Fatah: «Sempre valida l’opzione lotta armata, e l’Iran deve avere un ruolo nel conflitto con Israele»

Ministro palestinese: "La jihad deve essere diretta verso Gerusalemme, non in Siria"

Jibril Rajoub, di Fatah

Jibril Rajoub, di Fatah

È interesse dei palestinesi che Teheran giochi un ruolo importante nella regione. Lo ha affermato giovedì Jibril Rajoub, alto esponente di Fatah. Rajoub ha anche dichiarato che Fatah non ha abbandonato l’opzione “lotta armata” nel caso le trattative di pace con Israele dovessero fallire.

“Il 2014 – ha detto Rajoub – è un anno decisivo: o andiamo verso uno Stato, o verso uno scontro. E lo scontro sarà su tre fronti: lancio ed escalation della resistenza, boicottaggio e isolamento di Israele, cessazione di tutte le forme di normalizzazione [dei rapporti con Israele] a livello politico, accademico, commerciali ed economico”.

Rajoub ha sottolineato che quella della lotta armata rimane un’opzione strategica per i palestinesi. “L’opzione della resistenza armata è sempre sul tappeto”, ha dichiarato.

Il mitra della “lotta armata” forma la parola “Fatah” (a destra) e la mappa della “Palestina” tipica di tutta la pubblicistica palestinese (dove Israele risulta cancellato)

Rajoub, che è stato in visita a Teheran all’inizio della settimana, in un’intervista all’emittente iraniana Al-Alam ha detto d’aver trasmesso alla dirigenza iraniana un messaggio da parte del presidente dell’Autorità Palestinese Mahmoud Abbas (Abu Mazen) circa gli ultimi sviluppi in campo palestinese.

La visita di Rajoub a Teheran viene vista come un segno di riavvicinamento tra Iran e dirigenza dell’Autorità Palestinese. I rapporti fra le due parti si erano fatti piuttosto tesi negli ultimi dieci anni per via del sostegno dell’Iran a Hamas e della sua opposizione al processo di pace fra Olp e Israele. Ma le relazioni tra Iran e Hamas si sono deteriorate in questi ultimi tre anni a seguito alla scelta del movimento islamista di non schierarsi a fianco del presidente siriano Bashar Assad, alleato di Teheran, nella sua guerra contro gli oppositori interni siriani. Secondo il quotidiano arabo edito a Londra Al-Quds al-Arabi, gli iraniani starebbero pensando di invitare Abu Mazen a Teheran nel quadro degli sforzi per rilanciare le relazioni bilaterali.

“Siamo interessati a gettare e costruire ponti di comunicazione con la Repubblica Islamica d’Iran – ha detto nell’intervista Rajoub, che è stato anche un comandante della sicurezza dell’Autorità Palestinese – Ciò avrebbe ripercussioni positive sulla causa palestinese, che sta attraversando una fase decisiva”.

1979: Yasser Arafat con l’ayatollah Ruhollah Khomeini

Rajoub ha ricordato che Fatah ha avuto un lungo e storico rapporto con l’Iran sin dei tempi della rivoluzione islamica che rovesciò lo Scià nel 1979. Secondo l’esponente palestinese, l’Iran potrebbe svolgere un ruolo “nella gestione del conflitto nella regione”, giacché l’Iran, ha aggiunto, fa parte del fronte arabo e islamico in Medio Oriente. La dirigenza palestinese, ha spiegato, sta subendo pressioni per quanto riguarda i colloqui di pace con Israele per cui “abbiamo il diritto di bussare a tutte le porte e cercare tutti i canali per reclutare attività regionali a favore della nostra causa. Il nostro obiettivo è quello di creare elementi di pressione sulla comunità internazionale”. La dirigenza dell’Autorità Palestinese, ha detto Rajoub, non scarta l’eventualità di dichiarare unilateralmente lo stato palestinese: “Vogliamo dichiarare uno Stato sotto occupazione”, ha spiegato.

Circa la controversia Fatah-Hamas, Rajoub ha detto che Fatah “non stabilisce rapporti con l’Iran a spese di Hamas. Hamas fa parte del tessuto sociale, politico e nazionale arabo-islamico di Palestina. Noi non chiediamo all’Iran di interrompere le sue relazioni con Hamas”. (Da: Jerusalem Post, 30.1.14)

Da un discorso del Ministro dell’Autorità Palestinese per le dotazioni religiose, Mahmoud Habbash, trasmesso dalla televisione dell’Autorità Palestinese il 13 gennaio scorso:

«Dobbiamo mandare un messaggio a coloro che hanno occupato il campo profughi di Yarmouk con slogan, pretesti e affermazioni false infondate. Diciamo loro: la resistenza [lotta armata] e la jihad [guerra santa] non devono essere condotte nel campo di Yarmouk. A chiunque voglia combattere resistenza e jihad, io dico: la direzione della jihad è ben nota e chiara, tutti sanno quale sia. Non posso credere che qualcuno possa essere così ignorante da non sapere dove deve essere combattuta la jihad. Non posso credere che qualcuno possa essere così ignorante da non sapere dove dirigere i suoi sforzi e dove devono essere mobilitate le forze. Non posso credere che qualcuno possa essere così ignorante. Coloro che mandano i giovani a morire in Siria e altrove sotto le bandiere sbagliate devono fare attenzione e cessare di farlo, e devono capire che Gerusalemme sta ancora aspettando. Gerusalemme è la direzione. Gerusalemme è la meta. Una bussola che non punta verso Gerusalemme non ha nulla a che fare con il Profeta Maometto. Una bussola che non punta verso Gerusalemme non ha nulla a che fare con il Messaggero di Allah. Pertanto dovete smetterla di essere così ignoranti, e dovete capire che siete solo piccole pedine nelle mani malvage che sta conducendo un gioco sporco per fare a pezzi la nazione islamica e indebolirla, e deviare la bussola lontano dalla sua vera direzione. Chi è che è stato più danneggiato dalla guerra civile che ha travolto il mondo arabo? È la Palestina quella che è stata più danneggiata». (Da: Memri, 13.1.14)

Vedi il filmato (con sottotitoli in inglese):