“È tempo che gli stati del Golfo normalizzino i legami con Israele”
L'ex capo della polizia di Dubai afferma che “lo stato ebraico è costruito sulla conoscenza” e non desidera altro che “pace e sicurezza”
L’ex capo della polizia di Dubai, il generale Dhahi Khalfan Tamim, ha sollevato polemiche lo scorso fine settimana quando, in una serie di tweet, ha esortato gli stati del Golfo Persico e il resto del mondo arabo ad ammettere pubblicamente che desiderano instaurare relazioni diplomatiche aperte con Israele.
Tamim è conosciuto come l’ufficiale di polizia che scoprì il coinvolgimento dell’agenzia di intelligence israeliana Mossad nell’uccisione, nel 2010 nella capitale degli Emirati Arabi Uniti, di Mahmoud al-Mabhouh, co-fondatore delle Brigate Izzedine al-Qassam (ala militare dell’organizzazione terroristica Hamas). Tamim è anche noto come un severo critico delle posizioni dei palestinesi e un sostenitore del presidente americano Donald Trump.
In una serie di tweet diventati virali in pochi minuti, Tamim ha scritto: “La verità è che non ha senso non riconoscere Israele. Israele è un paese costruito su scienza, conoscenza, prosperità e relazioni forti con tutti i paesi in via di sviluppo. Chi è che non riconosce lo status [internazionale] di Israele? Da dove si pensa che vengano gli ebrei, dalle Hawaii?”.
In un altro tweet, Tamim ha ulteriormente esortato il mondo arabo a formalizzare i rapporti con Israele. “Non appena gli stati del Golfo normalizzeranno le loro relazioni con Israele, il ruolo del Qatar come stato lacchè delle organizzazioni terroristiche finirà – ha scritto Tamim – E’ noto che il Qatar sostiene Hamas e mantiene un rapporto con Israele. Quindi, cosa ci impedisce di avere un rapporto normale con esso [Israele]? Lo stato ebraico – prosegue il tweet – vuole pace e sicurezza a lungo termine. Una cosa che appoggio. Tutti i paesi arabi, gli Emirati Arabi Uniti e il Regno Saudita accettano Israele. Vogliono fare la pace con Israele. Quando ciò accadrà, il Qatar non avrà più bisogno dei combattenti nel suo territorio. La guerra finirà”.
(Da: jns.org, 7.6.20)