E adesso? Alcuni possibili scenari dell’iter della riforma giudiziaria in Israele

Al momento non si vedono aperture al dialogo tra coalizione e opposizione, ma la pressione per la ricerca di una formula di compromesso è forte e non è escluso che accada

Il ministro della giustizia Yair Levin (seduto) e, alle sue spalle, il presidente della Commissione Costituzione, diritto e giustizia Simcha Rothman

Con 63 voti a favore e 47 contrari la Knesset ha approvato in prima lettura una parte della riforma della magistratura proposta dalla coalizione di governo. La concitata sessione plenaria è iniziata nel pomeriggio di lunedì ed è continuata fino a tarda notte per poi concludersi dopo la mezzanotte. Se verrà approvato anche in seconda e terza lettura, il controverso disegno di legge modificherà la composizione del Comitato di nomina i giudici in modo tale che la coalizione di governo possa contare su una maggioranza automatica e impedirà alla Corte Suprema di pronunciarsi sui ricorsi contro le Leggi Fondamentali, che nella giurisprudenza israeliana hanno valore quasi costituzionale. Il voto di lunedì è significativo, in quanto sancisce il rifiuto ufficiale da parte della coalizione del piano proposto dal presidente Isaac Herzog la scorsa settimana che presupponeva il congelamento dell’iter d’approvazione della riforma prima delle votazioni in prima lettura allo scopo di aprire la strada a trattative con l’opposizione.

Il voto di lunedì notte, accompagnato da vivaci proteste dentro e fuori la Knesset, è stato celebrato come una storica vittoria da parte della coalizione. Ma quali sono i possibili scenari successi?

1. La riforma passa. Uno scenario altamente probabile è che questi primi disegni di legge vengano approvati in lettura finale dal plenum della Knesset. Potrebbe non avvenire subito ma, stando alle dichiarazioni della coalizione, avverrà entro la fine dell’attuale sessione che si concluderà verso Pesach (la Pasqua ebraica, che quest’anno cade dal 6 al 13 aprile) quando la Knesset andrà in pausa. Visto il ritmo sostenuto con cui la Commissione Costituzione, diritto e giustizia della Knesset, presieduta da Simcha Rothman, sta approntando i disegni di legge, questa tempistica è certamente possibile, anche se l’opposizione cercherà di ritardare il voto.

Al momento le parti non sono impegnate in alcuna trattativa, nonostante l’appello per una mediazione fatto dal presidente Isaac Herzog. Se non cambia nulla, la coalizione probabilmente porterà avanti la legge come previsto e la farà approvare nel prossimo futuro. Successivamente, il ministro della giustizia Yair Levin prevede di introdurre la seconda parte della riforma, che dovrebbe essere approvata durante la sessione invernale.

Il presidente d’Israele Isaac Herzog ha ribadito martedì l’appello a congelare l’iter di approvazione della riforma e avviare un dialogo fra maggioranza e opposzione

2. Una crisi costituzionale. Un’altra possibilità è che la riforma, se e quando venisse approvata dalla Knesset, venga bloccata dalla magistratura. La coalizione è chiaramente consapevole di questo possibile scenario, motivo per cui ha introdotto innanzitutto disegni di legge che danno alla Knesset la facoltà di respingere le sentenze della Corte Suprema con una maggioranza semplice di 61 parlamentari (su 120), di determinare la selezione dei giudici e di impedire alla Corte di intervenire sulle Leggi Fondamentali. Non è chiaro quanto i giudici sarebbero disposti a intromettersi in questi disegni di legge che riguardano direttamente la stessa Corte Suprema e il suo status, ma non è escluso che alcuni di loro spingano in questo senso, il che potrebbe dare vita a un vero e proprio corto circuito istituzionale.

3. Il processo di approvazione della riforma viene sospeso. Un’altra possibilità è che la riforma giudiziaria venga sospesa per lasciare spazio a trattative e alla ricerca di una compromesso. Molti membri della coalizione, che pure avrebbe i numeri per approvare la riforma senza aiuti esterni, preferirebbero che maggioranza e opposizione mediassero e si accordassero su uno schema condiviso per ridurre le tensioni. Sebbene probabilmente nessuna formazione dell’opposizione sosterrebbe la riforma anche dopo le trattative, in ogni caso questa procedura potrebbe contribuire ad attenuare la retorica più divisiva, allentare le tensioni e arrivare a una riforma che goda di un più ampio consenso nel paese. Tuttavia, dopo il successo della coalizione lunedì alla Knesset può anche darsi che si avviino dei colloqui, ma è improbabile che producano risultati.

4. Le parti raggiungono un compromesso. Secondo questo scenario, le trattative inducono la coalizione a rinunciare a parti importanti della riforma sotto la pressione del presidente e dell’opposizione. Questo sviluppo potrebbe incontrare difficoltà sin dall’inizio perché, mentre la destra ha chiari rappresentanti – il ministro Levin e il presidente della Commissione Rothman – la situazione dall’altra parte non è altrettanto chiara: da chi sarebbe rappresentata l’opposizione? Dal leader dell’opposizione Yair Lapid, dal leader del Partito di Unità Nazionale Benny Gantz, dalla presidente della Corte Suprema giudice Esther Hayut o dall’ex presidente della Corte Suprema giudice Aharon Barak, autore della “rivoluzione costituzionale” dagli anni ’90? Supponendo che l’opposizione possa scegliere un leader che la rappresenti, molto probabilmente le trattative si concentrerebbero su questioni tecniche volte a ridurre in qualche misura la portata della riforma. Per ora non sembra che le parti siano avviate in questa direzione, ma visto che c’è una forte spinta a favore della trattativa, anche questo scenario è possibile.

5. La coalizione non sopravvive all’affondo sulla giustizia. Dato il carattere fortemente divisivo della riforma proposta, che ha visto prodursi una drammatica spaccatura nell’opinione pubblica del paese, alcuni membri della coalizione potrebbero essere spinti a ripensare la propria posizione e condizionare il proprio voto all’apertura di un dialogo con l’opposizione senza il quale renderebbero impossibile il proseguimento dell’iter di approvazione. In un tale scenario, l’opposizione farebbe tutto il possibile per trascinare le cose in lungo per far perdere slancio alla coalizione e dare tempo alla nascita di dubbi negli elementi meno convinti della maggioranza, nella speranza di mettere in crisi la capacità della coalizione di approvare la riforma in modo compatto. Se ciò dovesse accadere, la coalizione andrebbe incontro a una perdita di prestigio e di sostegno in quella opinione pubblica di destra che finora l’ha sostenuta in campo legale e in altri campi, cosa che potrebbe persino metterne in forse la tenuta.

(Da: Jerusalem Post, YneNews, Israel HaYom, israele.net, 21.2.23)