Due abusi non fanno un diritto

Il Procuratore Generale critica duramente gli attacchi a una decisione del Dipartimento Investigativo della polizia israeliana.

image_902Con un’apposita conferenza stampa convocata mercoledì pomeriggio, il Procuratore Generale d’Israele Menachem Mazuz ha seccamente respinto le accuse di “razzismo” alla decisione presa dal Dipartimento Investigativo della polizia israeliana di “non luogo a procedere” contro agenti di polizia per i violenti scontri dell’ottobre 2000 in Galilea che causarono la morte di 12 cittadini arabi israeliani e un arabo palestinese.
Definendo “irresponsabili” le accuse di razzismo al sistema giudiziario israeliano, Mazuz ha detto di voler reagire alla “catena di attacchi impudenti e infondati” contro il Dipartimento Investigativo del Ministero di Giustizia.
I famigliari delle vittime degli scontri, insieme a vari esponenti politici israeliani, arabi e non, avevano violentemente criticato la decisione del Dipartimento di archiviare il caso, sostenendo che, se le vittime non fossero state arabe, le indagini sarebbero state molto più approfondite e i responsabili sarebbero stati individuati e incriminati.
In realtà, nota un editoriale del Jerusalem Post, non sono stati individuati né puntiti nemmeno i responsabili della morte del civile ebreo israeliano Bachor Jan, ucciso nella sua auto a sassate dai dimostranti nel corso di quegli stessi scontri.
Il Dipartimento Investigativo ha ritenuto impossibile individuare singole responsabilità individuali, anche a causa della mancata collaborazione delle famiglie delle vittime che, per esempio, hanno rifiutato a suo tempo di concedere il permesso di procedere ad esami autoptici.
Mazuz ha espresso “piena fiducia” nella decisione del Dipartimento di chiudere il caso per mancanza di prove sufficienti per incriminare singoli individui. “Nessuno di noi – ha detto il Procuratore Generale – vorrebbe vivere in un paese in cui i cittadini venissero incriminati sulla base di supposizioni o emozioni viscerali anziché prove documentate. In Israele non si incriminano dei cittadini solo per fare bella figura, né per compiacere i sentimenti di una parte della popolazione. La somma di due abusi non crea un diritto. La persona che ha deciso di chiudere il caso senza incriminazioni – ha continuato il Procuratore Generale – sapeva perfettamente che tale decisione avrebbe suscitato fortissime critiche, me era suo dovere prenderla, nella sua qualità di pubblico ministero, come è dovere che faccia ogni pubblico funzionario, nel rispetto della legge e in conformità alle evidenze e a considerazioni di ordine deontologico e professionale, anche quando la decisione non è popolare ed è destinata a suscitare critiche violente”.
Secondo Mazuz, l’accusa alla decisione di essere ispirata da sentimenti anti-arabi è “irresponsabile e infondata”, tanto più che il ministero della giustizia “in tutti questi anni, con i suoi vari organismi, è sempre stato in prima linea nella difesa dei diritti degli arabi israeliani, compresi sforzi assertivi contro crimini e istigazioni al razzismo”.

(Da: Jerusalem Post, Ha’aretz, 21.09.05)

Nella foto in alto: Il Procuratore Generale Menachem Mazuz (primo a sinistra) durante la conferenza stampa di mercoledì.