Dopo tre elezioni, Israele ha bisogno di unità

L’editoriale del Jerusalem Post si fa interprete di un auspicio condiviso da molti israeliani

Editoriale del Jerusalem Post

Il leader di Blu-Bianco Benny Gantz (a sinistra) e il leader del Likud Benjamin Netanyahu nel loro incontro dello scorso 27 ottobre a Tel Aviv

Unire il popolo ebraico è notoriamente compito assai arduo. Benjamin Netanyahu e Benny Gantz non sono in grado di farlo. Ciò che invece possono fare – anzi, ciò che devono fare per il bene del paese – è dare vita a un governo di unità nazionale.

Il popolo d’Israele ha bisogno di un governo, merita un governo ed è compito dei politici garantirgliene uno. Il paese deve sapere che, in caso di crisi, le decisioni prese dal primo ministro e dal governo saranno oggettive e che qualsiasi questione verrà affrontata senza tener conto di considerazioni elettorali di corto respiro.

Se questo è vero in tempi “normali” quando sono costantemente in agguato dietro l’angolo le crisi della sicurezza, è ancora più vero ora che il coronavirus sta sconvolgendo la vita quotidiana. In questo momento, con una crisi sanitaria ed economica alle porte, se non già dentro casa, il paese deve poter contare sul fatto che la crisi venga gestita indipendentemente da considerazioni politiche. Oltre a tutte le altre preoccupazioni che il virus sta gettando su Israele, la gente non deve avere il dubbio – come hanno alcuni – che Netanyahu stia esagerando l’emergenza allo scopo di dimostrare che in queste circostanze è necessario un leader forte e deciso.

Dopo tre elezioni inconcludenti, Israele non può permettersi di trascinarsi verso una quarta. Affinché un governo possa finalmente insediarsi, le ritorsioni personali devono essere messe da parte, e bisogna spiegare perché si viene meno a certi impegni della campagna elettorale e a certe alleanze con i partner di coalizione “naturali”.

I seggi della 23esima Knesset suddivisi per liste e per blocchi contrapposti (clicca per ingrandire)

Sia Netanyahu che Gantz devono affrontare alcuni fatti nudi e crudi.

Netanyahu deve rendersi conto che non dispone di un blocco di maggioranza di destra. Per quanto ci sia andato vicino e abbia conseguito un risultato personale impressionante, non è in grado di formare oggi un governo più di quanto lo fosse dopo le elezioni dello scorso aprile. E non c’è motivo di credere che questa situazione cambierebbe se a settembre si tenessero di nuovo elezioni anticipate. Sì, Netanyahu gode di una chiara maggioranza tra gli elettori ebrei. Ma questo è un paese democratico in cui ogni voto è uguale, e l’appartenenza etnica o religiosa degli elettori non conta. Quindi Netanyahu non dispone di una maggioranza di 61 seggi alla Knesset. Punto.

Gantz, dal canto suo, deve semplicemente rendersi conto che Netanyahu non lascerà l’incarico di buon grado. Per quanto Gantz sia profondamente convinto che un politico che fra una settimana sarà sotto processo non sia degno di guidare il governo del paese, resta il fatto che un milione di elettori la pensano diversamente. È ora che Gantz si renda conto che non può essere lui a dettare chi deve guidare il Likud. Dunque, nel nome del governo di unità nazionale, Gantz dovrà ritrattare l’impegno preso con i suoi elettori di non entrare in un governo con Netanyahu. Non sarà facile, ma il momento lo richiede. E poi è probabile che molti dei suoi elettori lo capiscano, e preferiscano questa opzione al rischio di sottoporre il paese a un’altra logorante tornata elettorale senza alcuna garanzia che ne venga fuori una situazione diversa.

D’altra parte, Netanyahu potrebbe dover dire addio all’alleanza politica con i suoi partner ultraortodossi se questi non sono disposti, come pare, a sedere in un governo che includa Yair Lapid di Blu-Bianco. Dovrà anche accettare limiti al suo mandato a causa del processo in corso a suo carico.

Il tempo delle manovre di blocco e dei veti incrociati è finito. Israele ci è già passato per tutto un anno e non ha giovato a nessuno. Netanyahu e Gantz devono mettere da parte la reciproca antipatia e capire come governare insieme. Questo è il momento in cui entrambi devono sapersi elevare al di sopra di se stessi e trovare il modo per dare a questo paese il governo di unità di cui ha bisogno. E che merita.

(Da: Jerusalem Post, 8.3.20)