E lerede di Sharon?

La carriera politica di Sharon è finita, ma la democrazia israeliana può superare questo momento.

Da un articolo di Attila Somfalvi

image_1038Una cosa è chiara: l’era del controllo di Sharon sulla politica israeliana, nel bene e nel male, è giunta a termine mercoledì sera all’ospedale Hadassah Ein Kerem di Gerusalemme.
La democrazia israeliana si trova ad affrontare una delle prove più difficili, ma si tratta di una prova che ha già superato in passato. In circostanze assai diverse, poco più di dieci anni fa un primo ministro israeliano moriva mentre era in carica. Non aveva dato le dimissioni, non aveva lasciato l’incarico, non aveva perso le elezioni. La differenza ha a che fare con l’entità del trauma e del dolore pubblici, ma lo scompiglio politico fu in gran parte dello stesso tipo.
Recentemente la scena politica israeliana era entrata in una fase nuova e inedita. Per la prima volta dopo molti anni un nuovo soggetto aveva fatto il suo ingresso nel sistema politico: un grande partito di centro, potente e popolare. Un partito che solo pochi mesi fa aveva cambiato le regole del gioco. Ora è di nuovo tutto un altro paio di maniche.
È troppo presto per dire, indovinare o cercare di analizzare le prossime mosse. In ogni caso è chiaro che vi sono in serbo delle novità. Il quadro politico senza Ariel Sharon sarà completamente diverso, e nell’immediato sarà probabilmente confuso e privo di una chiara direzione di marcia.
Se con Sharon era inequivocabile che lui sarebbe stata la persona che avrebbe formato il prossimo governo, ora tutto cambia. Gli elettori, cioè i cittadini israeliani, dovranno fare i conti con domande difficili e numerosi dubbi. Lo stesso vale per i politici e per molti nomi brillanti che da pochissimo tempo erano passati nel Kadima, il nuovo partito di Sharon.
Se finora i cittadini israeliani avevano risposto la loro fiducia in Sharon, da adesso in avanti le cose saranno diverse. La pressioni degli attentati terroristici, i lanci di missili Qassam e la generale complessità delle situazione della sicurezza appariranno sotto una luce molto diversa, con persone diverse alla guida del governo e di Kadima. Che siano Ehud Olmert, Tzipi Livni, o persino Shimon Peres, è evidente che l’opinione pubblica li guarderà in modo diverso da come avrebbe guardato a Sharon. Completamente diverso. Chiunque sarà chiamato a guidare Kadima, non potrà che impegnarsi a seguire le orme di Sharon, cercando di farsi portatore dello stesso messaggio. Ma sarà molto più difficile. Gli israeliani si fidavano di Sharon. Non è detto che faranno lo stesso con il suo successore.
Altra questione riguarda gli altri grandi partiti israeliani – laburisti, Likud, forse lo Shinui – che potrebbero recuperare una parte degli elettori che, secondo i sondaggi, si erano spostati verso Kadima.
Una cosa deve essere comunque chiara: la democrazia israeliana è in grado di superare questa sfida. Anche se aleggia la sensazione che non si possa più fare affidamento sulla persona “che non può essere sostituita”, Israele dispone in realtà di una quantità di persone capaci e ricche di esperienza, vere risorse che possono meritatamente svolgere il ruolo di primo ministro.

(Da: YnetNews, 5.01.06)

Nella foto in alto: il primo ministro israeliano ad interim Ehud Olmert, accanto alla poltrona vuota di Sharon durante la seduta di governo giovedì mattina.