Diritto al ritorno: ricetta per la conflittualità infinita

Abu Mazen: L’Olp si batterà per i profughi anche dopo il riconoscimento dello stato palestinese.

Da un articolo di Khaled Abu Toameh

Pubblicistica e indottrinamento palestinesi raffigurano costantemente ed esplicitamente il “diritto al ritorno” (rappresentato dal simbolo della chiave) come la cancellazione di Israele dalla carta geografica

I palestinesi continueranno a rivendicare il “diritto al ritorno” di milioni di profughi (e discendenti) alle loro case originarie all’interno di Israele anche dopo che le Nazioni Unite avranno riconosciuto uno stato palestinese sulle linee del 4 giugno 1967. Lo ha dichiarato domenica il presidente dell’Autorità Palestinese Mahmoud Abbas (Abu Mazen).
Replicando all’affermazione di un consulente legale secondo cui uno stato palestinese potrebbe ripercuotersi sullo status dell’Olp quale “unico legittimo rappresentante” dei palestinesi, Abu Mazen ha dichiarato al quotidiano giordano Ad-Dustour che “l’Olp rappresenta tutti i palestinesi, non solo quelli nei territori palestinesi e il cui numero è stimato in quattro milioni. L’Olp – ha specificato Abu Mazen – rappresenta tutti gli otto milioni di palestinesi nel mondo”, aggiungendo che l’Olp continuerà a funzionare fino a quando tutte le questioni palestinesi non saranno risolte, compresa la causa dei profughi. L’Autorità Palestinese, ha detto il suo presidente, fa parte dell’Olp e non è un corpo separato.
Abu Mazen sostiene che vi sono 5 milioni di profughi palestinesi (compresi i discendenti dei profughi, che vengono considerati “profughi” dalle Nazioni Unite solo nel caso palestinese, a differenza della definizione di “profugo” che l’Alto Commissario Onu per i Rifugiati applica a tutti gli altri casi nel mondo). “Abbiamo detto agli israeliani che la questione dei profughi deve essere discussa sulla base della legalità internazionale”, ha concluso Abu Mazen (con allusione alla risoluzione 194).
L’intervista di Abu Mazen costituisce la sua una risposta a un parere legale di sei pagine firmato da Guy Goodwin-Gill, docente di diritto internazionale a Oxford, nel quale si avverte che milioni di “profughi palestinesi” che vivono al di fuori dei territori di Cisgiordania e striscia di Gaza potrebbero perdere la loro rappresentanza ufficiale all’Onu se l’Autorità Palestinese riuscisse ad ottenere, a settembre, il riconoscimento unilaterale (cioè: senza accordo negoziato con Israele) dello stato palestinese. “Gli interessi del popolo palestinese rischiano di essere pregiudicati e frammentati – scrive Guy Goodwin-Gill – e i profughi della diaspora rischiano di perdere il loro diritto a una eguale rappresentanza e la possibilità di esprimere il loro punto di vista, di intervenire su questioni di governo nazionale, compresa la formazione e l’identità politica dello stato, e di esercitare il diritto al ritorno”. Dal 1974 l’Olp gode dello status di “osservatore” alle Nazioni Unite. Secondo Goodwin-Gill, a settembre questo status verrebbe trasferito allo “stato di Palestina”.
Nell’intervista, Abu Mazen ha ribadito, fra l’altro, che l’Autorità Palestinese è disposta a tornare al tavolo dei negoziati solo quando Israele fermerà tutte le attività edilizie negli insediamenti (compresa la parte di Gerusalemme che fu occupata dai giordani sino al 1967) e accetterà le linee del 1967 come base per la soluzione “a due stati”.
Pur riconoscendo che per i palestinesi non cambierà la situazione sul terreno se e quando lo stato palestinese venisse proclamato (unilateralmente) all’Onu, Abu Mazen ha spiegato: “Innanzitutto, si creerebbe uno stato sotto occupazione [che prima non esisteva]. Oggi gli israeliani trattano con noi sulla base del fatto che noi non siamo uno stato e che le terre palestinesi sono territori contesi. Ma quando avverrà il riconoscimento del nostro stato sulle linee del 1967, noi diventeremo uno stato sotto occupazione e allora potremo avanzare all’Onu le nostre rivendicazioni. Resteremo sotto occupazione, ma cambierà il nostro status legale”.
(Da: Jerusalem Post, 28.8.11)

Scrive un editoriale di Ma’ariv: “Quello che vogliono i palestinesi è ottenere la Palestina nella sua totalità. Quello che fanno per approfittare della situazione è sfruttare ogni palcoscenico offerto dagli europei: non al fine di raggiungere una soluzione, quanto piuttosto per fare della propaganda. All’inizio si presentano come qualcuno che desidera con tutto il cuore di arrivare a una soluzione, ma ogni volta che si presenta una soluzione concreta, tornano alla loro arma ben nota: creare un muraglia di propaganda”.
(Da: Ma’ariv, 28.8.11)

DOCUMENTAZIONE

Cosa significhi la risoluzione Onu 194 per i palestinesi venne messo in chiaro in un memorandum della squadra negoziale palestinese guidata da Yasser Abed Rabbo, presentato il 1 gennaio 2001 in risposta ai parametri del presidente Bill Clinton per un accordo israelo-palestinese. Vi si legge:
“It is important to recall that the Resolution 194, long regarded as the basis for a just settlement of the refugee problem, calls for the return of Palestinian refugees to ‘their homes’, wherever located. The essence of the right of return is choice: Palestinians should be given the option to choose where they wish to settle, including return to the homes from which they were driven”.
[traduz: “È importante ricordare che la risoluzione 194, da tempo considerata la base per una giusta composizione del problema dei profughi, prevede il ritorno dei profughi palestinesi alle loro case, ovunque situate. L’essenza del diritto al ritorno sta nella scelta: ai palestinesi deve essere data la possibilità di scegliere dove vogliono insediarsi, compreso il ritorno alle case da cui furono allontanati”].

Sulla 194 si veda (in inglese):
UN Resolution 194

Sulla questione dei profughi palestinesi, si veda (in inglese):
The Palestinian Refugees

Il testo integrale del rapporto di Guy S. Goodwin-Gill (in inglese e arabo)

Questa la definizione ufficiale UNRWA di “profugo palestinese” (in inglese):
“Under UNRWA’s operational definition, Palestine refugees are people whose normal place of residence was Palestine between June 1946 and May 1948, who lost both their homes and means of livelihood as a result of the 1948 Arab-Israeli conflict. […] The descendants of the original Palestine refugees are also eligible for registration. When the agency started working in 1950, it was responding to the needs of about 750,000 Palestine refugees. Today, 4.7 million Palestine refugees are eligible for UNRWA services.”

Territori occupati o contesi? Confini del 67 o linee del 49? In 6 minuti, una chiara spiegazione del problema (in inglese, sottotitoli in italiano):