Editoriali del 20 giugno

Se ne discute in Israele: alcuni commenti dalla stampa israeliana

image_3164Scrive YEDIOT AHARONOT che “non c’è possibilità che l’attuale governo israeliano dia inizio o tenga negoziati diplomatici tangibili con i palestinesi. Entrambe le parti sono intrappolate dalle condizioni che hanno presentato: Israele esige dai palestinesi il riconoscimento come ‘lo stato nazionale del popolo ebraico’, il che non avverrà, e i palestinesi stanno cercando di costringere Israele a negoziare con un governo che vede in aumento la presenza di Hamas, che non è un interlocutore per alcun governo israeliano sano di mente.” L’editoriale ritiene che “se, miracolosamente, i negoziati avranno inizio, allora il gap nelle posizioni delle due parti è sicuro che falliranno.” Il giornale dice che, dati questi precedenti, “lo scopo principale del governo israeliano deve essere quello di coltivare una realtà che aiuterà, e renderà più facile all’attuale amministrazione palestinese mantenere quiete e sicurezza,” nonostante la polveriera che potrebbe crearsi prima di settembre se dovesse continuare l’attuale “stallo diplomatico”. A questo scopo, l’editoriale esorta il governo ad allentare le restrizioni, economiche e non, sui palestinesi di Giudea e Samaria (Cisgiordania).
(Da: Yediot Aharonot, 20.06.11)

Scrive MA’ARIV riassume la “Primavera Araba”, circa sei mesi dopo il suo inizio: l’editoriale, mentre crede che “sul piano amministrativo, l’era dei regimi autoritari stabili è finita,” asserisce che “sul piano sociale ed ideologico, il quadro è meno chiaro,” e dice che la contesa tra le forze progressiste e moderne, e tradizionali e conservatrici deve ancora essere decisa. Il giornale sostiene che, diversamente dalla precedente divisione della regione in sfere d’influenza americane e sovietiche, ora “nessuna superpotenza ha responsabilità: non c’è nessuno al comando.” L’editoriale dice che, data l’assenza di una forte leadership americana, “c’è da stupirsi che in tale situazione gli attori più influenti nella regione siano le due potenze islamiche in ascesa, Turchia sunnita e Iran sciita?”
(Da: Ma’ariv, 20.06.11)

Scrive HA’ARETZ, discute quello che definisce il pessimo stato di preparazione del fronte interno all’eventualità di un attacco di missili o terremoti, e alla luce della letale esplosione di gas della settimana scorsa nella città costiera di Netanya e dell’esercitazione di difesa nazionale che comincia questa settimana e che dovrebbe testare e addestrare il personale in servizio d’emergenza, sostiene che “non c’è bisogno di aspettare che l’esercitazione sia finita prima di arrivare alla triste conclusione su come vengono fatte le cose.” L’editorialista pensa che “Israele rischia di essere colpito da disastri molto maggiori che non l’esplosione a Netanya. Non dobbiamo indugiare più a lungo nell’agire per eliminare i rischi e prepararci per il giorno angoscioso che arriverà.”
(Da: Ha’aretz, 20.06.11)