Dopo 70 anni, è ufficiale: Israele è lo stato nazionale del popolo ebraico

La nuova legge suscita discussioni anche fra gli ebrei e in Israele, ma garantisce il futuro del paese in un Medio Oriente che non rispetta le minoranze e non riconosce il diritto ebraico all’autodeterminazione

Dopo un acceso dibattito durato fino a tarda notte, giovedì scorso la Knesset in sessione plenaria ha approvato con 62 voti contro 55 (e due astenuti) una controversa “legge sulla nazionalità” che non cessa di far discutere. Il testo approvato figura come una delle “Leggi Fondamentali” che in Israele rivestono il più alto livello di autorità legale, con valore paragonabile a quello di un testo costituzionale. La legge, precedentemente approvata di stretta misura da una commissione speciale guidata dal parlamentare del Likud Amir Ohana, comprende il riconoscimento ufficiale dei simboli dello Stato, come la bandiera, l’inno e l’emblema ufficiale, di Gerusalemme come capitale, dell’ebraico come lingua ufficiale e del diritto (previsto dalla Legge del Ritorno del 1950) per gli ebrei che vivono in Diaspora di stabilirsi in Israele come cittadini. La legge stabilisce inoltre che Shabbat (sabato) e le festività ebraiche sono giorni festivi ufficiali, fatta salva la possibilità per i non ebrei – come è stato finora – di determinare i propri giorni di riposo e le proprie feste.

Una clausola particolarmente controversa relativa alla possibilità di preservare il carattere ebraico delle comunità, vivacemente criticata in sede di discussione della bozza dallo stesso presidente Reuven Rivlin, è stata radicalmente modificata. La formula approvata si limta ad affermare che “lo Stato considera lo sviluppo di comunità ebraiche un valore nazionale e agirà per incoraggiarne e promuoverne lo sviluppo”. La versione approvata non contiene nulla che impedisca l’esistenza di comunità urbane miste (che già esistono in Israele) e, nello specifico, nulla che possa impedire a cittadini arabi di acquistare case e abitare all’interno di comunità ebraiche.

Bandiere e stemma dello Stato alla Knesset, il parlamento israeliano

Circa la lingua, la nuova legge stabilisce che in pratica non vi sarà alcun cambiamento nella condizione attuale dell’arabo, come l’uso dell’arabo su cartelli e insegne stradali e la pubblicazione anche in arabo di tutti i documenti governativi. La legge stabilisce che l’ebraico è la “lingua di Stato” e riconosce uno “status speciale” all’arabo, che andrà definito con un’apposita legge. Un argomento tipico di opposizione alla legge, ha scritto Dror Eydar su Israel HaYom, è che, pur non causando nei fatti alcun danno reale alla lingua araba, essa offende i cittadini arabi perché non la mette sullo stesso piano della lingua ebraica. E aggiunge polemicamente: “Non si parla dunque di politica dei diritti e nemmeno dell’identità: benvenuti nella politica dell’onore risentito”.

In effetti, ha osservato Jonathan Lis su Ha’aretz, la legge sullo Stato nazionale è soprattutto una misura simbolica intesa a fissare i valori nazionali in una Legge Fondamentale. Per la maggior parte le sue disposizioni erano già contenute in altre leggi e sono state riformulate nel nuovo testo. La bandiera, l’inno nazionale Hatikvà e la Menorà come simbolo dello Stato erano già oggetto di una legge del 1949. La disposizione che dichiara Gerusalemme capitale di Israele era già stata incorporata nella Legge Fondamentale “Gerusalemme” del 1980.

Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha salutato l’approvazione della nuova legge come “un momento determinante nella storia del sionismo e dello Stato di Israele”, che “àncora nel diritto il principio cardine della nostra esistenza: Israele è lo Stato nazionale del popolo ebraico”.

Amir Ohana

“A settant’anni dalla fondazione dello Stato – ha detto Amir Ohana a JNS – l’attuale legislatura, la ventesima d’Israele, ha approvato ciò che avrebbe dovuto essere approvato dalla prima”. L’approvazione della legge che dichiara ufficialmente Israele come lo Stato nazionale del popolo ebraico pur nel rispetto, già sancito dalla Dichiarazione d’Indipendenza, dei diritti di ogni singolo cittadino anche non ebreo, “attesta – ha spiegato Ohana – che in linea di principio noi non siamo uno stato bi-nazionale: siamo lo stato ebraico, con l’ebraico come lingua ufficiale. Capisco che gli arabi siano contrari: loro vogliono uno stato bi-nazionale (destinato nei loro piani a diventare arabo) e per questo non vogliono riconoscere Israele come patria del popolo ebraico. Non condivido, ma li capisco”. In questo senso, in effetti, al di là di ogni considerazione nel merito, appare abbastanza incongrua la posizione assunta dalla rappresentante esteri dell’Unione Europea, Federica Mogherini, che giovedì stesso si è affrettata a criticare la nuova legge israeliana dicendo che “rende più complicata la soluzione a due stati”, quando essa tende invece a escludere proprio la prospettiva di un unico stato bi-nazionale. Vale la pena ricordare che la risoluzione Onu 181 del 1947, che raccomandava la soluzione a due stati, definiva Israele “stato ebraico” ben 29 volte, e che lo stesso presidente Barack Obama, parlando a Ramallah nel 2013, incluse nel proprio discorso la richiesta di riconoscere Israele come Stato nazionale del popolo ebraico, con grande scorno e indignazione di Abu Mazen e soci (“Miriamo – disse Obama – a uno stato palestinese indipendente, vitale e contiguo che sia la patria del popolo palestinese, accanto allo stato ebraico di Israele: due nazioni che godano dell’autodeterminazione, della sicurezza e della pace”).

“Non capisco invece quelli che si oppongono alla legge dall’interno del campo sionista – ha continuato Amir Ohana – A cosa esattamente sono contrari, nella versione che abbiamo approvato? Da loro devo ancora sentire risposte valide, e penso che si tratti piuttosto di una disputa tutta politica fra opposizione e maggioranza di governo”. Sul lato opposto dello spettro, Yohanan Plesner, presidente dell’Israel Democracy Institute, ha dicharato: “Sebbene la versione approvata sia molto meglio delle bozze precedenti, la legge sullo Stato nazionale costituisce comunque un inutile imbarazzo per Israele. Anziché celebrare i settant’anni d’indipendenza con un’iniziativa che rafforzasse i valori ebraici e democratici dello Stato nazionale ebraico nello spirito della Dichiarazione d’Indipendenza del 1948, la Knesset ha approvato una legge sciovinista e divisiva che minaccia di creare una divisione tra Israele e Diaspora e di alimentare le campagne per la delegittimazione di Israele”.

Ben-Dror Yemini

In effetti, alcuni esponenti ebrei nella Diaspora hanno espresso disapprovazione dicendo che una delle clausole della legge implica un atteggiamento paternalista e a senso unico di Israele verso gli ebrei all’estero. Ma la maggior parte delle critiche, sia in Israele e che all’estero, sostengono che la legge sullo stato nazionale “rischia apparire discriminatoria”. “È vero – ha scritto Ben-Dror Yemini su YnetNews – che in Israele esiste una forte minoranza post-sionista e antisionista che rifiuta il riconoscimento di Israele come stato ebraico. Ma c’erano già leggi fondamentali che includono il carattere di Israele come ‘stato ebraico e democratico’. Che bisogno c’era di questa legge? Più passano i giorni, più sembra che il danno sia maggiore di quanto si potesse pensare. Centinaia di mass-media in tutto il mondo hanno pubblicato articoli di condanna parlando di ‘legge razzista’. Certo, molte delle condanne provengono dagli eterni nemici di Israele, quelli che approfitterebbero di ogni occasione per accusare Israele di qualunque cosa. Ma la Knesset ha regalato loro un’altra opportunità, e nuovo carburante alla propaganda che afferma che uno stato non può essere sia ebreo che democratico. Ma il danno maggiore è nei rapporti di Israele con molti suoi amici: ai loro occhi la legge sulla nazionalità, anche nella sua versione modificata, rende Israele meno democratico. Non occorre condividere ogni parola delle loro critiche per temere che il parlamento israeliano abbia segnato un autogol”.

Dov Lipman

L’ex parlamentare israeliano di Yesh Atid Dov Lipman ha detto a JNS d’essere contrario alla nuova legge per come è formulata. “Sono totalmente a favore di una legge sullo Stato nazionale ebraico – ha spiegato – e penso che sia indispensabile dal momento che, in mancanza di una Costituzione, in molti casi i tribunali si basano unicamente sul concetto di ‘diritti umani’, col risultato paradossale che il carattere ebraico del paese potrebbe essere modificato o annullato a colpi di sentenze. Tuttavia – ha aggiunto Lipman – nel momento in cui si decideva di sancire per legge che Israele è uno stato ebraico, bisognava fare di tutto per garantire esplicitamente che tutti coloro che non sono ebrei mantengono pieni diritti di uguaglianza e si sentano a loro agio”. Secondo Lipman, la legge approvata non lo fa a sufficienza, per esempio là dove qualifica l’arabo come lingua “speciale” ma non ufficiale.

Di diverso avviso Eugene Kontorovich, professore di diritto internazionale e costituzionale presso la Northwestern University, secondo il quale c’è molta ipocrisia nelle critiche mosse da nazioni che spesso hanno a loro volta leggi simili o anche più tassative di quella appena approvata in Israele. “Molte Costituzioni democratiche occidentali – ha sottolineato Kontorovich – prevedono una lingua ufficiale e un carattere nazionale che riflette la maggioranza della popolazione. La legge israeliana è in realtà molto più blanda di molte Costituzioni di democrazie europee, che a differenza di Israele prevedono addirittura in certi casi una religione ufficiale. La nuova legge israeliana non vìola i diritti individuali di nessuno”.

Eugene Kontorovich

La legge afferma che Israele è un paese creato per realizzare il diritto all’autodeterminazione del popolo ebraico, e ne sancisce i simboli. “In questo non c’è nulla di antidemocratico né di insolito – ha scritto Kontorovich sul Wall Street Journal – Tra gli Stati europei, sette hanno disposizioni costituzionali simili sulla nazionalità”. La Costituzione slovacca, ad esempio, si apre con le parole “Noi la nazione slovacca”, e rivendica “il diritto naturale delle nazioni all’autodeterminazione”. Lo stesso nei Paesi Baltici, che hanno consistenti minoranze. La Costituzione lettone inizia affermando la “ferma volontà della nazione lettone di avere il proprio Stato e il suo inalienabile diritto all’autodeterminazione”, e in Lettonia il 25% della popolazione è russa (in Israele i citadini non ebrei sono circa il 20%). “La maggior parte degli Stati dell’Unione Europea multietnica e multilingue – continua Kontorovich – conferiscono lo status di lingua ufficiale solo alla lingua della maggioranza”. Sul piano della religione, la legge israeliana “è più liberale rispetto ai sette paesi europei che hanno una religione di Stato sancita costituzionalmente” e cioè: Inghilterra, Danimarca, Norvegia, Islanda, Finlandia, Grecia e Bulgaria. La bandiera israeliana è l’unica al mondo con la Stella di Davide, contro la trenitina di paesi del mondo che hanno simboli cristiani nella loro bandiera, dall’Inghilterra all’Australia, alla Danimarca, alla Grecia, alla Norvegia, alla Svezia, a Malta, alla Georgia. Per non dire dei 21 paesi islamici che hanno la mezzaluna (e di quella dell’Arabia Saudita che riporta persino la professione di fede islamica). Per la verità, almeno un terzo dei 196 paesi del mondo ha simboli religiosi nella bandiera. Come mai si contesta solo quella di Israele?

Abu Mazen: “Non riconoscerò mai l’ebraicità dello stato o uno stato ebraico”

E’ un fatto che le critiche più virulente alla nuova legge sullo Stato nazionale del popolo ebraico giungono proprio dai pulpiti più screditati: come l’accusa di essere una legge “razzista e discriminatoria” mossa da paesi che da sempre si definiscono per legge “arabi e musulmani”, a cominciare dalla stessa Autorità Palestinese.

Legge fondamentale dell’Autorità Palestinese approvata a Ramallah il 29 maggio 2002
Art. 1: La Palestina fa parte del grande mondo arabo e il popolo palestinese fa parte della nazione araba. Il popolo palestinese si adopererà per raggiungere l’obiettivo dell’unità araba.
Art. 2: Il popolo palestinese è la fonte di ogni potere.
Art. 4: L’islam è la religione ufficiale della Palestina. I principi della shari’a islamica saranno la principale fonte della legislazione. L’arabo sarà la lingua ufficiale.

Semplicemente inqualificabili, poi, le accuse del presidente turco Tayyip Erdogan che martedì, parlando ai parlamentari del suo partito, ha dicharato che la nuova legge sull’autodeterminazione degli ebrei nello Stato di Israele “dimostra che Israele è il paese più sionista [sic], fascista e razzista del mondo” e che “tra i governanti israeliani riemerge lo spirito di Hitler”. “Erdogan massacra siriani e curdi e chiude in carcere migliaia di suoi cittadini – ha commentato Netanyahu – Le critiche da parte di questo campione di democrazia rappresentano il più grande complimento che potrebbe essere fatto alla nostra legge sulla nazionalità. Sotto Erdogan, la Turchia si sta trasformando in una dittatura. Israele al contrario tutela scrupolosamente eguali diritti per tutti i suoi cittadini, sia prima che dopo l’approvazione di questa legge”.
(Da: JNS, Jerusalem Post, YnetNews, Israel HaYom, Times of Israel, Ha’aretz, israele.net, 19-24.7.18)

Reuven Berko

Ha scritto Reuven Berko: “La storia ci ricorda il piano di spartizione Onu del 1947, che mirava a istituire due stati vicini: uno stato ebraico e uno stato arabo. Gli arabi lo rifiutarono e gli eserciti dei paesi arabi cercarono di distruggerci. Ma nonostante i loro sforzi, venne promulgata la Dichiarazione di Indipendenza di Israele, che ne affermava natura di ‘stato ebraico’ impegnato a preservare l’uguaglianza e i diritti delle minoranze che vi vivono. Perché Dunque c’era bisogno della legge dello stato nazionale del popolo ebraico? Il rifiuto arabo di un qualunque stato ebraico nel 1948 e l’appello per la sua distruzione scaturivano da considerazioni politiche, ma soprattutto da un rifiuto culturale-religioso profondo: gli arabi palestinesi (e gli islamisti) rifiutano di considerare gli ebrei come un popolo che ha diritto a una patria nazionale: li percepiscono come una comunità esclusivamente religiosa, per giunta caduta per sempre in disgrazia. Questo è il motivo per cui il presidente dell’Autorità Palestinese Abu Mazen si rifiuta categoricamente di riconoscere Israele come stato nazionale ebraico, nonostante tutte le nobili garanzie sancite nella nostra Dichiarazione di Indipendenza. È noto che i paesi attorno a Israele sono e si definiscono arabi e islamici, senza che ciò disturbi in alcun modo la comunità internazionale: per la quale è perfettamente valido che un’ulteriore comunità di arabi, peraltro priva di una storia condivisa e di una qualsiasi tradizione statuale, si definisca “popolo arabo palestinese” e rivendichi il suo stato nazionale. Viceversa, quando la Knesset definisce Israele lo ‘stato nazione del popolo ebraico’, votato a preservare i diritti e l’eguaglianza delle minoranze che in esso vivono, la cosa scatena ira e scandalo. Il recentissimo popolo arabo palestinese si era illuso che Israele sarebbe stato sconfitto dagli eserciti, o dal terrorismo, o dall’isolamento e dalla delegittimazione internazionale grazie a intifade, boicottaggi e Corti Internazionali. Mentre queste illusioni si spegnevano una dopo l’altra, hanno iniziato a sognare non più solo uno stato arabo-palestinese a fianco di Israele che continuasse la lotta per distruggerlo, ma anche uno Stato d’Israele conquistato dall’interno, riducendolo a stato bi-nazionale, prima, e compiutamente arabo poi. Ecco perché, per i palestinesi, la nazionalità palestinese è perfettamente legittima, mentre la nazionalità ebraica è vietata. Questo è il motivo per cui si è resa necessaria una legge dello stato nazionale del popolo ebraico che sbarrasse la strada a questi piani e a queste illusioni”. (Da: Israel HaYom, 23.7.18)

Dror Eydar

Ha scritto Dror Eydar: “I diritti individuali, i diritti umani, i diritti civili li hanno tutti i cittadini dello Stato d’Israele, senza distinzioni. Ma solo un popolo, il popolo ebraico, esercita il diritto di autodeterminazione nazionale nello Stato d’Israele, che è l’unico stato ebraico al mondo. Da tremila anni a questa parte, gli ebrei non hanno avuto altra entità nazionale che in questa terra. In Israele, tutti godono di eguali diritti: ma come individui, non come nazione. Questo è l’unico modo per garantire il nostro futuro. E’ giusto e morale. Per inciso, dato il modo in cui vengono trattate le minoranze in tutti i paesi del Medio Oriente, possiamo stare certi che lo stato ebraico continuerà ad essere il migliore garante dei diritti umani e civili delle sue minoranze”. (Da: Israel HaYom, 24.7.18)

Legge fondamentale: Israele, lo stato nazionale del popolo ebraico
18 luglio 2018

1. Lo Stato di Israele
a) La Terra d’Israele è la patria storica del popolo ebraico sulla quale è sorto lo Stato di Israele.
b) Lo Stato di Israele è lo stato nazionale del popolo ebraico nel quale esso esercita il suo diritto naturale, storico, culturale e religioso all’autodeterminazione.
c) L’esercizio del diritto all’autodeterminazione nazionale nello Stato di Israele è unico per il popolo ebraico.

2. Simboli nazionali dello Stato
a) Il nome dello Stato è Israele.
b) La bandiera dello stato è bianca, due fasce blu lungo i bordi e una Stella di David blu al centro.
c) Il simbolo dello Stato è la Menorà a sette bracci, fronde d’ulivo su ciascun lato e in calce la parola Israele.
d) L’inno nazionale dello Stato è la HaTikvà.
e) I particolari relativi ai simboli dello Stato saranno stabiliti per legge.

3. La capitale
Gerusalemme intera e unita è la capitale di Israele.

4. La lingua
a) L’ebraico è la lingua dello Stato.
b) La lingua araba ha uno status speciale nello Stato; la regolamentazione della lingua araba nelle istituzioni statali e verso di esse sarà stabilita per legge.
c) Questa clausola non modifica lo status di fatto conferito alla lingua araba prima della promulgazione di [questa] Legge Fondamentale.

5. Accoglimento della Diaspora
Lo Stato sarà aperto all’immigrazione ebraica e all’accoglimento della Diaspora.

6. Legami con il popolo ebraico
a) Lo Stato si adopererà per garantire la pace e la sicurezza dei figli del popolo ebraico e dei suoi cittadini che sono in pericolo o in cattività a causa del loro ebraismo o della loro cittadinanza.
b) Lo Stato opererà nella Diaspora per preservare i legami fra lo Stato e i figli del popolo ebraico.
c) Lo Stato opererà per preservare il patrimonio storico, culturale e religioso del popolo ebraico nella Diaspora.

7. Stanziamento ebraico
Lo Stato considera lo stanziamento ebraico come un valore nazionale e si adopererà per incoraggiarne e promuoverne la costituzione e lo sviluppo.

8. Calendario
Il calendario ebraico è il calendario ufficiale dello Stato, accanto al quale si utilizzerà il calendario civile come calendario ufficiale. L’uso del calendario ebraico e del calendario civile sarà stabilito per legge.

9. Festività nazionali
a) Il Giorno dell’Indipendenza è la festa ufficiale dello Stato.
b) Il Giorno della Memoria dei caduti nelle guerre d’Israele e il Giorno della Memoria delle vittime e degli eroi della Shoà sono giornate commemorative ufficiali dello stato.

10. Giorni festivi
Il sabato e le festività ebraiche sono giorni ufficiali di riposo nello Stato. Coloro che non sono ebrei hanno diritto di rispettare i loro giorni di riposo e le loro festività. I dettagli a questo riguardo saranno stabiliti per legge.

11. Clausola di modifica
Questa Legge Fondamentale non può essere modificata se non da una Legge Fondamentale che abbia ottenuto l’approvazione della maggioranza dei membri della Knesset.