Dov’è l’Unifil?

Mentre Siria ed Egitto sono in tumulto, Israele deve prestare molta attenzione anche al fronte settentrionale.

Editoriale del Jerusalem Post

image_3297Chiunque abbia familiarità coi racconti de “Le mille e una notte” sa che vi viene descritta una realtà sfuggente composta da strati indistinti, uno nascosto dietro l’altro. Nulla è come sembra, la vita è un complesso interminabile di malaugurate cospirazioni dove la verità non solo è inconsistente, ma spesso anche decisamente sgradita.
Gli ultimi voltafaccia di questo genere riguardano la notizia dell’esplosione di un deposito di munizioni in una delle roccaforti di Hezbollah nel Libano meridionale, un incidente che ora viene completamente negato dall’organizzazione terroristica nonostante i diversi resoconti attendibili e indipendenti circa la grande esplosione. Non così, sulle prime. Il rimbombo non aveva ancora finito di riecheggiare nelle vicinanze del covo, che già venivano scagliate accuse contro Israele e venivano fatti circolare fantasiosi racconti circa un drone (aereo telecomandato) israeliano che Hezbollah sosteneva d’aver abbattuto due settimane prima e che avrebbe guidato l’intelligence militare israeliana fino alla localizzazione del deposito di missili. Ma niente di tutto questo importava più granché soltanto un giorno più tardi, quando tali fantasie venivano sostituite da un’altrettanto inverosimile smentita che avvenuto un qualsivoglia incidente fosse mai. Un comunicato ufficiale di Hezbollah sostiene ora che non c’è stata proprio nessuna esplosione, a dispetto del fatto che lo stesso Hezbollah ha creduto bene di isolare tutta l’area in cui l’incidente era stato inizialmente localizzato, impedendo alle forze di sicurezza libanesi di avvicinarsi a meno di un chilometro dall’esplosione che-non-è-mai-avvenuta.
C’è di più. La località in questione si trova ben all’interno di un’area che dovrebbe essere sotto il controllo della Forza Interinale delle Nazioni Unite nel Libano Meridionale (Unifil). Arsenali di Hezbollah posizionati nel Libano meridionale rappresentano una flagrante violazione della risoluzione 1701 del Consiglio di Sicurezza dell’Onu, per cui dei depositi di razzi piazzati sotto il naso dell’Unifil costituiscono una bruciante beffa per la presunzione e la sedicente affidabilità delle Nazioni Unite.
Per Israele, tutto ciò mette ulteriormente in dubbio il valore anche di quel poco che rimane della risoluzione 1701, adottata alla fine della seconda guerra in Libano dell’estate 2006 e da molti considerata l’unico parziale successo che si possa salvare di quel conflitto. Anche se per un po’ Israele ha ufficialmente continuato, pro forma, a consolarsi col fatto che Unifil ed esercito libanese sono schierati nel Libano meridionale, in realtà già da tempo è abbondantemente evidente che l’Unifil ha miseramente fallito il suo compito di impedire ad Hezbollah di riorganizzarsi, riarmarsi e rinforzarsi.
Noi non ci possiamo permettere di restare alla mercé delle capricciose versioni ufficiali dei nostri vicini che, con ineffabile facilità, trasformano gli eventi in non-eventi, e viceversa. Noi sappiamo che Hezbollah mantiene enormi depositi di razzi sfacciatamente vicini alle installazioni Unifil, sappiamo che l’Unifil lo sa, e sappiamo che l’Unifil preferisce chiudere un occhio. Evidentemente negare la verità è più consigliabile che mettere in campo una dignitosa azione di contrasto.
Purtroppo non c’è nulla di nuovo in quest’ulteriore conferma della malafede dell’Unifil. Ricordiamo ancora bene la premeditata imboscata di cecchini, addirittura dell’esercito libanese, che fecero fuoco dentro Israele attraverso il confine, nell’agosto 2010. Per tutto il tempo, il personale Unifil ha gridato ai tiratori libanesi di fermarsi, ma i loro sforzi vocali vennero ignorati. Si chiamano “custodi della pace” (peacekeepers), ma in nessun momento hanno pensato di alzare un’arma per sventare quella che era con tutta evidenza un’aggressione bell’e buona. Ancora una volta l’Unifil dimostrò di essere inutile, se tutto ciò che i suoi uomini possono fare per impedire uno scontro a fuoco è urlare a squarciagola. Fu un fatto emblematico del tipo di lavoro svolto dall’Unifil.
Ma l’inefficacia della forza internazionale, che è palesemente riluttante a svolgere il suo compito, assume un aspetto più sinistro se si considera l’irrequietezza in cui versa la regione, e in particolare l’instabilità dilagante in Siria che si riverbera direttamente sull’equazione libanese. La condizione del Libano di vassallo della Siria rende il paese eccezionalmente esposto all’onda d’urto delle turbolenze che stanno colpendo alle fondamenta il regime di Assad a Damasco. Già si parla diffusamente, a Beirut, della possibilità che Hezbollah tenti un colpo di stato nel caso Bashar Assad venga rovesciato. Hezbollah è più nervoso del solito da quando la Lega Araba ha abbandonato Assad, il che ha dato nuovo impulso alle congetture secondo cui Hezbollah si terrebbe pronto a strappare il controllo sul Libano. Il quadro diventa ancora più fosco se si tiene conto del fatto che l’esercito libanese è sempre più sciita (incluso il comando della regione sud) e simpatizza nettamente per Hezbollah, se addirittura non è già attivamente in combutta con esso.
La comunità internazionale non può credibilmente fingere di ignorare l’evidenza incontestabile della turbolenza che fermenta in Libano. E noi in Israele dobbiamo essere particolarmente accorti.

(Da: Jerusalem Post, 26.11.11)

Nella foto in alto: Bandiere dell’Unifil e di Hezbollah nel Libano meridionale