E’ peggio l’antisemitismo di sinistra o quello di destra?

Dilemma irrilevante: pregiudizio e odio vanno condannati da qualunque parte provengano. Ignorarli o giustificarli quando vengono dalla propria parte politica fa più male che bene

Di Justin Pozmanter

Justin Pozmanter, autore di questo articolo

Con il forte aumento delle manifestazioni di antisemitismo in Europa e negli Stati Uniti, si è sviluppato un dibattito su quale antisemitismo sia peggiore, se quello descritto come “di destra” o “di sinistra”. Ma il dibattito stesso è sbagliato e pericoloso.

Di cosa si discute esattamente? Importa davvero se un antisemita è bianco, nero, cristiano, musulmano, un elettore di Donald Trump o un sostenitore della “squadra” (di congressiste democratiche estremiste ndr)? Chiunque attacchi gli ebrei in quanto tali, verbalmente o fisicamente, deve essere condannato. L’unico motivo che può spingere a discutere quale sia peggio è cercare di minimizzare o giustificare l’antisemitismo che proveniente dalla propria parte politica.

In un campus universitario un gruppo anti-israeliano fa pressione perché i “sionisti” vengano banditi dalla pubblica piazza? “E che dire allora di quello che ha dichiarato Trump su ebrei e Israele? La destra è il vero problema, non la mia parte”. La congressista (trumpiana ndr) Marjorie Taylor Greene fa un’affermazione madornale sugli ebrei? “E che dire allora di quello che ha detto la congressista (di origine palestinese ndr) Rashida Tlaib? Vedi, è della sinistra che bisogna davvero preoccuparsi”.

2022: da una pagina Facebook neonazista

Se avete a cuore le sorti della comunità ebraica, se vi angosciano il fanatismo e l’odio non dovrebbe esserci ambiguità, non dovrebbero esserci discussioni di questo genere e non dovrebbe importarvi se il fanatico in questione appartiene o meno alla vostra parte politica. Anzi, in realtà si dovrebbe essere più offesi dall’antisemitismo che viene dalla propria parte. Ci si dovrebbe sentire molto più disgustati dal fatto che sia razzista qualcuno che per il resto condivide le proprie posizioni, che non per qualcuno che è su posizioni contrarie alle proprie. E lo si dovrebbe affermare chiaramente, senza distinguo e senza riserve.

Quando un progressista denuncia l’odio pregiudiziale di un progressista non è solo giusto, è anche molto più efficace rispetto a quando condanna l’odio di un conservatore. E viceversa. L’antisemitismo nel proprio campo non va minimizzato: va denunciato e svergognato. Sia la destra che la sinistra dovrebbero mettere in chiaro che l’antisemitismo non ha posto nei loro rispettivi movimenti. Si condanni pure l’altra parte ogni volta che è il caso, ma se non si toglie ogni goccia di ossigeno all’odio nel proprio cortile, allora non si sta facendo nulla per combattere l’antisemitismo. Lo si sta incoraggiando.

Israele viene spesso usato come pretesto per l’antisemitismo, ed è proprio questo: un puro pretesto. Quand’anche fosse vera ogni folle calunnia raccontata su Israele, in che modo questo giustificherebbe l’antisemitismo? Un ebreo ultra-ortodosso di Brooklyn e un ebreo riformato di San Francisco hanno almeno due cose in comune: 1) sono ebrei; 2) non hanno nessuna responsabilità per le decisioni politiche del governo israeliano. Ma gli antisemiti useranno qualsiasi scusa possibile per giustificare il fatto di prendere di mira gli ebrei. Se credono di poter additare una politica israeliana, lo fanno. In caso contrario, si inventano qualcos’altro.

“La vera peste”. Manifestazione anti-lockdown in Ohio, aprile 2020

Dopo le ultime elezioni israeliane si è diffusa la preoccupazione che l’ascesa di candidati di estrema destra come Itamar Ben Gvir porti a un aumento dell’antisemitismo. Non c’è motivo di credere che sia così. Per quanto mi riguarda, non ho alcun interesse a difendere le posizioni di Ben Gvir, molte delle quali sono indifendibili. Ma l’idea che lui e Bezelal Smotrich, alla guida di un partito che ha preso circa il 10% dei voti, in qualche modo siano la causa dell’odio per gli ebrei negli Stati Uniti e in Occidente è semplicemente ridicola. L’antisemitismo è un male che risale a più di duemila anni fa, e non è in alcun modo legato agli attuali comportamenti elettorali israeliani.

Negli scorsi diciotto mesi Israele ha avuto un governo che comprendeva sei ministri di partiti di sinistra (Meretz e laburisti) e includeva il partito arabo-islamista Ra’am. Forse che l’antisemitismo è improvvisamente crollato? Nient’affatto. Tutti i segnali di antisemitismo sono aumentati senza che questo avesse nulla a che fare con il fatto che Israele era governato da un governo ad ampio spettro: la cosa semplicemente non ha avuto alcun effetto. Anche gli atteggiamenti nei confronti di Israele non hanno visto un vero cambiamento. Coloro che odiavano Israele sotto un governo di centrodestra, hanno odiato Israele sotto un governo di centrosinistra e continueranno a odiare Israele sotto un governo tutto di destra. Odiano Israele perché è lo stato ebraico, e non importa se gli ebrei israeliani sono moderati, socialisti o fascisti: importa solo che sono ebrei.

Gil Hoffman, di HonestReporting, denuncia i post dei giornalisti palestinesi Soliman Hijjy (“Quanto sei grande, Hitler”), Hosam Salem (“Colpisci al collo i miscredenti”) e Fady Hanona (“Gli ebrei sono figli di cani. Sono a favore di ucciderli e bruciarli come fece Hitler”). Cicca per ingrandire

E poi. Se davvero le tendenze politiche nella patria ancestrale di qualcuno fosse in qualche modo la causa di un picco di attacchi razzisti, perché non abbiamo sentito parlare di attacchi contro cittadini di origine francese in altri paesi quando la popolarità di Marine Le Pen è clamorosamente cresciuta in Francia? Perché a nessuno è venuto in mente di boicottare le pizzerie quando Georgia Meloni è diventata primo ministro in Italia? Non solo non si sono verificati attacchi, ma non c’è stata nemmeno la minima preoccupazione che potessero verificarsi.

Se prendi per buoni gli stereotipi antisemiti o credi che gli ebrei abbiamo meno diritto a sicurezza, rispetto e autodeterminazione, allora sei un fanatico intollerante qualunque cosa tu sostenga di essere. Puoi persino sostenere lo stato di Israele per una serie di ragioni tue ed essere comunque un antisemita. Puoi avere tanti sostenitori ebrei ed essere ancora un antisemita. Se non credi che Israele abbia il diritto di esistere come stato ebraico, sei un antisemita anche se hai amici e parenti ebrei, anche se apprezzi per altri versi la cultura ebraica.

Se ti impegni a combattere l’odio e il fanatismo solo quando ti conviene politicamente, allora lascia che siano altri a combattere l’antisemitismo: criticare l’altra parte ignorando o giustificando l’antisemitismo della propria parte fa più male che bene. Se hai davvero a cuore le sorti del popolo ebraico e trovi disgustosi fanatismo e razzismo indipendentemente da quale parte vengano, allora parla chiaro e afferma senza mezzi termini che l’unico livello tollerabile di odio, tra i tuoi amici e alleati, è zero.

(Da: miryaminstitute.org, 21.11.22)