Editoriali del 30 giugno

Se ne discute in Israele: alcuni commenti dalla stampa israeliana

image_3173Scrive YEDIOT AHARONOT che “è difficile da capire, ma il Presidente dell’Autorità Palestinese Abu Mazen si sta avviando – con tutte le sue forze – verso la caduta, sua e della sua Autorità, il prossimo settembre.” L’editoriale ricorda ai suoi lettori che, mentre l’Assemblea Generale dell’ONU potrebbe riconoscere uno stato palestinese, solo il Consiglio di Sicurezza – dove gli USA hanno diritto di veto – gli può concedere lo status di membro dell’ONU. Il giornale si chiede: “Perché è probabile una caduta?” e risponde: “Perché Abu Mazen sta mettendo in pericolo le fragili relazioni dell’Autorità con gli USA, con Israele e con l’Europa. Già in questo momento gli americani sono indignati con l’Autorità perché ha fatto un accordo con Hamas, e se essa agisce contro i desideri della grande potenza è probabile che si trovi ad affrontare una diminuzione del sostegno e allora crollerà diplomaticamente ed economicamente. Israele, dal canto suo, ha dichiarato che se l’Autorità agisce per costituire uno stato palestinese, gli accordi di Oslo – che erano accordi transitori – saranno abrogati. In questo caso, Israele smetterebbe di riscuotere l’IVA per conto dell’Autorità, il che significa che la maggior parte dei trasferimenti di denaro da Israele all’Autorità Palestinese cesserebbe. L’Autorità crollerebbe nel giro di una settimana.” L’editoriale aggiunge che Hamas e molti paesi arabi non sono affatto favorevoli a una mossa unilaterale palestinese.”
(Da: Yediot Aharonot, 30.06.11)

Scrive MA’ARIV che “mentre la tragedia umana in Siria si sviluppa quotidianamente, parecchie organizzazioni straniere intendono salpare verso Gaza con aiuti umanitari per i palestinesi, che non soffrono alcuna ristrettezza viste le grandi quantità di cibo e di altre merci che entrano nella striscia di Gaza. La situazione dei palestinesi nei campi in Libano è molto peggiore e il mondo tace.” L’editoriale ritiene che “gli organizzatori della flottiglia possano ancora astenersi dalla provocazione ed evitare di andare a Gaza. Se dovessero incanalare l’assistenza verso chi ne ha realmente bisogno, come i profughi siriani che sono rimasti senza cibo, rifugio o medicine in Libano, oltre a quelli in Turchia, otterrebbero certamente tutto l’appoggio occidentale. E’ stato recentemente riferito che in Irak i bambini vanno a cercare cibo nell’immondizia. Se l’assistenza è davvero umanitaria, gli organizzatori della flottiglia farebbero bene a dirottarla verso altre zone del Medio Oriente in cui la popolazione sta molto peggio. Sembra che ce ne siano parecchie.”
(Da: Ma’ariv, 30.06.11)

Scrive il JERUSALEM POST, a proposito dell’aggressione di un gruppo di arabi contro un ebreo israeliano che era inavvertitamente entrato in un quartiere arabo domenica scorsa, che “il fatto tristemente preoccupante è che qualunque ebreo in una zona prevalentemente araba si può trovare in pericolo mortale.” L’editorialista dichiara che questo “sottolinea la perdita di capacità deterrente delle nostre autorità addette nell’applicazione delle leggi. Dove la polizia non vuole entrare, si creano sacche ostili di pericolo potenzialmente mortale per chiunque vi capiti involontariamente.” Il giornale ritiene che cambiare la mentalità arabo-palestinese pregiudizialmente ostile verso gli ebrei sarà un processo molto lungo e quindi, fino a che questo obiettivo non sarà raggiunto, “le autorità israeliane preposte all’applicazione delle leggi sono tenute a proteggere tutti gli israeliani dalle conseguenze violente.”
(Da: Jerusalem Post, 30.06.11)

HA’ARETZ commenta un rapporto del Dipartimento di Stato Usa diffuso questa settimana, secondo il quale Israele non ottempererebbe agli standard americani per combattere il traffico di esseri umani: “Questa è una vergognosa testimonianza del deterioramento di Israele nel campo dei diritti umani in generale e dei diritti degli stranieri e dei lavoratori migranti in particolare.” L’editorialista sostiene che, “sebbene questa brutta anomalia non potrà essere cambiata da un giorno all’altro,” il governo “deve adottare le raccomandazioni contenute nel rapporto Usa, aumentare la supervisione e applicazione della legge e revocare la legge che lega i lavoratori migranti ai datori di lavoro.”
(Da: Ha’aretz, 30.06.11)