E questo sarebbe il Monte del Tempio “nelle mani di Israele”

Una giornata di ordinaria follia, nella video-testimonianza di un giornalista “infiltrato”

Di Assaf Kamar

«Fuori, di corsa, fuori! Questo posto appartiene ai musulmani»

La coincidenza di festività ebraiche e musulmane di quest’anno e l’aumento delle tensioni nella regione hanno riportato in evidenza l’atmosfera già di per sé instabile nel complesso del Monte del Tempio, a Gerusalemme.

Agli occhi di un estraneo in visita, il complesso del Monte del Tempio con la Moschea di al-Aqsa sembra caratterizzato da una sorta di balletto tra i diversi fedeli e le forze di sicurezza israeliane. Ma un esame più attento rivela quella che appare piuttosto una polveriera pronta ad esplodere: da una parte, fedeli ebrei che cercano di accedere al complesso; dall’altra, fedeli e funzionari religiosi musulmani che si battono contro la loro presenza; in mezzo, stuoli di spaesati turisti cristiani. Tutti insieme, sembrano il set di un film abbastanza surreale.

Il sito, che si trova all’interno della cerchia di mura della Città Vecchia di Gerusalemme, ha conosciuto nel corso degli anni ripetuti incidenti e disordini, coi palestinesi che paventano terribili minacce da parte israeliana al sito che i musulmani chiamano il Nobile Santuario, e gli israeliani che smentiscono qualsiasi minaccia ed anzi lamentano i pesanti limiti imposti agli ebrei, per non irritare i musulmani, su un sito venerato come il luogo dove nell’antichità sorgevano il primo e il secondo Tempio.

Il complesso comprende la Cupola della Roccia del VII secolo e.v., che si affaccia proprio sopra al Muro Occidentale (o “muro del pianto”), venerato dagli ebrei come le ultime vestigia del secondo Tempio (per intenderci, quello in cui pregò Gesù secondo i cristiani).

Durante la guerra dei sei giorni del 1967 i paracadutisti israeliani riuscirono a prendere la collina del Tempio (occupata per quasi vent’anni dalla Legione Araba di Giordania e preclusa a tutti gli ebrei) e in una prima fase il luogo divenne accessibile ai seguaci di tutte le religioni. Ben presto però, a seguito delle pressioni internazionali, il controllo religioso della zona venne passato al Waqf islamico di Gerusalemme, l’ente di amministrazione fiduciaria del patrimonio musulmano, e ai fedeli ebrei non fu più permesso pregare nel sito.

Da allora, innumerevoli volte il complesso si è trasformato in un campo di battaglia che ha visto contrapporsi bande più o meno organizzate di giovani palestinesi armati di pietre, spranghe e molotov, e le forze di sicurezza israeliane chiamate a ristabilire l’ordine e a proteggere gli ebrei in preghiera nel sottostante piazzale del Muro Occidentale.

Secondo lo status quo in vigore da decenni, i fedeli musulmani sono autorizzati a entrare nel complesso in tutte le ore della giornata e da tutti i suoi undici ingressi, mentre i fedeli ebrei possono entrare solo dalle 7 e 30 alle 11 del mattino attraverso la porta Mughrabi, riservata ai turisti, salendo lungo la “provvisoria” passerella in legno e con abbondante scorta di polizia. E nella spianata sul Monte del Tempio non possono pregare.

Cionondimeno i palestinesi sono sempre più furibondi per il crescente numero di visite al sito da parte di fedeli ebrei ortodossi, e per la pretesa di alcuni di questi di poter pregare sulla spianata che ospitava il primo e il secondo Tempio.

I gruppi in visita sono scortati dalla polizia. Se qualcuno del gruppo viene sorpreso a pregare, anche a bassa voce, o mette in mostra un qualunque oggetto o accessorio identificabile come ebraico o israeliano, che sia una bandierina o un libro di preghiere, deve essere immediatamente espulso dall’area.

La polizia israeliana è stretta tra l’incudine e il martello: non deve permettere queste “provocazioni” da parte degli ebrei, ma deve anche vedersela con le frequenti provocazioni da parte di fedeli musulmani, in particolare giovani maschi e donne anziane, che facilmente si mettono a insultare gli agenti di polizia e i visitatori ebrei, o anche a bersagliarli con oggetti vari. A volte le cose si scaldano a tal punto che la polizia è costretta a bloccare del tutto l’accesso degli ebrei per un certo periodo, cedendo alle minacce di disordini da parte dei musulmani.

L’ingresso di troupe televisive e giornalisti israeliani è quasi impossibile. Personalmente, mi sono furtivamente aggregato a un gruppo organizzato di turisti francesi. All’ingresso ho superato un gruppo di giovani ebrei religiosi con la kippà (papalina) in testa che non avevano potuto passare il controllo di sicurezza e quindi non potevano accedere all’area.

La precaria passerella in legno costruita per tenere separati i visitatori non-musulmani dai fedeli musulmani conduce alla cupola dorata della Roccia, dentro la quale si trova la Pietra della Fondazione, la roccia che secondo la tradizione fu testimone della vicenda biblica del sacrificio di Isacco (o di Ismaele: dipende dalla persona a cui lo si domanda).

Decine di ispettori del Waqf musulmano sono sparsi per tutto il complesso, muniti di radio ricetrasmittenti, intenti a indagare l’identità religiosa dei turisti e soprattutto le loro segrete intenzioni. Qualunque segno di fede ebraica, o tentativo di pregare o di tirar fuori un libro in ebraico scatena immediatamente gruppi di musulmani, uomini e donne, che passano il tempo apparentemente intenti a studiare il Corano (separati fra loro, ovviamente), in realtà in perenne stato di allerta per tale eventualità.

A tratti il rumore nel complesso è assordante. Le grida “Allahu Akbar” (Allah è grande) si fanno più intense quando un gruppo di ebrei con barba e kippà viene scorato fuori dalla polizia dopo che uno degli occhiuti ispettori del Waqf ha avuto il sentore che fossero venuti qui per pregare. Il lesto sgombero degli ebrei sospettati di voler pregare serve a prevenire la veloce escalation che vedrebbe, come tante altre volte, il repentino dispiegamento di “squadre islamiche” che stazionano in paziente attesa nei vicoli e nei quartieri di Gerusalemme est tutt’attorno al complesso. La rapidità e la determinazione dell’intervento della polizia israeliana sul Monte del Tempio è ciò che il più delle volte previene lo scoppio di violenze fisiche, riducendo lo scontro a una gara di voci. Il suono dei fedeli ebrei che cantando e pregano nel sottostante piazzale del Muro del Pianto sale verso la spianata dove sorge la Cupola della Roccia, dalla quale cori di uomini barbuti e donne velate di nero cercano di sovrastarlo con grida e urla in arabo come “fuori gli ebrei, questo luogo appartiene ai musulmani!”. Davanti a tutto questo, dei turisti cinesi scattano fotografie alla cupola dorata e alle donne velate, dedite a forme di accattonaggio aggressivo.

Per un breve momento le grida si fermano e il gruppo di turisti in cui mi sono intrufolato riceve dalla guida una spiegazione che è l’esatto opposto di ciò che gli è stato detto davanti al Muro Occidentale.

Tutt’a un tratto le urla ricominciano. Questa volta è un gruppo di donne in hijab nero che si precipita gridando “Allahu Akbar” per scacciare un gruppo di turisti israeliani in abito secolare, e piuttosto spaventati, accompagnati da una guida autorizzata che ha osato sfogliare una guida turistica in ebraico.

E questo sarebbe il Monte del Tempio “nelle mani di Israele”.

(Da: YnetNews, 15.10.14)

Il video (in inglese):