Fermare Erdogan

Oggi Ankara è il paese più ostile a Israele dopo l'Iran, ma la sua miscela di islamismo populismo ed etno-nazionalismo non minaccia solo Israele, né solo il Medio Oriente

Editoriale del Jerusalem Post

Settembre 2020: il presidente turco Recep Tayyip Erdogan (a destra) riceve il presidente iraniano Hassan Rouhani ad Ankara

Gli Stati Uniti devono contrastare il crescente estremismo della Turchia sotto il regime di Recep Tayyip Erdogan. All’avvicinarsi delle elezioni americane, è essenziale che chiunque vinca la Casa Bianca il 3 novembre non adotti una politica di appeasement verso le continue minacce di Ankara e condanni, invece, l’ospitalità che essa offre ai terroristi di Hamas, il suo continuo tentativo di destabilizzare il Medio Oriente e le sue ripetute minacce contro gli alleati europei.

Domenica il regime turco si è lanciato in un’altra sfuriata contro l’Europa, sostenendo che i musulmani in Europa vengono trattati come gli ebrei prima della seconda guerra mondiale. Il presidente della Turchia non ha usato il termine “Olocausto” perché Ankara usa la sofferenza ebraica nel corso della storia per calunniare Israele come un paese “nazista” descrivendo i musulmani come le sue vittime. Questa ideologia alimentata da Ankara ha le sue radici nell’antisemitismo dei Fratelli Musulmani così come lo si ritrova nella Carta fondativa di Hamas, che fonde teorie complottiste anti-ebraiche con il moderno terrorismo. Evocare la Shoà per condannare Israele e l’Europa, e non per commemorarne le vittime, è tipico della propaganda alimentata da Ankara per fomentare tensioni.

Negli ultimi mesi la Turchia è diventata sempre più ostile a Israele, con Erdogan che promette di “liberare al-Aqsa” e rilascia dichiarazioni in cui si afferma che “Gerusalemme è nostra”. Questo fa parte dell’ideologia del partito al governo in Turchia, che cerca di fomentare il conflitto tra Israele e palestinesi e si serve della religione per alimentare l’odio verso Israele. Il tentativo di Ankara di promuovere questo programma è simile ai proclami del regime iraniano, quando anch’esso giura che “libererà” la moschea di al-Aqsa a Gerusalemme.

Settembre 2019: il presidente turco Recep Tayyip Erdogan si rende ridicolo all’Onu esibendo le mappe notoriamente screditate della propaganda anti-israeliana (clicca per la notizia)

In un momento in cui gli Stati Uniti stanno mediando accordi di pace nel Medio Oriente e nel Golfo, il trend in atto in Turchia è quello di cercare di sabotare quella pace, una politica in totale contrasto con il ruolo tradizionale della Turchia come membro della Nato e anche come paese che una volta godeva di ottimi rapporti con Israele. Israele e Turchia hanno molto in comune in quanto moderne economie ed erano due paesi che condividevano un’analoga visione laica che fonde la tradizione con la guida di leader moderni e lungimiranti.

Ma negli ultimi anni Ankara si è trasformata in un luogo oscurantista che cerca sempre più di creare conflitti in tutto il Medio Oriente, compreso il sostegno a estremisti siriani che poi usa come mercenari all’estero. Ed ha prontamente intensificato la sua retorica anti-israeliana, ospitando già due volte quest’anno capi di Hamas ed esortando i paesi a opporsi a Israele. Questo tipo di retorica ha conseguenze ed è concepita per avvelenare le menti dei giovani della regione in un momento in cui Israele e stati arabi stanno muovendo verso la pace. Oggi Ankara appare come il paese al mondo più ostile a Israele, dopo l’Iran.

Ma le politiche di Ankara non sono ostili solo a Israele: prendono di mira anche altri alleati degli Stati Uniti, dalla Grecia all’Egitto al Golfo. La Turchia continua anche a insultare l’Europa, ed ora attacca la Francia con il boicottaggio e definisce gli europei “bambini razzisti e viziati”, paragonando l’Europa alla Germania nazista. Questo abuso della memoria della Shoà è semplicemente inaccettabile.

I fatti dimostrano che la Turchia non cerca affatto di giocare un ruolo positivo con le minoranze musulmane in Europa promuovendo tolleranza e integrazione, ma piuttosto vuole alimentare la rabbia, manipolarle e usarle come leva contro i governi locali ogni volta che Ankara vuole qualcosa. La Turchia sta giocando col fuoco. Le generazioni passate hanno visto cosa succede quando i paesi cercano di infiammare l’odio religioso e l’estremismo violento, e l’attuale capo della Turchia non destabilizza solo il Medio Oriente quando acquista il sistema missilistico antiaereo russo S-400, collabora con l’Iran, minaccia Israele e cerca di attizzare divisioni in Europa. Ha anche inventato capri espiatori dentro casa sua destituendo sindaci curdi, alimentando tensioni contro i partiti d’opposizione, incarcerando persone per dei tweet e tormentando e imprigionando giornalisti.

Mentre Ankara paragona l’Europa di oggi ai giorni in cui era dominata dal fascismo negli anni ’30, ben più calzante sarebbe osservare quanto la retorica che ora si sente da Ankara ricorda una velenosa miscela di religione, populismo, politica di estrema destra ed etno-nazionalismo. Gli Stati Uniti devono affrontare questa politica delinquente e devono chiarire che non ci sarà alcun appeasement a fronte alle minacce della Turchia. Devono sostenere Grecia, Israele, Francia, Emirati Arabi Uniti, Egitto, Cipro, Iraq e gli altri paesi minacciati da Ankara. Erdogan deve essere fermato.

(Da: Jerusalem Post, 28.10.20)