Due primi ministri

L’enigmatico risultato elettorale potrebbe costringere Livni e Netanyahu alla rotazione della carica

Da un articolo di Attila Somfalvi

image_2407Due primi ministri potenziali: questo è ciò che ha scelto l’elettorato israeliano nelle elezioni 2009. Stando alle proiezioni, la 18esima Knesset non avrà un partito dominante. Pertanto tutte le opzioni restano aperte. È vero che il Kadima di Tzipi Livni ha superato di misura il Likud di Benjamin Netanyahu, ma è anche vero che il blocco dei partiti di destra ha ottenuto una netta maggioranza rispetto al campo del centro-sinistra.
I margini di manovra di Tzipi Livni appaiono piuttosto limitati. Martedì sera prometteva già di contattare Likud e laburisti per offrire a entrambi l’ingresso nella sua (eventuale) coalizione di governo. Poi tenterà anche di cooptare Israel Beiteinu e Shas, avviando nello stesso tempo contatti con il Meretz, che tuttavia non accetterà di sedere nello stesso governo con Israel Beiteinu.
Sull’altro versante anche Netanyahu appare bloccato, sebbene le sue opzioni sembrino un po’ più articolate. Ha promesso di contattare Shas e Israel Beiteinu prima di trattare con altri partiti. Questi due partiti da soli gli porterebbero una dote di 25 seggi, che però non sarebbero ancora sufficienti. Netanyahu – e ha già dichiarato che è disposto a farlo – dovrà cercare di cooptare o Kadima o i laburisti nel suo (eventuale) governo. Una possibilità alternativa sarebbe quella di formare un governo destra+religiosi con Casa Ebraica e Unione Nazionale, ma senza laburisti e Kadima.
Non va poi sottovalutata la decisione che dovrà prendere Ehud Barak. Un numero crescente di esponenti laburisti chiedono che porti il partito all’opposizione anziché entrare come ruota di scorta negli (eventuali) governi Livni o Netanyahu, specie se dovesse esserci Lieberman: alla luce del suo modesto numero di seggi, il partito laburista non potrebbe offrire un sostegno politico determinante a nessuna coalizione.
Una delle possibilità che viene discussa in queste ore nell’establishment politico israeliano è quella di ripetere lo scenario del 1984: la staffetta fra i due partiti maggiori. Allora furono Shimon Peres e Yitzhak Shamir che si alternarono a metà mandato, e il loro fu l’unico governo israeliano che riuscì quasi a completare i quattro anni di legislatura. Netanyahu non ama questa prospettiva, né la ama Tzipi Livni, ma potrebbero non esserci altre opzioni in nome della stabilità e alla luce dell’enigmatico pronunciamento dell’elettorato israeliano.

(Da: YnetNews, 11.02.09)

Nella foto in alto: Attila Somfalvi, autore di questo articolo