Francesca Albanese deve essere destituita dall’incarico all’Onu

E’ immorale che ricopra l’incarico di “relatore sui diritti umani” chi giustifica e incoraggia il terrorismo, disumanizza le vittime, nega il diritto di Israele a difendersi e diffonde pregiudizi anti-ebraici

Editoriale del Jerusalem Post

30 novembre: Francesca Albanese interviene da remoto a una conferenza indetta a Gaza da un’organizzazione affiliata al gruppo terrorista Hamas

Mentre il sanguinoso terrorismo palestinese contro gli israeliani continua senza sosta, c’è sempre chi cerca di giustificare gli attentati, e ci sono altri si spingono persino oltre. Producendosi in uno sconcertante esercizio del genere “incolpare le vittime”, la “relatrice speciale delle Nazioni Unite per i territori palestinesi occupati” Francesca Albanese ha negato che Israele abbia il diritto di difendersi dal terrorismo palestinese. “Israele ha il diritto di difendersi – ha twittato l’8 aprile – ma non può accamparlo quando si tratta delle persone che opprime/di cui colonizza la terra”.

Il grottesco tweet della “esperta in diritti umani” è stato postato sulla scorta dell’assassinio a sangue freddo di una madre britannico-israeliana e delle sue due figlie: Lucy, di 48 anni, Maia, di 20 e Rina Dee, di 15 anni, sono state ammazzate a colpi d’arma da fuoco vicino allo svincolo di Hamra, nella Valle del Giordano, mentre si recavano a Tiberiade il 7 aprile per le festività della Pasqua ebraica. Più tardi, quello stesso giorno, un turista italiano di 35 anni, Alessandro Parini, veniva ucciso in un attentato con un’auto sul lungomare di Tel Aviv.

Venerdì scorso il ministro israeliano per gli affari della diaspora e la lotta all’antisemitismo, Amichai Chikli, ha chiesto la rimozione di Francesca Albanese. Nella sua lettera al Segretario Generale delle Nazioni Unite António Guterres e all’Alto Commissario Onu per i Diritti Umani Volker Türk, il ministro Chikli ha scritto che le Nazioni Unite, “consentendo alla signora Albanese di continuare a spargere odio, antisemitismo e istigazione alla violenza, non rispettano il proprio stesso mandato di proteggere i diritti umani fondamentali di tutti ed esercitare parità di trattamento per tutti gli stati membri”.

Lungi dallo scusarsi, tuttavia, Albanese ha rincarato la dose. Riferendosi all’imperativo biblico che Chikli aveva menzionato nella lettera, la “relatrice speciale” dell’Onu ha risposto con un tweet derisorio: “Mi chiedo come la ‘responsabilità morale di non uccidere’ antica di tremila anni possa riconciliarsi con le migliaia di palestinesi uccisi dal 2007 nel Territorio palestinese occupato”, aggiungendo cifre che includono miliziani armati e terroristi morti negli scontri a fuoco con Israele a Gaza.

Alessandro Parini, ucciso sul lungomare di Tel Aviv la sera dello scorso 7 aprile. Secondo Francesca Albanese, Israele non ha diritto di difendersi dai terroristi che l’hanno assassinato

Come aveva sottolineato il ministro Chikli nella sua lettera, le “parole deprecabili, irresponsabili e fomentatrici di terrorismo di Albanese mettono in dubbio il diritto stesso di Israele di difendere la vita dei propri cittadini” e “negano esplicitamente il diritto alla vita e alla sicurezza personale di molti cittadini ebrei dello stato d’Israele.” Albanese vìola non solo il codice di condotta delle Nazioni Unite per i relatori speciali, ma anche i principi fondamentali dei diritti umani su cui si basano le Nazioni Unite.

E non è la prima volta che la signora Albanese sostiene apertamente quella che chiama “resistenza” palestinese, producendosi in una retorica che è difficile non considerare antisemita. Nel 2014 ha dichiarato che l’America è controllata dalla “lobby ebraica”, riecheggiando un classico cliché del pregiudizio anti-ebraico. Nel 2021 ha equiparato la Shoà agli eventi che circondarono la creazione di Israele che i palestinesi chiamano nakba (catastrofe), affermando che “tanto è tragica, terribile, indicibile la tragedia che ha colpito il popolo ebraico con la Shoà, tanto la nakba rappresenta per il palestinesi lo sgretolamento del tessuto connettivo di un popolo”. Nel dicembre 2022 l’organizzazione NGO Monitor ha segnalato che Francesca Albanese aveva partecipato a eventi ospitati da organizzazioni collegate con gruppi terroristici e che promuovono il movimento BDS (boicottaggio, disinvestimento e sanzioni) contro Israele; snobbava sistematicamente i rischi per la sicurezza di Israele e degli israeliani, negando il diritto di Israele all’autodifesa; e nel suo rapporto dell’ottobre 2022 al Consiglio Onu per i diritti umani definiva “difensore dei diritti umani” un tale processato e condannato per terrorismo.

Dovrebbe essere ovvio e fuori discussione che non ci sono scusanti per il terrorismo. I terroristi non si preoccupano minimamente di sapere chi sono le loro vittime: ammazzano chiunque possono, ovunque possono e ogni volta che possono. Quando un terrorista scaglia il proprio veicolo contro una affollata fermata d’autobus, quando i terroristi aprono il fuoco su un veicolo in transito con a bordo una famiglia, quando fanno saltare in aria i passeggeri di un autobus o attaccano le persone sedute in un bar o un ristorante, non c’è nessuna giustificazione che tenga: non importa dove abitavano quelle vittime, da dove venivano, a quale comunità o religione appartenevano. Disumanizzare le vittime chiamandole “coloni”, come ha fatto più volte Albanese, è un modo palese e spregevole di tentare di giustificare gli attentati contro di loro. Scagionare o giustificare il terrorismo palestinese, negare agli israeliani il diritto a difendersi e propagare retorica anti-ebraica significa fomentare altro terrorismo.

L’approccio profondamente fazioso di Francesca Albanese alle questioni su cui dovrebbe riferire in modo onesto e imparziale è immorale e inammissibile, ed è in totale contrasto con la condotta che ci si aspetta da un alto funzionario delle Nazioni Unite. È ora che Guterres e Türk si assumano la loro responsabilità e la destituiscano, a tutela dei valori che la loro organizzazione dovrebbe proteggere.

(Da: Jerusalem Post, 19.4.23)

In una lettera che si appresta ad inviare al Segretario Generale delle Nazioni Unite António Guterres e all’Alto Commissario Onu per i Diritti Umani Volker Türk, la Federazione delle Associazioni Italia-Israele si dice “profondamente preoccupata” per le posizioni e dichiarazioni di alcuni titolari di mandato delle Nazioni Unite che “non rispettano minimamente le regole fondamentali di neutralità, obiettività, indipendenza e integrità personale”. Dopo aver ricordato in dettaglio i casi di Navy Pillay, Chris Sidoti e Milon Kothari della Commissione internazionale d’inchiesta permanente contro Israele (“già di per sé un unicum vergognoso nella storia delle organizzazioni internazionali”, dice la lettera) nonché quello di Francesca Albanese, le Associazioni Italia-Israele chiedono che costoro siano “chiamati a dimettersi o siano licenziati” giacché i loro pregiudizi e la loro propaganda mettono “in gioco la credibilità stessa delle Nazioni Unite, insieme ai valori della democrazia, della convivenza nella pace e del diritto internazionale”.

Clicca qui per il testo completo della lettera in inglese: UN REQUEST OF DISMISSAL

Clicca qui per il testo della lettera in italiano: UN REQUEST OF DISMISSAL Vers. Italiana

All’inizio di questa settimana l’International Legal Forum (ILF) ha lanciato la petizione on-line “Fire Francesca and Say No to UN Antisemitism”.