Fatah ribadisce: “Non cederemo neanche un granello della terra tra il mar Mediterraneo e il fiume Giordano”

Una posizione che non lascia spazio alla soluzione "a due stati”, che pure Autorità Palestinese e Fatah affermano di sostenere quando parlano con interlocutori stranieri

Fatah: “Israele se ne andrà come gli altri invasori”

Due esponenti di Fatah, il movimento che fa capo ad Abu Mazen, hanno recentemente ribadito la posizione intransigente dell’Autorità Palestinese e di Fatah secondo cui la “Palestina” comprende tutto lo stato di Israele, oltre alle aree dell’Autorità Palestinese e di Gaza, e gli ebrei israeliani non sono altro che “invasori” provvisori: una posizione che non lascia nessuno spazio per la soluzione a “due stati” che pure Autorità Palestinese e Fatah affermano di sostenere quando parlano a uditori stranieri, in particolare occidentali.

Murad Shtewi, portavoce per i mass-media e “coordinatore della resistenza popolare” della sezione di Fatah nel distretto di Qalqilya, ha affermato a chiare lettere che i palestinesi considerano l’intera area dal fiume Giordano al mar Mediterraneo come “Palestina” e che non intendono rinunciarvi. Ha anche esortato i palestinesi ad attuare una “rivoluzione popolare” contro Israele:

Shtewi ha sottolineato che il popolo palestinese non cederà un solo granello della terra della Palestina storica dal mar Mediterraneo al fiume [Giordano], nonostante i tentativi dell’amministrazione americana di permettere allo stato d’occupazione [=Israele] di espandere l’insediamento e legittimarlo, e ha chiesto che il nostro popolo attui dappertutto una rivoluzione popolare contro l’occupazione”.
(Da: Al-Hayat Al-Jadida, quotidiano ufficiale dell’Autorità Palestinese, 30.11.19)

Durante lo stesso evento – riferisce ancora il quotidiano di Abu Mazen – un gruppo di boy scout palestinesi recava “cartelli che sottolineavano il diritto del nostro popolo in Palestina e al ritorno ad essa dal suo mare [Mediterraneo] al suo fiume [Giordano]”.

La ong Palestinian Media Watch ha più volte documentato che l’Autorità Palestinese e Fatah sostengono la “liberazione” della “Palestina” dal “fiume al mare” e insegnano ai palestinesi fin da bambini che “la Palestina tornerà” nelle loro mani e che questo è e resta l’obiettivo finale.

Analogamente, il capo della sezione di Fatah a Jenin, Ata Abu Rmeileh, ha espresso l’idea che tutto Israele diventerà “Palestina” affermando che gli israeliani “se ne andranno” così come se ne sono andati i precedenti “invasori”. Abu Rmeileh ha fatto intendere che i palestinesi faranno ricorso alla violenza per far sì che questo accada, affermando: “Siamo solo all’inizio di uno scontro durevole e non ci accontenteremo di un raduno o di una sfilata”.

Il capo di Fatah a Jenin, Ata Abu Rmeileh: “Il nostro Dio ci ha onorato e ci ha messi in questa terra per contrastare gli invasori e gli oppressori. I tatari, i mongoli, i crociati e gli inglesi se ne sono andati, e questi [israeliani] se ne andranno, anche loro se ne andranno. Stiamo compiendo la ribat [=conflitto religioso per la terra dichiarata islamica] in questa terra. Noi del movimento Fatah siamo oggi all’inizio di uno scontro durevole e non ci accontenteremo di un raduno o di una sfilata”.
(Da: tv ufficiale dell’Autorità Palestinese, “Giganti della resistenza”, 28.11.19)

Sempre nei giorni scorsi, Fatah ha pubblicato una terza espressione della negazione da parte dell’Autorità Palestinese del diritto all’esistenza di Israele riaffermando che tutta la terra tra “il mare e il fiume” va rivendicata come “Palestina”:

“Nessuno può costringere i palestinesi a rinunciare ai confini della loro patria, al suo nome, alla forma della sua mappa e alla posizione dei nomi dei suoi vicini nella memoria, e ci sono due forti vicini che sono adiacenti alla Palestina proteggendola sin dall’alba della storia: il mare [Mediterraneo] a ovest e il fiume [Giordano] a est: e nessuno ha il diritto di definire la terra che viene protetta tra loro con qualsiasi definizione diversa da Palestina. La patria è più grande dello stato, e se il nostro popolo ha accettato l’idea di stabilire uno stato su una parte della sua patria ciò non significa che sia disposto a rinunciare al suo diritto storico sulla patria. Il nostro popolo ha già dimostrato il suo eterno diritto alla Palestina attraverso il consenso nazionale sull’adesione al diritto al ritorno, ed è un diritto che distrugge le fondamenta dello stato sionista come lo conosciamo ora. Pertanto, l’insistenza delle varie generazioni nel trattenere le chiavi di casa e gli atti di proprietà deve essere intesa direttamente come un rifiuto assoluto della risoluzione di spartizione [del 29 novembre 1947] e la fedeltà alla patria come entità completa”.
(Da: Pagina Facebook ufficiale di Fatah, 29.11.19)

(Da: palwatch.org, 9.12.19)