Ex parlamentare di Baghdad: “La maggior parte degli iracheni è ben contenta dell’eliminazione di Soleimani”

Mithal al-Alusi definisce il generale iraniano un “terrorista internazionale” e ricorda la sua feroce repressione delle manifestazioni anti-governative in Iraq

Di Heather Robinson

Heather Robinson, autrice di questo articolo

L’ex parlamentare iracheno Mithal al-Alusi ha dichiarato lunedì, in un’intervista telefonica, di appoggiare la decisione del presidente Usa Donald Trump di far eliminare Qassem Soleimani, capo della Forza Quds iraniana, il ramo del Corpo delle Guardie Rivoluzionarie Islamiche responsabile delle operazioni terroristiche al di fuori dell’Iran. E ha aggiunto d’essere convinto che la maggior parte degli iracheni è “ben contenta ” dell’uccisione di Soleimani. “Soleimani ha assassinato molti musulmani, molti americani, molti europei e molti ebrei – mi dice Alusi – Forse più del capo dell’Isis Abu Bakr al-Baghdadi e più del capo di al-Qaeda Osama bin Laden. Era un terrorista internazionale di altissimo livello”.

Alusi, parlamentare per tre legislature a Baghdad come leader del Partito Nazionale Iracheno – una formazione classicamente liberale che sostiene i diritti umani, lo stato di diritto, la stampa libera e relazioni normali tra Iraq e Israele – conosce in prima persona gli orrori del terrorismo. Nel febbraio 2005 i terroristi assassinarono i suoi due figli Ayman, di 30 anni, e Jamal, di 22, come vendetta trasversale contro la scelta del padre di recarsi in Israele per partecipare a una conferenza sull’anti-terrorismo. Rifiutando di farsi intimidire, Alusi rimase in Iraq e continuò a servire in parlamento per più di dieci anni. Durante i suoi tre mandati ha continuato a sostenere la normalizzazioni dei rapporti tra Iraq e Israele e a recarsi di tanto in tanto nello stato ebraico, nonostante almeno un tentativo fallito di assassinarlo.

Mithal Al-Alusi

Alusi si è poi rifiutato di candidarsi per un quarto mandato in un parlamento che, a suo dire, è stato ormai in gran parte corrotto dall’Iran mediante intimidazioni e bustarelle. Lo sa per certo, dice, perché dei funzionari iraniani hanno offerto anche a lui ingenti somme di denaro perché da parlamentare promuovesse gli interessi di Teheran, cosa che si rifiutò di fare.

A dispetto delle manifestazioni esteriori contro l’eliminazione di Soleimani, secondo Alusi la maggior parte degli iracheni, quella che lui definisce la maggioranza silenziosa del paese, “è ben contenta” dell’uccisione del generale iraniano. “Vai a vedere le vere reazioni sui nostri social network – mi dice Alusi – Certo, non tutti. Ma in generale siamo davvero contenti, direttamente o indirettamente. Molti iracheni sono poveri e non possono permettersi di affrontare le milizie, ma privatamente dicono che sono ben felici”. E uno dei motivi per cui molti iracheni sono felici, spiega Alusi, è che sanno che Soleimani ha supervisionato la sanguinosa repressione dei manifestanti iracheni scesi in piazza nei mesi scorsi per protestare contro il malgoverno dell’Iraq e le ingerenze iraniane. Da ottobre, almeno 500 iracheni sono stati uccisi e ben 25.000 feriti dalla spietata repressione di cui Soleimani era uno dei responsabili.

Alla domanda se crede che l’uccisione di Soleimani possa causare rappresaglie terroristiche pilotate dall’Iran, Alusi risponde che certamente può accadere. Ma aggiunge che, comunque, i galoppini iraniani sono già impegnati a realizzare attentati contro civili innocenti in molti luoghi, e lo sono da molti anni. “È storia vecchia” dice, e aggiunge che anche per questa ragione lui era da tempo favorevole ad un’azione contro Soleimani. “Ora – conclude – è il momento di promuovere contatti e cooperazione fra la società irachena e la società israeliana giacché entrambe, soprattutto tra i giovani, vogliono vivere in pace e sicurezza”.

(Da: jns.org, 7.1.20)

Fred Maroun

Scrive Fred Maroun: Nel mese che ha preceduto l’assassinio di Soleimani, le forze di sicurezza iraniane di cui era a capo Soleimani hanno ucciso a sangue freddo 1.500 civili iraniani disarmati (tra cui almeno 17 minorenni e 400 donne) il cui unico crimine era quello di protestare contro la situazione economica del regime, tra cui un aumento dei prezzi del carburante. La Guida Suprema iraniana Ali Khamenei aveva detto alle forze di sicurezza: “La Repubblica Islamica è in pericolo: fate tutto il necessario per farla finita. E’ il mio ordine”.

Definendo Soleimani un “assassino di massa globale”, Al Arabiya ha scritto: “Soleimani non era solo responsabile, direttamente e indirettamente, della morte di americani, ma di migliaia di persone in tutto il mondo”. Malak Chabkoun, un’editorialista di Al-Jazeera nota per non essere una fan del presidente Donald Trump né degli Stati Uniti, ha scritto: “E’ imperdonabile ignorare i crimini di Soleimani, di al-Muhandis e di coloro di cui erano al servizio. L’uccisione di Soleimani e di al-Muhandis ha dato a molti abitanti del Medio Oriente un senso di sollievo per il fatto che infine si sono liberati di due capi miliziani che hanno causato molte sofferenze alle loro comunità. Non si possono ignorare i crimini che l’Iran e i suoi gregari regionali hanno commesso negli ultimi dieci anni. L’Iran ha sostenuto e caldeggiato la feroce repressione da parte del regime siriano delle proteste dell’opposizione e, in seguito, l’uccisione in massa di civili mediante bombardamenti e assedi spietati. Ha anche mandato figli di profughi afgani a combattere per suo conto in Siria, ha inviato attrezzature e personale militare agli Houti nello Yemen accusati, proprio come i loro nemici sauditi ed emiratini, d’aver commesso crimini di guerra nel conflitto in quel paese. E in Iraq ha sostenuto e diretto le milizie che hanno commesso svariati crimini contro i civili di quel paese”.

3 gennaio 2020: nella città siriana di Binnish, presso Idlib, Aziz Asmar posa accanto al suo murale intitolato “Qassem Soleimani nella pattumiera della storia”

Che si arrivasse all’eliminazione mirata di Soleimani era probabilmente inevitabile, come ha scritto Times of Israel. Eppure l’uccisione di quell’assassino di massa è stata condannata molto di più del massacro di 1.500 civili iraniani innocenti da parte del regime iraniano. Di Trump c’è poco da fidarsi, cosa che probabilmente ha alimentato la paura che l’uccisione di Soleimani scatenasse una guerra regionale. Ma si trattava solo di un’ipotesi, mentre l’assassinio di centinaia manifestanti iraniani era un fatto reale e concreto, ed era quasi certo che sarebbe accaduto di nuovo. E poi, tutta questa paura per lo scoppio di una guerra regionale risulta abbastanza bizzarra se si considera che di guerre, in Medio Oriente, ce ne sono in continuazione, in gran parte proprio a causa del regime iraniano che impiega ai vertici militari gente come Solimani. Evidentemente ci si preoccupa molto di più per eventi ipotetici, che potrebbero potenzialmente toccarci da vicino, che non di una vera tragedia come il massacro di 1.500 persone innocenti in un paese lontano. Dopo che il regime iraniano ha reagito lanciando una quindicina di missili su una base americana in Iraq, i mass-media si sono chiesti se ciò sarebbe bastato per “soddisfare il desiderio di vendetta degli iraniani” per l’uccisione di Soleimani. Ma nessuno che si sia interrogato sulla rabbia degli iraniani per la strage di 1.500 civili disarmati.
(Da: Times of Israel, 9.1.20)