Disordini ad Acco: “Arcaico il reato di vilipendio alla religione”

Eminenti giuristi israeliani lo ritengono contestabile solo in casi estremi

image_2286Il principale elemento che ha portato la polizia israeliana a mettere per alcuni giorni agli arresti domiciliari l’autista arabo israeliano di Acco Taufik Jamal è il vilipendio alla religione. Tuttavia eminenti giuristi israeliani mettono in discussione la validità di una eventuale incriminazione basata su questo elemento.
La sera di Yom Kippur Jamal attraversò in auto ad alta velocità un quartiere ebraico di Acco, suscitando la violenta reazione di un gruppo di residenti. Poco dopo, la falsa notizia del suo linciaggio scatenava una folla di arabi cui faceva seguito una reazione altrettanto violenta di abitanti ebrei.
“Un’incriminazione su queste basi – afferma Aharon Enker, professore emerito di diritto penale all’Università Bar-Ilan University – non trova posto in una società moderna. [Il fermo della polizia] è più che altro una mossa psicologica volta a calmare le acque. Il vilipendio è un reato molto raro”. Spiega infatti Enker che il reato di vilipendio “lede di fatto le libertà dell’imputato e dunque può essere contestato solo in casi estremi. Ecco perché molte incriminazioni non vengono nemmeno contestate”.
Uno dei casi estremi citati come esempio da Enker fu quello di Tatiana Suskin che, nel 1997, venne incriminata, giudicata colpevole e condannata alla detenzione per aver disegnato e diffuso un’immagine del profeta dell’islam Maometto con l’aspetto di maiale. Venne condannata a due anni, più due di libertà vigilata, per capi d’accusa come vilipendio a una religione e razzismo.
“Chiunque può capire che il caso dell’autista di Acco non assomiglia a quello dei disegni di maiale – continua Enker – Nel caso dei disegni, il gesto era molto più mirato e dimostrava in se stesso disprezzo e intenzionalità. È difficile dimostrare senza ombra di dubbio disprezzo e intenzionalità nel caso di Acco. Si tratta di un uomo che ha guidato lungo una strada di una città a popolazione religiosamente mista. Si trovava in un luogo pubblico che annovera ebrei, cristiani e musulmani. Una tale incriminazione significherebbe che ogni automobilista che guida in un quartiere religioso ebraico di sabato commette vilipendio. Vuol dire che nessun ebreo può più guidare di sabato? Può darsi – prosegue il professore dell’Università Bar-Ilan – che la polizia abbia fermato il guidatore per calmare le acque, ma in ogni caso non credo che si arriverà al processo. Come si uscirà dunque da questa situazione? Gli animi si placheranno, entrambe le parti presenteranno le proprie scuse e l’incriminazione non verrà avanzata”.
Anche il professor Ariel Bendor, dell’Università di Haifa, concorda che in questo caso il vilipendio alla religione non è un elemento sufficiente per arrivare all’incriminazione. “Immagino che non sia stata questa la principale considerazione alla base dell’arresto, bensì piuttosto quella molto più banale della guida pericolosa, dovuta all’eccessiva velocità”, tanto più in un luogo quella sera di fatto pedonalizzato. Il reato di vilipendio della religione, continua Bendor, “è arcaico e il ricorso ad esso in Israele è giustamente molto raro, giacché incriminare per questo reato comporta di fatto una restrizione della libertà di espressione, esattamente come le leggi contro l’offesa a un pubblico ufficiale e l’istigazione alla sovversione. Se si incriminasse regolarmente la gente sulla base di questi addebiti, si renderebbe impossibile la regolare vita della società democratica. Parte integrante di una democrazia è il fatto che la gente è autorizzata a offendersi a vicenda nei rispettivi sentimenti politici e religiosi. Naturalmente ci vogliono dei limiti, ma devono essere piuttosto ampi”.

(Da: YnetNews, 16.10.08)

Nella foto in alto: Il presidente d’Israele Shimon Peres lunedì scorso ad Acco con il rabbino capo Shlomo Amar (a sinistra) e l’imam Samir Assi (a destra).