Falso moralismo a buon mercato

La chiesa anglicana vuole scoraggiare Israele che si ritira e incoraggiare i palestinesi di Hamas?

image_1093Nel settembre scorso il Comitato di Consulenza per gli Investimenti Etici della Chiesa d’Inghilterra stabilì di “non raccomandare” di disinvestire dalla Caterpillar Inc., la fabbrica americana dei bulldozer venduti alle Forze di Difesa israeliane. Il comitato spiegava d’aver preso la decisione “in modo particolare in questo momento di fluidità politica dato il disimpegno israeliano da Gaza”.
“Fluidità” è un eufemismo per indicare il cambiamento rivoluzionario degli eventi. Invero, quegli stessi bulldozer che erano stati usati dalle Forze di Difesa israeliane per demolire edifici nel corso di azioni anti-terrorismo, o edifici illegali palestinesi, venivano usati per distruggere interi insediamenti ebraici e, più recentemente, per spianare l’avamposto illegale di Amona in Cisgiordania.
È dunque con qualche sorpresa che si è visto il 6 febbraio scorso il più alto organismo decisionale della Chiesa d’Inghilterra, il Sinodo Generale, votare di “dare ascolto all’appello della nostra chiesa sorella, la Chiesa Episcopale di Gerusalemme e del Medio Oriente, per investimenti moralmente responsabili nei territori occupati palestinesi e, in particolare, per disinvestire dalle ditte che traggono profitti dall’occupazione illegale, come la Caterpillar Inc., finché esse non cambieranno la loro politica”.
Sembra proprio un appello a disinvestire. Venerdì scorso, invece, l’arcivescovo di Canterbury Rowan Williams, che pure ha appoggiato la mozione per il disinvestimento approvata dal Sinodo, ha scritto al rabbino capo britannico Jonathan Sacks esprimendogli il suo “profondo rammarico (…) per la pena causata ai nostri fratelli ebrei”. “Il Sinodo – continua la lettera – con la sua iniziativa non ha optato per il disinvestimento”. Il suo sforzo di “raccogliere una preoccupazione (…) non significa assolutamente approvare un boicottaggio, né mettere in discussione la legittimità dello Stato di Israele e il suo diritto all’autodifesa, men che meno sostenere qualunque genere di violenza o terrorismo contro Israele o il suo popolo, né scendere a compromessi col nostro impegno contro qualunque forma di antisemitismo, interno ed estero”.
Encomiabili sentimenti, specie nelle attuali circostanze. Ma che illustrano esattamente cosa c’è che non va nell’iniziativa presa dal Sinodo, in evidente contraddizione con le raccomandazioni del suo stesso comitato per gli investimenti etici. Quello che la chiesa anglicana ha fatto è stato rilanciare un appello a disinvestire, pur decidendo di non dare ascolto al proprio stesso appello. L’effetto dell’appello, piaccia o meno all’arcivescovo Williams, è quello di mettere in discussione la legittimità di Israele e il suo diritto all’autodifesa, di infiammare l’antisemitismo in Inghilterra e altrove, e di incoraggiare il terrorismo contro Israele.
Terrorismo e campagne per il disinvestimento contro Israele, dopo tutto, non accadono nel vuoto. Indipendentemente da come vengono etichettati, gli attentati stragisti contro israeliani e i tentatavi di dipingere Israele come un stato illegittimo da “apartheid” o “colonialista” non hanno a che fare con la costruzione di uno stato palestinese, bensì con la distruzione dell’unico stato ebraico.
Lo può constatare chiunque abbia gli occhi per vedere cosa hanno fatto israeliani e palestinesi. Gli israeliani sono così impegnati per la costruzione di uno stato palestinese che hanno sostenuto a grande maggioranza lo smantellamento unilaterale di insediamenti, con i bulldozer della Caterpillar, nonostante quattro anni di incessanti attentati suicidi, costati loro più di mille morti innocenti. E ora, anche dopo l’ascesa di Hamas, l’elettorato israeliano sembra propenso a sostenere la politica di ulteriori disimpegni, il che significa disponibilità o addirittura desiderio di creare uno stato palestinese anche se i palestinesi non sono disposti a fare la pace con Israele.
Così, nel momento in cui Israele muove a grandi passi verso la soluzione due stati e i palestinesi, con l’elezione di Hamas, muovono a grandi passi contro di essa, la Chiesa di Inghilterra trova appropriato mandare un segnale a entrambe le parti: Israele deve essere sanzionato e i palestinesi, di conseguenza, devono essere incoraggiati.
Secondo quale torsione della fantasia si può definire “morale” una tale presa di posizione? Che senso ha? La chiesa anglicana vuole distogliere Israele dalla strada che ha intrapreso e spingere i palestinesi su quella che hanno imboccato?
La nostra sola conclusione è che la chiesa anglicana preferisce qualche “sparata morale” a buon mercato anziché vedere e considerare il conflitto per quello che realmente è. Raccontarla in altro modo, o scusarsi con il rabbino capo britannico anziché con lo Stato di Israele, non è sufficiente. Se l’arcivescovo Williams e la sua chiesa si preoccupano davvero per palestinesi e israeliani, e vogliono davvero scoraggiare antisemitismo e terrorismo, devono ribaltare la loro recente iniziativa e sottoscrivere invece la richiesta globale ai palestinesi di porre fine al terrorismo e accettare il diritto di uno stato ebraico ad esistere e difendersi.

(Da: Jerusalem Post, 13.02.06)