Fatah e Hamas si fanno la guerra a colpi di razzi su Israele e violenze a Gerusalemme

Gli abitanti del sud di Israele e gli ebrei di Gerusalemme non possono essere tenuti in ostaggio dalla lotta tra le fazioni palestinesi e dalla loro bega politica

Editoriale del Jerusalem Post

Rifugio colpito sabato scorso dalle schegge di un razzo palestinese in un kibbutz presso la striscia di Gaza

Lo scorso novembre, quando si abbatterono su Israele due razzi lanciati da Gaza, il fatto venne inizialmente derubricato come un “incidente”, forse innescato da un fulmine durante un temporale. Ma non ci possono essere scuse di questo genere per il lancio di più di 40 razzi da Gaza su Israele durante lo scorso fine settimana, dei quali una trentina nell’arco di poche ore.

Si tratta di una grave escalation della situazione sul fronte di Gaza. Il nuovo coordinatore speciale delle Nazioni Unite per il processo di pace in Medio Oriente, Tor Wennesland, ha rilasciato una dichiarazione in cui dice: “Il lancio indiscriminato di razzi verso centri abitati israeliani vìola il diritto internazionale e deve cessare immediatamente”. Ma Wennesland, nel consueto tentativo di mettere tutto sullo stesso piano morale, non ha potuto fare a meno di aggiungere: “E devono cessare gli atti provocatori in tutta Gerusalemme”. Per poi continuare: “Condanno tutti questi atti di violenza e ribadisco il mio invito a tutte le parti a esercitare la massima moderazione ed evitare ulteriori escalation, in particolare durante il mese sacro del Ramadan e in questo momento politicamente carico per tutti”.

Così, Hamas ha ottenuto quel collegamento che voleva fra i suoi attacchi contro la popolazione israeliana – dove ognuno di quei razzi costituisce un crimine di guerra – con i disordini di strada a Gerusalemme, dove estremisti musulmani hanno aggredito degli abitanti ebrei, in molti casi video-registrando gli attacchi e pubblicandoli su TikTok e altri social network: una serie di violenze gratuite iniziate il primo giorno del mese sacro musulmano del Ramadan, che quest’anno coincideva con il Giorno della Memoria dei caduti e il Giorno dell’Indipendenza in Israele. Le violenze sono poi dilagate quando degli attivisti, ritenuti affiliati alla fazione di Fatah (che fa capo al presidente dell’Autorità Palestinese Abu Mazen), hanno attaccato i poliziotti in servizio vicino alla Città Vecchia di Gerusalemme e i passanti ebrei. I membri di Fatah hanno sostenuto che volevano protestare contro le misure di sicurezza adottate da Israele, tra cui il divieto di assembramenti di giovani davanti alla Porta di Damasco. La polizia afferma che le misure erano necessarie come precauzione anti-contagio a tutela, tra l’altro, degli stessi fedeli musulmani che si recano per il Ramadan alla moschea di al-Aqsa sul Monte del Tempio. La situazione già tesa è stata ulteriormente esacerbata da una contro-manifestazione organizzata giovedì dal movimento ebraico di estrema destra Lehava, che tuttavia – per quanto arrogante e provocatoria – non è stata di per sé il fattore che ha scatenato le violenze.

Fermo-immagine del video postato su TikTok di un arabo che prende a schiaffi due giovani ebrei ortodossi sul tram leggero di Gerusalemme

Gerusalemme è un comodo grido di battaglia, un fattore di mobilitazione sempre a portata di mano per gli estremisti nel mondo musulmano. Come ha notato Khaled Abu Toameh sul Jerusalem Post, sia Fatah che Hamas stanno cercando di utilizzare la questione di Gerusalemme per distrarre dai problemi interni e dalle sfide che si trovano ad affrontare in vista delle elezioni dell’Autorità Palestinese in programma il mese prossimo. Israele finora non si è espresso apertamente sulla questione del voto dei palestinesi a Gerusalemme est, ma la semplice eventualità che su tale voto non si trovi un accordo (come avvenne invece nelle precedenti elezioni palestinesi di 15 anni fa ndr) viene già sfruttata per giustificare sia le violenze che il possibile rinvio delle elezioni da parte di Abu Mazen. Hamas ha una consolidata tradizione in fatto di utilizzo di attacchi missilistici su Israele per ottenere ciò che vuole, che si tratti di un ulteriore afflusso di denaro dal Qatar, di distogliere l’attenzione dai problemi interni o, come questa volta, di uno stratagemma elettorale.

La situazione per Israele è delicata. Da un lato, Gerusalemme non intende rischiare un’escalation che potrebbe facilmente andare fuori controllo precipitando in una guerra in piena regola. Dall’altra, se Israele non reagisce a un massiccio lancio di razzi sul suo territorio sovrano rischia di perdere la sua indispensabile deterrenza. Hamas dovrebbe imparare una volte per tutte che il terrorismo non paga, e la comunità internazionale dovrebbe farle arrivare chiaro e forte questo messaggio. Non esistono scuse valide per lanciare 40 razzi su una popolazione civile: né i tumulti a Gerusalemme, né la celebrazione del Ramadan. Gli abitanti del sud di Israele non possono essere tenuti in ostaggio dalla lotta politica tra le fazioni Fatah e Hamas e dalle loro campagne elettorali.

Gli accordi di pace recentemente firmati tra Israele, Emirati Arabi Uniti, Bahrein, Marocco e Sudan dimostrano che Israele non ha motivi di scontro con il mondo musulmano (neanche su Gerusalemme). Israele cerca la pace, non la guerra. Purtroppo, lo stesso non si può dire di organizzazioni terroristiche come Hamas, che non dovrebbero essere in alcun modo ricompensate per le loro minacce e la loro continua belligeranza.

(Da: Jerusalem Post, 26.4.21)

Elior Levy

Scrive Elior Levy: Abu Mazen ha detto che non permetterà che si svolgano elezioni se non potranno votare i palestinesi di Gerusalemme est. Hamas accusa il presidente dell’Autorità Palestinese di cercare pretesti per evitare una umiliante sconfitta. Tutto questo si collega alla recente escalation di violenza con i disordini a Gerusalemme e il lancio di razzi da Gaza sul sud di Israele. Hamas afferma che qualsiasi rinvio delle elezioni si tradurrebbe in un’incendiaria instabilità su tutti i fronti. Quando la polizia di Gerusalemme ha impedito a giovani palestinesi di assembrarsi davanti alla Porta di Damasco della Città Vecchia, Hamas ha approfittato della decisione israeliana come giustificazione per un’ondata di lanci di razzi. Ma era solo una scusa, come si è visto quando i lanci sono continuati anche dopo che la polizia aveva rimosso le transenne dal piazzale. Anche Abu Mazen trae vantaggio dagli scontri di Gerusalemme e ha ribadito il concetto che le elezioni parlamentari palestinesi non si svolgeranno senza la partecipazione degli elettori di Gerusalemme est. I prossimi giorni, dicono i funzionari israeliani, vedranno all’opera “dinamiche da escalation”. Abu Mazen potrebbe annunciare che le elezioni non si terranno, dandone la colpa a Israele. Hamas, vedendo sfumare la sua occasione d’oro di prendere il potere in Cisgiordania, tenterà di provocare ulteriori scontri tra israeliani e palestinesi a Gerusalemme e altrove, con l’aggiunta di lanci di razzi sulle comunità israeliane. Le altre fazioni di Gaza seguiranno l’esempio. Ciò costringerà Israele a decidere una risposta che sarà verosimigliante ben diversa della semplice limitazione dei diritti di pesca di fronte a Gaza. Gli israeliani devono mettere in conto un aumento delle violenze, poiché la bega politica tra Abu Mazen e Hamas esigerà un prezzo che toccherà a Israele pagare.
(Da: YnetNews, 26.4.21)