Etica delle armi

Agenti addestrati ad usarle solo ed esclusivamente per neutralizzare le minacce

Da un articolo di Mickey Levy

image_2179(Lunedì scorso, durante il dibattito alla commissione interni della Knesset sull’attentato del bulldozer del 2 luglio, un parente della terza vittima ha accusato il poliziotto che per primo ha raggiunto il terrorista sulla cabina del bulldozer di aver esitato e di “non averlo finito per timore di conseguenze legali”. Già ferito, il terrorista riuscì poco dopo a muovere di nuovo il bulldozer schiacciando un altro veicolo, quello di Batsheva Unterman, uccisa sul colpo. L’ex-comandante del distretto di polizia di Gerusalemme Miki Levy replica all’accusa con questo articolo.)

Tutti noi israeliani veniamo educati durante il servizio militare ad aderire al codice di quella che chiamiamo Tohar HaNeshek (“purezza delle armi”), che fra l’altro significa usare le armi secondo regole morali. Nel momento in cui viene presa le decisione di sparare un proiettile, l’obiettivo deve essere quello di colpire e neutralizzare le azioni del nemico. Quando abbiamo fatto fuoco e il nemico o il terrorista è stato colpito e abbiamo la convinzione che sia stato neutralizzato, non è permesso sparare di nuovo, quand’anche si trattasse del terrorista più spregevole e temibile.
Noi non spariamo mai a sangue freddo. Solo quando la minaccia non è stata sventata, l’azione per neutralizzarla può comportare il cosiddetto “colpo di grazia”.
La situazione che ha visto un terrorista alla guida di un bulldozer lanciarsi sulla gente in una strada di Gerusalemme è stata inizialmente affrontata da una poliziotta israeliana di 22 anni che aveva immediatamente capito di trovarsi di fronte a un atto di natura terroristica. L’agente decise pertanto di sparare al guidatore del bulldozer scatenato, mentre era in ancora piena corsa.
Con tutto il dovuto rispetto – tanto di cappello – per il valoroso militare che di lì a poco avrebbe fatto mostra di grande coraggio negli istanti conclusivi della vicenda, va comunque detto che la sua è stata la parte relativamente più facile dell’intera vicenda.
La parte più difficile è toccata all’agente Revital Nahum, che ha preso la difficile decisione di sparare al conducente del bulldozer in corsa. A mio modo di vedere, la Nahum è il vero eroe: messa di fronte a una difficilissima situazione, ha sparato due proiettili e ha colpito il terrorista mettendo di fatto termine alla sua corsa.
Il collega dell’agente che subito dopo salì alla cabina del guidatore vide che il terrorista era privo di conoscenza e pertanto, correttamente, abbassò l’arma senza sparargli ulteriormente. Questo è esattamente il tipo di situazione in cui un agente della sicurezza israeliano è addestrato a trattenere il fuoco, cioè a non sparare a sangue freddo quand’anche si trovasse davanti al più odioso dei terroristi.
Purtroppo pochi istanti dopo il terrorista, riavutosi per una sassata scagliata da un civile, dopo aver brevemente lottato con l’agente di polizia riusciva malauguratamente a rimettere in movimento la scavatrice, colpendo e uccidendo un’altra donna. (È stato allora che è intervenuto il soldato in licenza il quale, presa l’arma del poliziotto, ha sparato sul terrorista uccidendolo.)
Resta tuttavia un dato di fatto che il poliziotto non avrebbe potuto agire diversamente. Se avesse sparato al terrorista mentre era privo di conoscenza, avrebbe compiuto un atto immorale. Ma noi siamo un popolo che si conforma alla legge morale, e nel Libro dei Libri è scritto: “Non commenterai omicidio”.
Si badi che, per quanto mi riguarda, non sono esattamente ciò che si definirebbe una mammoletta. Lo dimostra il fatto che, nel marzo 2002, quando ero a capo della polizia di Gerusalemme, non esitai ad ordinare di sparare a un terrorista ammanettato che indossava una cintura esplosiva da attentato suicida. Infatti, sebbene quel terrorista fosse stato agguantato in tempo e i suoi polsi ammanettati, continuava tuttavia a lottare selvaggiamente e c’era il concreto pericolo che riuscisse a far detonare l’ordigno che aveva addosso. Pertanto diedi l’ordine di puntare un’arma e sparargli.
Era dunque una situazione completamente diversa da quella in cui si è trovato l’agente di polizia salito sul bulldozer, che ha deciso di non sparare al terrorista quando l’ha visto, in quel momento, neutralizzato.
Il concetto di “colpo di grazia” è immorale e non ha basi giuridiche nel sistema israeliano.

(Da: YnetNews, 10.07.08)