Dopo Shalit, tornare allo spirito di Entebbe

Portare a casa Gilad Shalit costerà vite umane

di Ari Shavit

image_2677Portare a casa Gilad Shalit costerà vite umane. Non sappiamo quante, non conosciamo i loro volti né i loro nomi: ma possiamo presupporre che stanno camminando in mezzo a noi. Come diretto risultato dell’accordo su Shalit, costoro perderanno la vita. Quando il governo israeliano approva un accordo “a qualunque prezzo”, questo può essere il prezzo: l’uccisione di decine o forse centinaia di israeliani.
Le vittime di un accordo su Shalit potranno essere uccise in vari modi: forse perderanno la vita in attentati terroristici; altri potranno morire nel corso delle operazioni militari che seguiranno a quegli attentati; c’è da temere che alcuni vengano uccisi da attacchi missilistici; altri cadranno nel tentativo di fermare quegli attacchi. Se l’accordo eroderà la forza deterrente di Israele, indebolirà il presidente dell’Autorità Palestinese Mahmoud Abbas (Abu Mazen), inonderà i territori di terroristi esperti e porterà il caos. Il caos causerà violenze, il che vorrà dire altre vittime. Shalit sarà riscattato al prezzo di altri versamenti di sangue.
Si può poi supporre che altre persone verranno sequestrate, perché l’accordo su Shalit incentiverà i futuri sequestratori. Ma i sequestri futuri non avranno necessariamente luogo al confine con la striscia di Gaza. Potranno avvenire in Cisgiordania, in Galilea o nel Negev. O magari in Turchia, in Thailandia o nel Nepal. Il modo in cui Shalit verrà salvato dalla prigionia può significare che entro uno o due anni ci troveremo di nuovo davanti a strazianti fotografie di israeliani segregati. Ma la prossima volta non sarà solo un israeliano, saranno di più. Non potremo salvarli a causa del trauma della scarcerazione di centinaia di terroristi, non potremo pagare il prezzo per riscattarli. Il loro destino sarà segnato.
Questo significa che l’accordo su Shalit dovrebbe essere rifiutato? Non necessariamente. Anche se l’accordo avrà gravi ripercussioni sui rapporti fra Israele e i suoi vicini, è probabile che esso sia diventato inevitabile per via del rapporto che Israele ha con se stesso. Non v’è dubbio: a proposito di Gilad Shalit, Israele ha perso buon senso e discernimento. È stato fatto ogni possibile errore, è venuta a galla ogni debolezza emotiva. Un governo sbagliato, mass-media avventati e un’opinione pubblica confusa hanno fatto di Shalit un affare insostenibile. Gilad è diventato un’ossessione, l’epicentro di una patologia nazionale. Forse per guarire dobbiamo davvero tracciare una linea su ciò che è stato, e cedere. Per diventare di nuovo se stesso, Israele deve assolutamente riportare Gilad Shalit a casa sua, a Mitzpeh Hila.
Ma c’è una cosa che non dobbiamo fare: nasconderci la realtà delle cose. La decisione su Shalit non è tattica, ma strategica. Può aggravarsi le dinamiche del conflitto israelo-palestinese in un frangente particolarmente delicato; può causare gravissimi spargimenti di sangue. E dunque, il governo che approverà l’accordo sarà come un governo che decide di andare in guerra. Anche se la decisione è necessaria, il governo deve essere consapevole di tutte le ripercussioni. Il governo deve dimostrare a se stesso che, quand’anche il ritorno di Shalit costasse la vita di israeliani, è giusto pagare quel prezzo terrificante.
Il fratello maggiore del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu cadde in una drammatica operazione che voleva dimostrare al mondo che Israele non si piega al terrorismo. Per tutta la sua carriera politica, Netanyahu ha predicato contro la resa al terrorismo. Eppure la decisione più importante che prenderà come primo ministro sarà proprio quella di cedere al terrorismo. Netanyahu deve essere lodato per la sua volontà di scostarsi dal suo passato politico pur di porre fine a questa dolorosa vicenda una volta per tutte. Ma deve rifiutare questa capitolazione se non è ben convinto che questa sarà l’ultima capitolazione.
Come in guerra, un accordo su Shalit può costare vite umane. Sondaggi d’opinione e momentanea popolarità non giustificano un tale prezzo. Anche la foto commovente di Shalit di nuovo fra le braccia di sua madre non giustifica un tale prezzo. La sola giustificazione possibile sarà la consapevolezza che finalmente questa vicenda è finita: nient’altro.
Netanyahu dimostrerà d’essere un valido leader solo se prometterà che, immediatamente dopo il ritorno a casa di Gilad, Israele tornerà alla sua forza e alla sua determinazione, che tornerà allo spirito di Entebbe.

(Da: Ha’aretz, 26.11.09)

Si veda anche (in inglese):
The Entebbe Rescue Mission

http://www.jewishvirtuallibrary.org/jsource/Terrorism/entebbe.html