Falsi e ignoranti

Tre spudorate menzogne nel primo rapporto della Commissione d'inchiesta Onu su Israele. Ed è solo l'inizio

Da David M. Litman

David M. Litman, autore di quetso articolo

Lo scorso 7 giugno la nuova Commissione d’inchiesta anti-israeliana del Consiglio Onu per i diritti umani ha pubblicato il suo primo rapporto. Conoscendo i trascorsi delle agenzie delle Nazioni Unite, pochi si sorprenderanno del fatto che il rapporto è farcito di narrazioni assai discutibili sui malvagi israeliani e le indifese vittime palestinesi. E come accade solitamente con le Nazioni Unite, il rapporto è anche pieno di basilari errori di fatto.

Di seguito presentiamo solo tre delle falsità sostanziali che si trovano nel rapporto della Commissione d’inchiesta e che dimostrano non solo l’indifferenza dei funzionari Onu per scrupolosità e accuratezza, ma anche la loro predisposizione a ingannare i lettori.

1) La Commissione d’inchiesta Onu convenientemente si dimentica del confine meridionale della striscia di Gaza. Infatti, al paragrafo 16 il rapporto afferma: “Nonostante la pretesa di Israele di essersi disimpegnato da Gaza nel 2005 … Israele continua ad occupare il territorio in virtù del controllo esercitato, tra l’altro, … sui valichi di terra ai confini”. In realtà, non è vero che Israele controlla tutti i “valichi di terra ai confini”. Il confine meridionale di Gaza non è con Israele, ma con l’Egitto. Su quel confine si trova il valico di Rafah, sul quale Israele non esercita alcuna autorità: ne hanno il controllo le rispettive autorità palestinesi ed egiziane. Ma la clamorosa svista non può essere attribuita a ignoranza. I commissari sono ben consapevoli dell’esistenza del valico di Rafah, tanto è vero che al paragrafo 4 scrivono: “Il governo egiziano ha manifestato la propria disponibilità a collaborare con la Commissione, ma non ha ancora risposto alla richiesta della Commissione di accedere alla striscia di Gaza attraverso il valico di Rafah”. Evidentemente la Commissione d’inchiesta Onu sa benissimo che il valico di frontiera di Rafah non è controllato da Israele, bensì dall’Egitto, tanto è vero che è alle autorità egiziane, e non a quelle israeliane, che ha chiesto di accedere attraverso quel valico. Ma quando si tratta di sostenere che Israele controlla tutti i confini di Gaza, ecco che il valico di Rafah scompare. L’errore dunque non è dovuto a ignoranza, ma a pura malafede.

Il valico di frontiera di Rafah fra striscia di Gaza ed Egitto, versante palestinese

2) False affermazioni sui residenti di Gerusalemme est. Dimostrando una completa mancanza di conoscenza, o un’inquietante attitudine a mentire, la Commissione d’inchiesta Onu fa un’affermazione oggettivamente falsa circa lo status degli abitanti di Gerusalemme est, quando scrive: “La situazione è diversa a Gerusalemme est, che dalla sua pretesa annessione da parte di Israele è stata soggetta al sistema giuridico interno israeliano sebbene i suoi residenti palestinesi non abbiano diritto alla cittadinanza israeliana”. In realtà, i residenti palestinesi hanno diritto alla cittadinanza israeliana, tanto è vero che nel 2019 circa 1.200 di loro l’hanno chiesta e ottenuta. Dopo che nel 1967 Israele ha espugnato parti di Gerusalemme che erano occupate dalla Giordania, a tutti i residenti palestinesi è stato riconosciuto lo status di residenti permanenti con la facoltà, se lo desiderano, di acquisire piena cittadinanza israeliana. Se è vero che molti di loro si rifiutano di richiedere la cittadinanza per una serie di ragioni politiche e personali, molti altri invece l’hanno fatto e nel corso degli anni sono diventati cittadini israeliani. Anzi, il successo in alcuni recenti ricorsi legali ha reso il processo ancora più agile per i residenti palestinesi che desiderano la cittadinanza israeliana. Dunque, l’affermazione della Commissione d’inchiesta Onu è semplicemente falsa.

3) Travisamento dei termini degli Accordi di Oslo. Qualsiasi “commissione d’inchiesta” incaricata di indagare a fondo un conflitto dovrebbe, come minimo, avere una conoscenza di base degli accordi legali fondamentali relativi a quel conflitto. In questo caso, ciò include i cosiddetti Accordi di Oslo che regolano tutt’ora i rapporti tra Israele e l’Autorità Palestinese (creata proprio nell’ambito dei quegli Accordi). Invece, ecco cosa scrive la Commissione d’inchiesta Onu: “Negli anni ’90 gli accordi di Oslo avevano lo scopo di avviare un processo volto al raggiungimento di un trattato di pace [e] istituire un’Autorità Palestinese di autogoverno provvisorio … per il popolo palestinese in Cisgiordania e nella striscia di Gaza”. E aggiunge: “L’intero territorio, diviso dagli accordi di Oslo nelle aree A, B e C, doveva essere gradualmente consegnato ai palestinesi”. Il che è del tutto falso. In nessuna parte gli accordi di Oslo stabilivano che “l’intero territorio” doveva essere consegnato ai palestinesi. Infatti, la questione dei confini definitivi e la sorte degli insediamenti erano esplicitamente demandate a “negoziati sullo status permanente” che le parti dovevano tenere e concludere successivamente. I commi 2 e 3 dell’art. 5 della Dichiarazione di Principi del 13 settembre 1993 recitano: “Appena possibile, e comunque non oltre l’inizio del terzo anno del periodo provvisorio, avranno inizio negoziati sullo status permanente tra il governo di Israele e i rappresentanti del popolo palestinese. Resta inteso che tali negoziati riguarderanno le questioni rimanenti, tra cui: Gerusalemme, i profughi, gli insediamenti, le disposizioni di sicurezza, i confini, i rapporti e la cooperazione con altri vicini e altre questioni di interesse comune”. Dunque, lungi dal fissare confini definitivi, come sostiene falsamente la Commissione d’inchiesta Onu, gli Accordi di Oslo hanno dato vita a un accomodamento provvisorio in attesa che le parti negoziassero e concordassero un accordo definitivo sulle questioni relative allo status permanente. Confini compresi. Affermare il contrario significa manipolare gli accordi firmati e ingannare i lettori.

Il rapporto pubblicato martedì scorso non è che il primo prodotto dalla Commissione d’inchiesta Onu, che ha il compito di fornirne due ogni anno, senza limiti di tempo. E queste che abbiamo segnalato non sono che alcune delle falsità che caratterizzano questo primo rapporto. Dati i precedenti delle agenzie delle Nazioni Unite in fatto di attacchi infondati e faziosi contro lo stato ebraico, non c’è che aspettarsi da questa Commissione altre e peggiori disonestà in futuro.

(Da: jns.org, 12.6.22)