, smantellare le loro reti organizzative, negare loro asilo e santuari. Invece l’evidenza dimostra che il regime siriano ha continuato ininterrottamente a fornire armi, fondi e covi sicuri alle organizzazioni islamiste.
Ancora più inquietante è il curriculum della Siria in fatto di proliferazione nucleare. In quanto firmataria del Trattato di Non Proliferazione, la Siria si è impegnata a non acquisire mai armi nucleari e fare tutto ciò che è in suo potere per impedire che la tecnologia e i materiali necessari per questo tipo di armi raggiungano altri paesi. Invece, nonostante le risentite smentite di Damasco, vi sono prove evidenti che la Siria era molto vicina al completamento di un reattore nucleare, realizzato con l’assistenza della Corea del Nord, quando Israele nel settembre scorso lanciò il suo raid aereo. Funzionari dell’intelligence americana hanno pubblicamente affermato che, se fosse diventato operativo, quel reattore avrebbe potuto produrre abbastanza plutonio da costruire almeno due ordigni nucleari entro un anno. Intanto Damasco continua a impedire agli ispettori dell’AIEA, l’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica, di esaminare il sito colpito nel raid per determinare le dimensioni delle attività nucleari siriane.
Sembra una storia già sentita? In effetti, nel suo approccio alle armi nucleari la Siria sta seguendo le orme dell’Iran. Il mondo ha fatto ben poco per fermare le ambizioni atomiche dell’Iran. Bisognerebbe imparare da quegli errori. Gli Stati Uniti hanno chiesto alla Francia e agli altri stati membri dell’Unione Europea di costringere Damasco a garantire agli ispettori AIEA pieno accesso a tutti gli impianti nucleari siriani. Gli europei devono aumentare le pressioni sulla Siria se si vuole sventare le mire nucleari del regime.
I leader europei dovrebbero bloccare tutte le attività verso un Accordo di Associazione con Damasco. Dovrebbero piuttosto esigere che la Siria cessi in modo verificabile le sue interferenze in Libano, il suo sostegno alle organizzazioni terroriste islamiste e la sua corsa alle armi nucleari, chimiche, biologiche e agli strumenti per lanciarle. Dovrebbero anche chiarire che la Siria deve fare tutto questo come pre-condizione se vuole essere trattata come un partner responsabile e accolta negli organismi dell’occidente. Se l’Europa preferirà ignorare le lezioni dell’inerzia e dell’accomodamento come ha fatto con l’Iran e l’aggressione russa alla Georgia, optando per una strada simile anche nei confronti della Siria, presto avremo tutti da pentircene.

(Da: Jerusalem Post, 20.09.08)

Nella foto in alto: l’autrice di questo articolo Ileana Ros-Lehtinen, membro della Commissione Esteri del Congresso Usa