Dove allignano davvero odio etnico e apartheid?

Convivenza e crogiolo culturale in Israele, ostracismo e rifiuto da parte palestinese

Il cantante Amir Abu. Clicca la foto per ascoltare la sua ultima canzone

Nell’attimo di premere “play” sull’ultimo singolo di Amir Abu potreste averne un’impressione sbagliata. Con un titolo come Balagan (“Caos”), la prima cosa che viene in mente è un allegra pezzo pop mediorientale. Ma pochi secondi dopo si scopre che è la canzone di un artista che si definisce “sensibile”: il “caos” di cui sta cantando è dentro il suo cuore.

Abu è un israeliano arabo musulmano di 26 anni che è nato e cresciuto a Beersheba e che ha frequentato scuole ebraiche per tutta la vita. La passione per la musica l’ha ereditata dal padre, suonatore di oud. Dopo essere apparso in un reality show musicale concluso dopo solo nove episodi, Abu ha registrato cover in arabo di canzoni ebraiche, fabbricandosi i suoi video musicali e mettendoli on-line. La sua ultima canzone, Balagan, intreccia le due lingue in cui ha vissuto tutta la sua vita: arabo ed ebraico. “Questa è la prima canzone – dice – che ho scritto insieme alla mia direttrice musicale, Nofar Makover, e ci siamo davvero noi due. E’ incentrata sul caos dello spirito. Sensazioni di confusione”.

Alcuni lo chiamano l’Omar Adam arabo (Omar Adam è un popolare artista israeliano). “La cosa è iniziata con una cover che ho fatto di Pa’am BaHayim (“Una volta nella vita”) di Omer Adam – spiega Amir Abu – La gente ha iniziato a inviarmi ogni sorta di storie [social] su Omer che la ascoltava. Lo stesso Omer ha messo la mia cover sulla sua storia, e questo ha iniziato a suscitare interesse tra le persone del settore. E’ successo che ho fatto un’altra cover di una canzone di Omer, e poi sono stato intervistato qua e là e i titoli dicevano ‘l’Omer Adam arabo’. Era innanzitutto un complimento, perché Omer è un cantante straordinario”.

Alla domanda su cosa pensa dell’aggiunta della parola “arabo”, dice: “In  generale penso che non c’è bisogno di classificare le persone. Sono qui per fare musica, per cantare sia in ebraico che in arabo perché rappresentano ciò che sono: un arabo musulmano che vive a Beersheba. I miei amici ebrei non mi hanno mai fatto sentire diverso. Ho parlato in ebraico prima di parlare in arabo. A volte penso in ebraico, ma sogno in arabo. I miei genitori mi hanno cresciuto nella convinzione che non siamo diversi dagli altri, e non mi sono mai sentito diverso. Sono andato in una scuola ebraica e non ho mai sentito discriminazioni. Penso che tutta la questione sia quali sono i tuoi progetti”.

(Da: Israel HaYom, 26.5.20)

Il calciatore arabo israeliano Abdallah Jaber (a sinistra) con la maglia della nazionale palestinese durante la partita Giappone-Palestina a Newcastle, Australia, il 12 gennaio 2014

Abdallah Jabar, un calciatore 27enne arabo israeliano originario di Taibe che ha giocato nella nazionale di calcio palestinese in decine di partite internazionali, è stato espulso domenica dalla squadra con sede in Cisgiordania dopo che ha firmato un contratto per la prossima stagione con la squadra israeliana Hapoel Hadera.

“La reazione dei tifosi palestinesi è stata brutale”, ha detto Jabar lunedì alla tv Canale 13. Dopo aver annunciato sui social network che aveva firmato un contratto in Israele, ha ricevuto centinaia di post di insulti. “La gente è impazzita, è impazzita davvero – continua Jabar – Come arabo israeliano, sono allibito. Là dicono che non siamo veri palestinesi e qui dicono che non siamo veri israeliani”.

A causa della sua cittadinanza israeliana, Jabar aveva già dovuto rinunciare a firmare con le squadre egiziane nel 2016. Jabber ha iniziato la sua carriera calcistica nelle squadre israeliane, per poi decidere nel 2013 di entrare nella lega palestinese. Attualmente ci sono altri tre arabi israeliani che giocano nella squadra nazionale palestinese (Shadi Shaban, Rami Hamadeh e Mohammed Darweesh)

(Da: Times of Israel, 26.5.20)