Il Fatah di Abu Mazen rifiuta il piano Trump perché rifiuta qualunque spartizione. E lo dice chiaro

Continua martellante la propaganda per la cancellazione di Israele dalla carta geografica

Dalla pagina Facebook di Fatah 30.1.20 (clicca per ingrandire)

Fatah, il movimento che fa capo al presidente dell’Autorità Palestinese Abu Mazen, non si limita a dichiarare che il piano di pace proposto dall’amministrazione Trump “non passerà” e che i palestinesi “difenderanno la Palestina con il sangue e l’anima”. In una serie di vignette pubblicate su Facebook e sul quotidiano ufficiale dell’Autorità Palestinese al-Hayat al-Jadida, Fatah proclama esplicitamente il suo rifiuto di qualunque piano di spartizione della terra in due stati: per Fatah, lo stato di Palestina dovrà includere tutto ciò che è oggi Israele, oltre a Cisgiordania e Gaza.

In una immagine postata sulla pagina Facebook ufficiale di Fatah il 30 gennaio 2020, la foto con la cupola della moschea di al-Aqsa (a Gerusalemme) viene introdotta dalle parole: “Non in vendita. L’accordo del secolo non passerà”. Sull’immagine stessa, si legge: “Palestina. Non è una patria che viene venduta e acquistata, bensì un pezzo del Corano che difenderemo con il sangue e l’anima”.

Abu Mazen, presidente dell’Autorità Palestinese e di Fatah, può anche affermare che i palestinesi sono interessati a una “Palestina” limitata alle linee del 1967 con Gerusalemme est come capitale, ma i messaggi del suo movimento contraddicono questo assunto in modo costante e martellante.

Dalla pagina Facebook di Fatah 30.1.20 (clicca per ingrandire)

Un’altra immagine postata sulla pagina Facebook ufficiale di Fatah lo scorso 30 gennaio mostra che cosa intende Fatah per “Palestina”. Si vede un uomo con la kefiah che giace sulla mappa di una “Palestina” che comprende anche tutto Israele. L’uomo, che occupa in questo modo l’intero paese, rappresenta il rifiuto dell’esistenza di Israele entro qualsiasi confine.

Sotto la suola del suo sandalo, come segno di massimo disprezzo, la scritta: “L’accordo del secolo”. Sopra la figura, per fugare ogni possibile dubbio, la scritta: “Dal mare [Mediterraneo] al fiume [Giordano]”. Palestinian Media Watch ha documentato come i dirigenti dell’Autorità Palestinese e di Fatah usino spesso l’espressione “dal mare al fiume” per enunciare l’obiettivo del nazionalismo palestinese che nega il diritto d’Israele ad esistere.

Sempre il 30 gennaio, sulla sua pagina Facebook Fatah ha postato una vignetta che riprende l’appello fatto da Abu Mazen, dopo l’annuncio del piano Trump, a unire le forze di tutte le fazioni palestinesi (anche quelle jihadiste da sempre contrarie a qualunque accordo di pace con Israele).

Dalla pagina Facebook di Fatah 30.1.20 (clicca per ingrandire)

Il disegno mostra, da sinistra a destra: il presidente del politburo di Hamas Ismail Haniyeh, lo stesso Abu Mazen, il capo della Jihad Islamica palestinese Khaled Al-Batsh e la figura di un altro arabo, tutti con le braccia intrecciate fra loro in cerchio a difesa della immancabile mappa della “Palestina” che cancella Israele dalla carta geografica. Sotto la figura, il testo: “No all’annessione della Valle del Giordano, Gerusalemme è la capitale della Palestina, abbasso l’accordo del secolo”.

Come Palestinian Media Watch ha più volte documentato, agli alunni delle scuole dell’Autorità Palestinese viene sistematicamente insegnato che tutto Israele è “Palestina” da “liberare”.

Sempre il 30 gennaio 2020, Fatah ha postato sulla sua pagina Facebook una foto di alunni palestinesi indotti a formare coi loro corpi la mappa della “Palestina” che cancella Israele dalla carta geografica. Nel mezzo della mappa, una bandiera palestinese a indicare la piena sovranità palestinese sull’intera area. La didascalia recita: “Gli alunni della scuola esprimono in strada il rifiuto dell’accordo del secolo. Lunga vita alla Palestina”. In altri termini: il rifiuto dell’accordo di Trump equivale alla rivendicazione di tutta la terra cancellando lo stato nazionale del popolo ebraico entro qualunque confine.

(Da: palwatch.org, israele.net, 2.2.20)

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