“Francop? Quale Francop?”

Un crimine di guerra annunciato, il cargo di armi iraniane. Ma il mondo non ascolta

Editoriale del Jerusalem Post

image_2667Data la natura stessa della lotta, spesso segreta, contro il traffico d’armi a favore sia di Hamas che di Hezbollah, probabilmente non si saprà mai con precisione quanti tentativi sono stati sventati nel corso degli anni, quanti natanti sono stati intercettati in mezzo al mare e con cosa a bordo. Accade però, talvolta, che le reti della marina israeliana catturino un pesce veramente grosso, durante le sue operazioni di caccia alle armi. In questi casi, se altri fattori operativi e strategici lo permettono, la preda viene mostrata a tutto il mondo. Subito dopo l’imperativo di impedire ai nostri nemici di procurarsi le armi, anche il compito di esporre al mondo il tipo di traffici a cui i nostri nemici si dedicano riveste grande importanza.
Si ricordano almeno due intercettazioni particolarmente significative che sono state rese di pubblico dominio negli ultimi anni: quella della “Karine A” nel 2002 e quella della “Francop” lo scorso 4 novembre. Con quest’ultima operazione sono state confiscate nel Mediterraneo 320 tonnellate di armi destinate a Hezbollah, impacchettate in container marcati con codici di spedizione iraniani. All’interno dei container, molte migliaia di obici di mortaio, razzi Katyusha da 107 e da 122 mm, centinaia di migliaia di proiettili.
Questa spedizione, la più grossa fornitura singola mai catturata da Israele, costituisce una smaccata violazione della risoluzione 1701 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, che proibisce il riarmo di Hezbollah. Tanto per dare l’idea, sette anni fa la “Karine A” trasportava un carico grossomodo dieci volte inferiore. Eppure, paradossalmente, quella cattura tanto più esigua fece molto più scalpore di questa della “Francop”.
Si tratta di un fenomeno inquietante, innanzitutto perché la guerra contro Israele viene combattuta sempre più nell’arena della propaganda, dove calunnia e denigrazione sono le armi d’elezione. Hezbollah e Hamas, dopo aver provocato Israele allo scontro rispettivamente nell’estate 2006 e lo scorso inverno, continuano ad atteggiarsi a vittime bastonate “in modo sproporzionato” dallo spietato Israele. Gli arsenali che questi gruppi importano e accumulano costituiscono pertanto un tema di cruciale importanza: dimostrano che Israele non si trova a fronteggiare semplici milizie locali, bensì potenti battaglioni iraniani per procura. Questi presunti derelitti dispongono di missili e artiglieria micidiali, ottenuti grazie a operazioni di traffico clandestino in aperta violazione degli impegni previsti dai patti di tregua e da altri accordi. E, quel che è peggio, l’unico utilizzo che essi riservano a questi armamenti è quello di bersagliare i centri israeliani abitati dalla popolazione civile. Questo è il motivo per cui il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha voluto rimarcare che il materiale confiscato a bordo della “Francop” avrebbe contribuito a perpetrare un crimine di guerra. Ma il mondo stava ad ascoltare? A quanto pare, no.
I filmati del carico della “Francop” sono a malapena passati sulle televisioni, non dappertutto e quasi senza commento. La denuncia di Netanyahu del “crimine di guerra” non ha fatto notizia. In alcune trasmissioni il concetto passato era più che altro quello di un atto di pirateria israeliano. Il quotidiano internazionale International Herald Tribune ha dato la notizia in un paragrafo a pagina 5, colonna 6.
Può darsi che la cattura della “Karine A” abbia fatto più scalpore perché era la prima nave intercettata di questo tipo, e perché in una certa misura svelava l’inganno di Yasser Arafat in un’epoca in cui Oslo era ancora generalmente considerato un processo realizzabile. Gli Stati Uniti, e altri con loro, si sentirono traditi da Arafat. Viceversa, i traffici d’armi di Hezbollah non sorprendono più la comunità internazionale, e il loro potenziale impatto su Israele cade nell’indifferenza generale.
Le implicazioni di tutto questo sono gravi. Le ragioni di Israele vengono essenzialmente ignorate. I piani d’aggressione contro Israele – di cui la “Francop” faceva parte – non sono considerati rilevanti. E intanto la delegittimazione di Israele prosegue a ritmo sostenuto. […]

(Da: Jerusalem Post, 15.11.09)

Nella foto in alto: armi iraniane destinate a Hezbollah, confiscate da Israele sulla Francop, in mostra ai primi di novembre nel porto di Ashdod