Falsità, mezze verità e secondi fini del rapporto russo sull’abbattimento dell’aereo in Siria

Mosca è alla ricerca di alibi e capro espiatorio per coprire l'incompetenza e gli errori degli operatori della difesa antiaerea russi e siriani

Di Ron Ben-Yishai

Ron Ben-Yishai, autore di questo articolo

La cosa più sorprendente del rapporto presentato dal Ministero della difesa russo che attribuisce a Israele la responsabilità dell’abbattimento per mano siriana dell’aereo da ricognizione russo a Latakia la scorsa settimana è il fatto che ignora totalmente i risultati dell’indagine condotta da Israele, che il capo dell’aviazione militare israeliana, generale Amikam Norkin, e funzionari dell’intelligence israeliana hanno presentato personalmente a Mosca. Con una mossa quasi senza precedenti, infatti, Israele ha immediatamente mandato a Mosca il comandante dell’aviazione munito di un’ampia documentazione, autorizzata e dettagliata, allo scopo di gettare luce su ciò che era accaduto. Norkin si è incontrato a Mosca con alti funzionari russi, tra cui il suo omologo russo, eppure il rapporto dei russi pubblicato domenica non fa che ripetere le primissime affermazioni, secondo cui la responsabilità dell’incidente ricadrebbe solo su Israele, senza nemmeno menzionare la versione di Israele. Il rapporto russo non cerca nemmeno di confutare le affermazioni israeliane o di avanzare controdeduzioni rispetto alle informazioni fornite da Israele. Ancora più sorprendente è che il Ministero della difesa russo ha semplicemente ripetuto, parola per parola, senza alcun cambiamento, la versione degli eventi che aveva diffuso poche ore dopo l’incidente. A leggere il rapporto russo, sembra che Israele non abbia fatto nessun tentativo di chiarire le cose. Il generale Norkin non viene nemmeno menzionato. Il rapporto, che prometteva una valutazione degli eventi minuto per minuto, in realtà, oltre a incolpare Israele, non contiene praticamente nulla di nuovo nel merito dei fatti.

Leggendo il rapporto del Ministero della difesa russo non è difficile capire quale scopo esso si proponga veramente. Innanzitutto, serve per accampare scuse di fronte all’opinione pubblica russa circa le cantonate prese dalle forze schierate in Siria la notte dell’incidente: lacune ed errori nella situazione aerea complessiva che hanno contribuito all’abbattimento dell’aereo non meno delle difese siriane che hanno premuto il grilletto e lanciato il missile SAS contro l’Ilyushin Il-20.

La conferenza stampa del portavoce militare russo

Il Ministero della difesa russo non ha incluso nel suo rapporto nessun avvertimento o minaccia di ritorsione. E questo è un buon segno, giacché in tutta questa storia il Ministero della difesa russo è il “cattivo” che sta cercando di cavarsela a buon prezzo a spese di Israele. Il presidente Vladimir Putin cerca invece di giocare la parte del “poliziotto buono” che vuole salvaguardare i rapporti con Israele e con il primo ministro Benjamin Netanyahu (“E’ stata una tragica catena di circostanze dettate dal caso, perché il nostro jet non è stato abbattuto da un aereo israeliano” ha dichiarato Putin, non citato nel rapporto). Dunque il Ministero della difesa russo sa che non può spingersi troppo oltre, formulando minacce contro Israele che non potrebbe mantenere.

La prova che gli ufficiali russi in servizio nella base aerea di Khmeimim non hanno letto correttamente la battaglia in corso sta nel primo messaggio che hanno inviato al Ministero della difesa a Mosca, in cui dicevano d’aver registrato lanci di missili da una fregata francese nel Mediterraneo verso obiettivi dell’esercito siriano a Latakia. Hanno anche erroneamente riferito che alcuni obiettivi, come la centrale elettrica di Latakia, erano stati colpiti. Un altro errore clamoroso i russi l’hanno fatto quando non hanno fornito ai loro alleati siriani i segnali elettronici che identificavano come russi i loro aerei. Gli ufficiali russi che operano congiuntamente con le difese siriane non hanno supervisionato adeguatamente il fuoco antiaereo e gli schermi radar mentre gli operatori siriani premevano il pulsante di lancio. Gli ufficiali russi erano lì, e si tratta di ufficiali sicuramente in grado di riconoscere gli aerei russi. Ma per una ragione che non è chiara (e che non viene spiegata nel rapporto), è stato fatto uno sbaglio o qualcuno non è stato all’altezza della sua responsabilità professionale. L’affermazione che i jet israeliani avrebbero usato l’aereo russo come copertura contro i sistemi di difesa aerea siriana non è altro che un espediente per coprire questo fiasco. Si può anche vedere il rapporto come l’espressione delle lotte di potere in corso tra vari funzionari della sicurezza nel Ministero della difesa russo e negli uffici di Putin. L’incidente offre ai funzionari del Ministero della difesa un’occasione per attaccare Israele e rendere più facile la fornitura di armi russe ai loro alleati in Medio Oriente (lunedì il ministro della difesa russo Sergei Shoigu ha annunciato che entro due settimane Mosca fornirà alla Siria il sistema antimissile S-300, più evoluto dell’S-200 attualmente in dotazione a Damasco). Ma l’obiettivo principale, come si è detto, è l’opinione pubblica russa, e garantirsi che lo smacco non incoraggi in alcun modo gli elementi di opposizione al Cremlino. Un’altra ragione delle accuse infondate contro Israele è quella di strappare a Israele nuovi termini di accordo rispetto alla situazione in Siria. Si può presumere che i russi cercheranno di usare l’incidente per limitare la libertà d’azione di Israele nei cieli della Siria. Il che verrà poi presentato ai regimi di Damasco e Teheran come un successo di cui dovranno “sdebitarsi”.

Il capo dell’aviazione israeliana, generale Amikam Norkin, a Mosca

Ma quanto è credibile il rapporto dei russi? La cosa che balza agli occhi è che il Ministero della difesa ha sorvolato sul semplice dato di fatto che l’aereo è stato abbattuto dalle difese siriane, e non da Israele. Il rapporto tenta di creare l’impressione che il solo responsabile dell’abbattimento sia Israele, motivo per cui non menziona nemmeno questo basilare dato di verità, e non menziona nemmeno l’evidente responsabilità di Hezbollah e Iran per aver cercato di usare la presenza militare russa come scudo contro i raid israeliani. Questa serie di fatti che vengono ignorati nel rapporto gettano seri dubbi sulla sua validità, ma anche sui limiti che il Cremlino non vuole oltrepassare con Israele. I russi cercheranno sicuramente di spremere il più possibile da questa crisi artificiale con Israele, ma verosimilmente non si spingeranno fino al punto di affrontare direttamente Israele.

Le lacune del rapporto sono vistose. Vediamone alcune. I russi accusano gli israeliani di aver dato meno di un minuto di preavviso prima dell’attacco a Latakia e di non aver fornito la posizione dei loro aerei né l’elenco degli obiettivi. La registrazione portata in Russia dal generale Norkin dimostra invece che l’avvertimento alla sala di coordinamento russa nella base aerea di Khmeimim, a sud di Latakia, è stato dato molto più di un minuto prima del raid. Detto questo, Israele non era affatto tenuto a fornire l’ubicazione dei suoi aerei né la lista degli obiettivi giacché tali informazioni avrebbero  messo in pericolo i suoi piloti e avrebbero rivelato a russi e siriani il modus operandi israeliano. Avrebbero potuto persino permettere ai siriani di intercettare i missili lanciati dagli israeliani sui depositi di armi, vanificando la missione. A maggior ragione, non era necessario che i russi sapessero di più giacché gli obiettivi erano almeno a 25 km dall’area in cui si trova il personale militare russo: non avevano alcun motivo di sapere dove fossero i jet, tanto più che non c’erano aerei o navi russe nella zona in cui operavano gli aerei israeliani. I russi vorrebbero ottenere questi dettagli perché vorrebbero sapere come funzionano l’intelligence e l’aviazione israeliana. Ma queste informazioni, che adesso improvvisamente richiedono, non erano necessarie per prevenire uno scontro. Anche in passato Israele non ha fornito la posizione dei suoi jet né l’elenco degli obiettivi, nel quadro degli accordi di coordinamento con la Russia. Come ha subito dichiarato un alto ufficiale israeliano, “il sistema di coordinamento (con i russi) ha funzionato in questa circostanza come ha sempre funzionato negli ultimi anni”.

Qasem Soleimani, comandante del potente Corpo delle Guardie della Rivoluzione islamica, ripreso nel novembre 2017 mentre parla alle truppe iraniane ad Al-Bukamal, in Siria

I russi accusano poi un jet F-16 israeliano di essersi avvicinato alla costa di Latakia e all’aereo russo mentre questi stava per atterrare nella base di Khmeimim. Questa è una pura menzogna: non è mai successo niente del genere, come ha mostrato Norkin usando prove fotografiche, e i russi non sono in grado di dimostrare il contrario. La verità è che tutti gli aerei israeliani erano già tornati nello spazio aereo israeliano al momento in cui veniva abbattuto l’aereo russo. La difesa aerea siriana, sotto la supervisione dei russi, ha sparato verso l’aereo russo che era l’unico obiettivo che russi e siriani vedevano in quel momento sui loro radar. (Dall’inchiesta israeliana risulta che la difesa antiaerea siriana ha sparato furiosamente oltre 20 missili in tutte le direzioni, senza adottare nessuna delle cautele necessarie per sincerarsi che nessun aereo russo fosse in volo nelle vicinanze).

Nel tentativo di discolparsi, il Ministero della difesa russo adesso sostiene che gli israeliani avrebbero usato sistemi di disturbo dei radar per nascondere la loro posizione. Ammesso e non concesso che il coordinamento non abbia funzionato e che gli israeliani abbiano affettivamente “accecato” i radar siriani, come è allora possibile che i russi muovano in modo tanto dettagliato l’accusa agli F-16 israeliani di essersi avvicinati alla base aerea e all’aereo russo, se la loro posizione era invisibile sugli schermi dei radar “accecati”? La semplice verità è che gli aerei israeliani che hanno attaccato gli obiettivi a Latakia non erano più lì quando si è verificato l’abbattimento dell’aereo russo. L’accusa del rapporto serve solo a coprire il fallimento e l’incompetenza dei tecnici siriani e dei consiglieri russi, cioè a nascondere fatti ignominiosi agli occhi del pubblico russo.

Verosimilmente il governo e l’establishment della difesa israeliani ignoreranno le menzogne russe e l’insultate rifiuto di prendere in considerazione i risultati dell’indagine presentati a Mosca dal capo dell’aviazione israeliana, nella speranza che così si possa calmare la situazione e riprendere il coordinamento della sicurezza con i russi. Tuttavia, è chiaro che Israele dovrà riconsiderare attentamente ogni eventuale operazione in territorio siriano. Questo fatto non passerà inosservato agli occhi degli iraniani che cercheranno di nascondere le armi e gli equipaggiamenti destinati a Hezbollah in aree dove si trovano forze militari russe, sperando che nel prossimo futuro Israele sia costretto ad astenersi dall’attaccare in quelle aree per non aggravare la crisi con la Russia. E’ anche probabile, tuttavia, che prima o poi le cose fra Israele e Russia torneranno come prima. In ogni caso, Israele non potrà permettere che l’Iran si trinceri in Siria né che Hezbollah acquisisca armi di alta qualità, perché per Israele si tratta di minacce esistenziali. Dunque, sia Israele che la Russia dovranno disinnescare la crisi e migliorare il coordinamento tra loro al fine di prevenire incidenti futuri. Non si deve mai dimenticare infatti che, quando si parla di Siria, i russi hanno bisogno di Israele quasi quanto Israele ha bisogno dei russi.

(Da: YnetNews, Ha’aretz, 23.9.18)