Educazione palestinese

I dirigenti palestinesi avrebbero potuto impiegare i decenni trascorsi dopo Oslo per preparare la loro gente alla coesistenza con gli israeliani, anziché alimentare odio e intransigenza

Editoriale del Jerusalem Post

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Illustrazioni su libri di testo palestinesi: Israele è cancellato dalla carta geografica

Un certo numero di ostacoli apparentemente insormontabili impedisce a israeliani e palestinesi di porre fine a decenni di conflitto. Uno di questi è l’incessante istigazione ideata e realizzata da quella che dovrebbe essere la “moderata” Autorità Palestinese e finanziata, fra gli altri, dall’Unione Europea.

Nei giorni scorsi si sono registrate altre due segnalazioni della gravità del problema.

Lunedì Yossi Kuperwasser, ex capo della Divisione ricerca presso l’intelligence militare israeliana, ha detto al corrispondente militare del Jerusalem Post Yaakov Lappin che Israele è stato troppo morbido verso Fatah e i capi dell’Autorità Palestinese che promuovono apertamente l’istigazione. Martedì il corrispondente per gli affari arabi di Israel Radio, Gal Berger, ha rivelato i risultati di una vasta indagine sui testi scolastici adottati dall’Autorità Palestinese che offrono, per dirla con le parole di Berger, una vera e propria “infrastruttura ideologica” per la violenza contro gli israeliani.

Kuperwasser, che oggi dirige il Progetto sugli sviluppi regionali in Medio Oriente presso il Jerusalem Center for Public Affairs, ha indicato nell’istigazione che proviene dai vertici dell’Autorità Palestinese, compreso il presidente Mahmoud Abbas (Abu Mazen), la causa principale delle violenze degli ultimi mesi. Anche se non esiste un ordine esplicito di commettere atti di terrorismo, Abu Mazen, dice Kuperwasser, “ha agito in modo tale da far capire a tutti quello che voleva, ha parlato della necessità di impedire ‘infiltrazioni di coloni’ alla moschea di al-Aqsa e non ha mai smesso di decantare l’importanza della ‘resistenza popolare'”. Kuperwasser lamenta il fatto che nessuno paghi alcun prezzo per il fatto di istigare i palestinesi a continuare con gli attentati, e dice che le violenze attuali sono “frutto dell’istigazione costantemente all’opera da lungo tempo, e dell’indottrinamento della gente con particolare impatto sulla formazione della psicologia dei ragazzini”.

Sull’uniforme di una scuola elementare femminile dell’Autorità Palestinese a Hebron intitolata alla terrorista Dalal Mughrabi, la mappa della “Palestina”: Israele è cancellato dalla carta geografica

Sull’uniforme di una scuola elementare femminile dell’Autorità Palestinese a Hebron, intitolata alla terrorista Dalal Mughrabi, la mappa della “Palestina”: Israele è cancellato dalla carta geografica (clicca per ingrandire)

Berger, dal canto suo, ha fornito prove concrete di come esattamente viene inculcato questo indottrinamento. Berger ha esaminato più di 60 libri di testo approvati dal Ministero della pubblica istruzione dell’Autorità Palestinese per l’anno scolastico 2015-16 nelle classi dal primo al dodicesimo anno e ha scoperto che ben poco è cambiato, nonostante tutti i tentativi fatti sin dai tempi degli accordi di Oslo (1993-95) per fermare l’istigazione nelle scuole ufficiali palestinesi. I libri di storia che si occupano di seconda guerra mondiale, ad esempio, non fanno nessuna menzione della Shoà. Ai giovani palestinesi che prendono il diploma nelle scuole ufficiali dell’Autorità Palestinese non viene mai insegnato cosa fece il regime nazista al popolo ebraico. Il che, fra l’altro, impedisce loro di avere la minima idea del motivo per cui, nel 1947, la maggior parte dei paesi membri alle Nazioni Unite si convinse di votare a favore della creazione di uno stato ebraico accanto a uno arabo nella Palestina Mandataria britannica. Né possono capire cosa abbia spinto così tanti ebrei a lasciare l’Europa e immigrare in Israele prima, durante e dopo la guerra.

I libri di testo che insegnano l’islam glorificano gli shahid (martiri) come coloro che danno la vita al servizio all’islam, guerra santa compresa. Ai bambini nelle scuole viene insegnato che allo shahid vengono perdonati tutti i peccati e che il o la martire assurge al livello più alto dei cieli. I non-musulmani, viene insegnato, hanno diritti solo in quanto soggetti al dominio musulmano.

Alla TV dell’Autorità Palestinese: “Oh figli di Sion, i più malvagi fra le creature”

Non basta. I libri di testo ufficiali dell’Autorità Palestinese ignorano regolarmente l’esistenza dello stato d’Israele. Città israeliane come Haifa, Tiberiade, Giaffa, Ashdod e Petah Tikva vengono descritte come appartenenti alla “Palestina”. La superficie della “Palestina” viene identica come quella di Israele più Cisgiordania e striscia di Gaza. Tutto il territorio, anche quello su cui sorse Israele dopo la guerra d’indipendenza del 1948, viene definito come “occupato”.

Sia la dirigenza palestinese che il suo sistema scolastico ufficiale diffondono dunque lo stesso messaggio: lo stato di Israele non ha alcuna legittimità e il popolo ebraico è costituito da “coloni” senza alcun legame con questa terra. Ricorrere alla violenza e anche dare la vita per combattere contro gli “occupanti” israeliani è un dovere religioso che viene ricompensato nell’aldilà.

Un messaggio che non va esattamente nel senso della riconciliazione e della pace.

Purtroppo, l’Unione Europea e gli altri organismi internazionali che finanziano generosamente l’Autorità Palestinese e il suo sistema d’istruzione non hanno mai fatto abbastanza per convincere quella dirigenza a cambiare i libri di testo scolastici e porre fine all’istigazione. I dirigenti palestinesi avrebbero potuto impiegare i decenni trascorsi dopo Oslo per preparare la loro gente alla coesistenza con gli israeliani. Hanno scelto, invece, di alimentare odio e intransigenza. Non ci sarà una vera soluzione del conflitto fino a quando non cambierà questo stato di cose.

(Da: Jerusalem Post, 2.3.16)