Elite arabe contro Hamas

I gruppi dirigenti arabi sanno che gli islamisti minacciano futuro e progresso del mondo arabo

Da un editoriale del Jerusalem Post

image_2359Come previsto, è iniziata: la lobby europea sedicente filo-palestinese, i pacifisti a riflesso condizionato pavloviano, gli estremisti islamici e le cosiddette “piazze arabe” hanno iniziato a manifestare contro le operazioni israeliane anti-Hamas nella striscia di Gaza. A Londra, rumorose manifestazione di islamisti ed estremisti di sinistra davanti all’ambasciata israeliana. Marce di protesta contro “l’olocausto palestinese” a Copenhagen, Parigi e Madrid. Una protesta del Partito Islamico Sunnita iracheno nella città settentrionale di Mosul è stata brutalmente interrotta da un attentatore suicida in bicicletta che si è fatto esplodere uccidendo una persona e ferendone altre sedici. Ci si potrebbe domandare perché mai al-Qaeda voglia attaccare altri sunniti anti-sionisti: evidentemente la sete di caos e di sangue degli estremisti islamisti fa premio su tutto.
Raduni pro-Hamas sono stati organizzati nelle piazze da Teheran a Beirut, da Bagdad al Cairo. Cittadini arabi israeliani hanno proclamato uno sciopero generale, accompagnato da sporadici lanci di pietre e falò di pneumatici. Un ministro arabo israeliano si è rifiutato di partecipare a una riunione di gabinetto. Giovani palestinesi di Gerusalemme est hanno inscenato tumulti mentre i loro fratelli più anziani partecipavano allo sciopero.
È curioso notare come la strage di 14 scolari in Afghanistan domenica scorsa per mano di un attentatore islamista, l’attentato suicida talebano in Pakistan che ha mietuto la vita di 30 musulmani e l’ininterrotta incassante carneficina fratricida in Iraq (9.000 morti solo nel 2008) non abbiano suscitato nelle piazze arabe nemmeno la metà dell’ira furibonda scatenata dal diritto all’autodifesa esercitato da ebrei israeliani con la controffensiva anti-Hamas.
Detto questo, è utile dare un’occhiata al di là di queste folle – con i loro cartelli incendiari, i loro slogan striduli, le loro immancabili bandiere israeliane date alle fiamme – e notare una frattura nel mondo arabo e islamico di notevole portata.
Le elite arabe – i politici, gli statisti, gli accademici, i giornalisti, gli uomini d’affari – preferiscono ovviamente premettere ad ogni loro critica la condanna dei “crimini” di Israele, ma una parte significativa di questi gruppi dirigenti – che sarebbe semplicistico definire “moderati” – riconosce che è a Hamas che va imputata la responsabilità per ciò che sta accadendo nella striscia di Gaza: il cuore vorrebbe sostenere Hamas, ma il cervello sa che il fanatismo, l’intolleranza politica e l’arretratezza sociale propugnate dagli islamisti costituiscono una gravissima minaccia per il futuro del mondo arabo. Queste elite prevalentemente sunnite – al Cairo come a Riad o ad Amman, nel Maghreb come nel Golfo o in occidente – non vogliono vedere le loro società scimmiottare i talebani o gli ayatollah.
Il capo di Hezbollah Hassan Nasrallah, che vive ancora nascosto da qualche parte sotto terra a due anni dalla sua presunta vittoria contro Israele nella seconda guerra in Libano, denuncia da tempo questo atteggiamento, e cerca di salvare le sorti di Hamas – un’organizzazione in cui lui e i suoi padrini iraniani hanno investito parecchio – facendo appello alla mobilitazione delle piazze arabe. Ha praticamente invocato un’insurrezione in Egitto. Come ha riferito la tv Al Jazeera, “Nasrallah ha spronato gli egiziani a costringere il loro governo ad aprire la frontiera fra il paese e la striscia di Gaza. ‘Se il popolo egiziano scendesse in strada a milioni – ha detto – potrebbe forse la polizia uccidere milioni di egiziani? Popolo d’Egitto, tu devi aprire quel confine con la forza del tuo petto’.”
Ciò che il demagogo capo di Hezbollah si ha attentamente trascurato di dire alla moltitudine che lo guardava su uno schermo gigante mentre parlava loro dal suo bunker, è che Hezbollah e Iran hanno spinto a Hamas a optare per lo scontro con Israele mentre l’Egitto – e il presidente dell’Autorità Palestinese Mahmoud Abbas (Abu Mazen) – si stavano adoperando per convincere Hamas a rispettare il cessate il fuoco.
Nasrallah per metà ha ragione. Le elite arabe soffrono di una sorta di schizofrenia. Mentre cercano di togliere le castagne dal fuoco di Hamas facendo pressione su Washington perché spinga Israele a recedere, nello stesso tempo sanno fin troppo bene che Hamas (come Hezbollah e la Fratellanza Musulmana) minacciano non soltanto i loro regimi, ma qualunque progresso politico nel mondo arabo.
Magari le monarchie giordana e saudita, gli emirati del Golfo e il presidente egiziano sapessero tener testa agli islamisti. Come? Per esempio promuovendo gradualmente governi trasparenti e stato di diritto, e abituando le loro masse all’idea della tolleranza, e del governo della maggioranza nel rispetto delle minoranze. Il che contribuirebbe a forgiare istituzioni politiche moderne e stabilità sociale. Le elite arabe devono offrire alle loro popolazioni una valida alternativa all’estremismo islamista. Potrebbero iniziare col ridefinire che cosa significa essere davvero pro-palestinesi, dissociando la causa palestinese dall’intransigente rifiuto anti-Israele. In questo senso, se Israele riuscirà a ridimensionare Hamas, renderà un prezioso servizio al progresso degli interessi arabi almeno quanto alla sicurezza dei propri cittadini.

(Da: Jerusalem Post, 30.12.08)

Nella foto in alto: indottrinamento al terrorismo per bambini palestinesi sotto Hamas