Elezioni per la 25esima Knesset

Quinto voto in tre anni e sette mesi: un record. In attesa dell'esito, un’occhiata ad alcuni numeri delle elezioni 2022 in Israele

Di Nicky Blackburn

Nicky Blackburn, autrice di questo articolo

Martedì 1 novembre Israele andrà alle urne per la quinta volta di in tre anni e sette mesi. Per mettere in prospettiva il fatto, dirò che mio figlio ha appena compiuto 22 anni e sarà la quinta volta che andrà a votare per l’elezione del parlamento. In altri paesi potrebbe aver votato una volta, forse due. In Israele è già un elettore navigato.

Resta da vedere se l’affluenza alle urne diminuirà a causa della crescente stanchezza per il rapido ripetersi delle elezioni. Finora i sondaggi – che non sono sempre affidabili – fanno intendere che il risultato di queste elezioni potrebbe essere uno stallo, esattamente come ciascuna delle ultime quattro tornate elettorali. Stanchezza o meno, e per quanto il fenomeno sia frustrante, è importante per tutti ricordare che questa è democrazia all’opera (“Innanzi tutto – ha scritto il romanziere israeliano Eshkol Nevo in una lettera alla figlia pubblicata dal Corriere della Sera il 28 ottobre – non dare per scontato il fatto di poter votare. In Russia, in Cina, in Iran, in Turchia i cittadini non hanno una reale opportunità di influire sul proprio destino” ndr)

Nel frattempo, in attesa dell’esito, abbiamo pensato di dare un’occhiata ad alcuni numeri interessanti riguardo a queste ultime elezioni israeliane.

La serrata sequenza di elezioni anticipate significa che ora Israele è il primo paese al mondo in termini di frequenza delle elezioni. Con elezioni che dal 1996 si svolgono in media ogni 2,4 anni, Israele batte tutti gli altri paesi, inclusa la Grecia (2,53) e la Spagna (2,96).

2015: un’elettrice israeliana di origine etiope

Sono quasi 6,78 milioni i cittadini israeliani aventi diritto di votare in queste elezioni. Nelle scorse elezioni del marzo 2021 per la 24esima Knesset, l’affluenza alle urne è stata del 67,4%, la terza partecipazione più bassa nella storia di Israele. Nel 2006 l’affluenza alle urne è stata del 63,5% e nel 2009 del 64,7%. Al contrario, la più alta affluenza alle urne rimane quella alle prime elezioni israeliane del 1949, quando si recò a votare ben l’86,9% degli israeliani aventi diritto.

Sono 39 le liste che si contendono ufficialmente i seggi della 25esima Knesset. A parte i 12 o 13 partiti più grandi – innanzitutto il Likud di Benjamin Netanyahu e Yesh Atid di Yair Lapid – il nutrito elenco comprende liste come Yesh Kivun (“C’è una direzione”) e Alei Yarok (“Foglia verde”) che fanno campagna per la legalizzazione della marijuana; “Gioventù focosa” gestita da Hader Muchta, una influencer di TikTok che ha 20 anni ed è dunque di un anno troppo giovane per sedere alla Knesset; HaPiratim (“I Pirati”) che si battono per lo sviluppo e la promozione, ebbene sì, della pirateria (nel senso di una libertà di sapore anarchico in internet e nell’uso di materiali sotto copyright ndr).

L’elezione di Israele costerà circa 22 dollari per elettore. Infatti, secondo la Commissione finanze della Knesset, le elezioni comportano un budget di circa 151 milioni di dollari. In base al numero di potenziali elettori si arriva alla cifra di 22 dollari a testa. Circa 43 milioni di dollari – il 28% del budget – saranno stanziati per i compensi degli scrutatori ai seggi. Altri 6,5 milioni per le precauzioni anti-covid: una cifra nettamente in calo rispetto ai 66 milioni di dollari destinati alle misure contro la pandemia nelle precedenti elezioni del marzo 2021.

1949: cittadini arabi israeliani al voto per l’elezione della prima Knesset. L’affluenza in quelle elezioni rimane la più alta della storia d’Israele

In Israele, la giornata delle elezioni per la Knesset viene dichiarata giorno festivo. In quanto festività retribuita per i dipendenti, secondo le stime dell’Israel Democracy Institute il primo novembre costerà all’economia israeliana tra 733 e 837 milioni di dollari. Le piccole e medie imprese sostengono il 43-53% di tali costi. Il costo totale delle sei giornate elettorali dal 2015 a oggi, comprese queste del 2022, è stimato dalla Israel Manufacturers Association in 4 miliardi di dollari: non sorprende che le aziende chiedano insistentemente al governo di porre fine alla norma del giorno elettorale festivo. D’altra parte, per molti israeliani il giorno delle elezioni diventa anche un’opportunità per andare in spiaggia, nei parchi o nei centri commerciali. Secondo Automated Bank Services, il gestore del sistema di pagamento nazionale per le società di carte di credito, il giorno delle elezioni di marzo 2021 gli israeliani hanno speso 90,4 milioni di dollari fra le 9 e le 12 del mattino.

Ma di tutti i numeri, il più cruciale nelle elezioni israeliane resta il 61. La Knesset (il parlamento monocamerale) è composta da 120 membri. Per avere la maggioranza, un partito dovrebbe avere il sostegno di 61 parlamentari. Nei 74 anni di storia del paese nessun singolo partito ha mai conseguito un tale risultato. Dunque, dopo ogni elezione gli aspiranti primi ministri devono negoziare e manovrare con diversi altri partiti per formare una coalizione di almeno 61 seggi, cosa che spesso conferisce ai partiti minori un peso politico che normalmente non avrebbero. Se dopo le elezioni di novembre nessun partito potrà raccogliere una coalizione di 61 seggi, Israele dovrà tornare alle urne. Per la sesta volta.

(Da: israel21c.org, 27.10.22)

 

I soldati delle Forze di Difesa israeliane votano in 710 seggi allestiti nelle basi e nelle postazioni militari in tutto il paese. Il seggio elettorale più settentrionale è al posto d’osservazione Astra, in cima al monte Hermon; il più meridionale nella postazione di Taba, vicino al valico di frontiera con l’Egitto. Circa il 22% dei seggi nelle località più remote sono stati aperti in anticipo consentendo ad alcuni soldati di iniziare a votare sin da domenica. Secondo le Forze di Difesa israeliane, circa il 29% dei soldati vota per la prima volta: i giovani israeliani, ragazzi e ragazze, vengono arruolati a partire dai 18 anni, che è anche l’età in cui si acquisisce il diritto di voto.
(Da: Jerusalem Post, 31.10.22)

Non si può dimenticare che queste elezioni cadono in un periodo caratterizzato da una recrudescenza di attentati terroristici. Secondo i servizi di sicurezza israeliani, nell’ultimo anno ci sono stati 2.204 attacchi e aggressioni di matrice terrorista che hanno causato la morte di 25 persone, l’ultima sabato scorso presso Hebron. Si tratta del numero più alto dal 2015, quando la cosiddetta “intifada dei coltelli” aveva causato 29 vittime in 2.558 attacchi.
(Da: Times of Israel, 31.10.22)

Yossi Barash, 94 anni, ha votato in tutte le elezioni per la Knesset da quando è nato lo stato di Israele

Yossi Barash, 94 anni, non ha mai perso un solo giorno di elezioni in tutta la sua vita, il che significa che ha votato in tutte le elezioni politiche da quando è nato lo stato di Israele. “Ho sempre votato – racconta Barash a YnetNews – con la pioggia e i temporali o con il caldo rovente, sono sempre arrivato al mio seggio elettorale”. Barash è nato a Tel Aviv nel 1927. Nel 1928 la sua famiglia si è trasferita nella località settentrionale di Kfar Yehoshua, dove risiede ancora oggi. Barash ha due figli, sette nipoti e nove pronipoti. “Quando ho votato per la prima volta (14 febbraio 1949 ndr) non ero tanto emozionato quanto piuttosto molto preoccupato per il futuro dello stato – ricorda Barsh – La situazione allora era terrificante, eravamo un piccolo paese di meno di un milione di abitanti circondato da stati arabi ostili molto più grandi. Ero troppo preoccupato per emozionarmi”. Anche se molti israeliani considerino il giorno delle elezioni una giornata libera da utilizzare per rilassarsi in spiaggia o al centro commerciale, Barash è determinato a continuare a votare il più a lungo possibile. “Non ho mai dato la priorità a programmi da giorno festivo rispetto al voto. Per me è sempre stato importante esprimere il mio voto nell’urna”. Anche Barash lamenta il prolungato stallo politico in cui il paese si ritrova negli ultimi anni. “Non è bene andare a votare per la quinta volta in poco più di tre anni – dice – Ma le persone con cui parlo voteranno. Non è importante per chi votano, ma continueranno a votare. I miei nipoti voteranno perché sanno quanto sia importante. Bisogna votare, è il dovere civico più importante”.
(Da: YnetNews, 30.10.22)