Editorialista saudita: Evidenti le cause dellondata di jihadisti

Accusa la società saudita di non voler vedere la realtà, cercando di dare la colpa ad altri

image_1407Predicatori nelle mosche saudite e siti internet estremisti sono i responsabili dell’ondata di giovani sauditi che si lanciano negli attacchi della jihad in tutto il mondo. Lo scrive l’editorialista Fares Bin Hazam in un articolo pubblicato questo mese sul giornale saudita al-Riyadh (e tradotto in inglese da MEMRI). Nell’articolo, Fares Bin Hazam accusa la società saudita di non voler vedere le reali ragioni che stanno dietro agli attacchi della guerra santa e al reclutamento dei terroristi suicidi.
“La nostra vicenda con l’ Afghanistan non avrà mai fine – scrive Fares Bin Hazam – finché il ‘dovere della jihad’ continuerà a battere nel cuore della nostra società, dalle moschee, dal pulpito dei predicatori, dai siti internet. L’appello ad analizzare le ragioni che stanno dietro al fenomeno è totalmente disgustoso, e suona come una barzelletta di cattivo gusto, giacché lascia intendere che quelle ragioni siano nascoste e che noi si sia completamente inconsapevoli della realtà. Quell’appello presuppone che sia debba fare approfondite indagini per scoprire come mai i nostri giovani sono partiti per la jihad, e ancora di tanto in tanto vi prendono parte. Ma le ragioni sono evidenti, e siamo in tanti a conoscerle. Non c’è alcun bisogno di un’analisi scientifica per scoprirle. Forse ci manca il coraggio di affrontare la cosa perché le ragioni ci sono note? A mio parere, è proprio così. Questa mancanza di coraggio è stata evidente sin da quando abbiamo inventato l’alibi della ‘ideologia di importazione’, sbandierandola in ogni occasione. Non so da dove sarebbero state importate queste idee, visto che eravamo noi quelli mandavano i giovani in Afghanistan. Questo problema non avrà fine finché resiste la scusa della ideologia di importazione”.
Fares Bin Hazam prosegue descrivendo l’appello alla “jihad per la Palestina” come un mezzo per “gettare sabbia negli occhi” e sostiene che il vero scopo di alcuni predicatori islamisti sauditi è quello di scatenare la guerra santa contro lo stesso governo saudita. “Alcuni predicatori di moschea che temono i rigori della censura – scrive – la aggirano istigando alla jihad in Iraq e in Afghanistan, ma nel corso dei loro sermoni passano a decantare le virtù della jihad senza più specificare l’area geografica. Le loro parole diventano di carattere generale e possono essere applicate dappertutto, anche all’interno del nostro paese. E tutti noi diciamo ‘amen’ dopo che quei predicatori hanno lanciato i loro appelli per l’aiuto dei ‘santi combattenti’ dentro il nostro paese”.
Al-Riyadh pubblica anche un’intervista a Sa’ad Bin Ibrahim al-Bidna, un giovane saudita che è partito per l’Afghanistan per combattere nella jihad, è stato arrestato in Pakistan ed è stato consegnato agli Stati Uniti. “Molti non crederanno che io non ero particolarmente religioso, anche se recitavo le mie preghiere. Ma l’entusiasmo e il fanatismo infiammano il cuore dei giovani, ed io purtroppo ho seguito certe fatwa (decreti religiosi) pubblicati su internet che chiamavano i giovani alla jihad in certi paesi. Ci tentavano con discorsi sulla grandezza della ricompensa, sullo status dei martiri in cielo, sulle vergini che ti aspettano. Queste fatwa influenzano molti giovani non istruiti che non sono in grado di controllarne l’autenticità – conclude al-Bidna – Io non mi sono consultato con nessuno e ho commesso uno sbaglio enorme”.

(Da: YnetNews, 22.10.06)

Nella foto in alto: Donna pakistana durante manifestazioni anti-israeliane di venerdì a Karachi in occasione della giornata al-Quds (Gerusalemme). La scritta sulla fascia coi colori di Hezbollah: “Nasrallah, eccomi”.