Friedman: “Tra mille critiche e accuse, nessuno ha saputo dire concretamente cos’altro avrebbe dovuto fare Israele per difendersi”

L’ambasciatore Usa in Israele: “I fatti contano, altrimenti non si fa giornalismo ma si avalla un'opinione, ci si adegua a un’agenda politica”

L’ambasciatore Usa in Israele David Friedman durante l’intervento di lunedì alla conferenza di The Media Line

L’ambasciatore degli Stati Uniti in Israele David Friedman ha criticato i mass-media, lunedì, per non essere stati capaci di riportare in modo corretto i fatti relativi ai sanguinosi scontri delle scorse settimane al confine fra striscia di Gaza e Israele. E’ chiaro che vi possono essere critiche legittime, ha detto Friedman, ma giornalisti e opinionisti, prima di accusare Israele di crimini ed abusi avrebbero dovuto lavorare molto di più per trovare e indicare alternative concrete alle azioni messe in campo dalle Forze di Difesa israeliane.

“Mi sembra – ha detto Friedman, parlando a una conferenza organizzata a Gerusalemme dall’agenzia The Media Line – che in un ambiente giornalistico in cui nove articoli su dieci relativi al conflitto di Gaza criticano e attaccano Israele, ci si poteva aspettare che alcuni giornalisti si prendessero la briga di parlare con esperti e cercare di capire concretamente cosa si sarebbe potuto fare in modo diverso o migliore, prima di criticare e accusare. Ma io non ho visto niente del genere”.

Friedman ha detto d’aver passato molto tempo a parlare con vari esperti militari negli Stati Uniti, in Israele e in altri paesi, di quelle che dovrebbero essere le corrette regole d’ingaggio in una situazione come quella al confine di Gaza – come avrebbero dovuto fare i giornalisti, ha aggiunto – e di essersi reso conto che le critiche a Israele sono per la maggior parte infondate. Friedman ne ha concluso che certi giornalisti e commentatori farebbero meglio a “tenere la bocca chiusa” se non sono in grado di comprendere davvero la situazione, giacché altrimenti “tutto ciò che fanno non è riportare analisi concrete e fattuali, come dovrebbero, bensì creare impressioni senza alcuna base di fatto, avallare una narrazione, assecondare un’opinione, adeguarsi a un’agenda politica”.

“…appiccando dappertutto incendi che ancora oggi stanno bruciando”

Secondo gli esperti, ha spiegato l’ambasciatore, candelotti lacrimogeni, cannoni ad acqua e altri mezzi non letali pensati per disperdere folle di dimostranti non sono efficaci né sufficienti quando, in mezzo a quelle folle, si mescolano decine o centinaia di terroristi armati di ordigni incendiari ed esplosivi, di armi bianche e armi da fuoco, decisi a compiere attacchi letali contro qualunque israeliano riescano a raggiungere al di là del confine. “Se ciò che hanno fatto i soldati israeliani (per proteggere il confine) non è giusto, allora si dica cosa sarebbe stato giusto fare”, ha detto Friedman.

Parlando delle “tante critiche nei confronti di Israele” che hanno inondato i mass-media nelle scorse settimane, l’ambasciatore americano ha detto che ovviamente “alcune potrebbero anche essere legittime: lo stesso stato di Israele non ha ancora concluso tutte le sue indagini su quanto è accaduto. Può darsi che vi siano cose che si sarebbe potuto fare meglio: ci sono sempre cose che si potrebbero fare meglio. Tuttavia – ha continuato – fra tutte le critiche e le condanne che Israele ha subìto, non ho visto nessuno indicare in pratica con quali altri mezzi meno letali Israele avrebbe potuto difendersi nelle scorse settimane. Nessuno”.

“Oh ebrei, ricordate Khaybar, oggi veniamo a massacrarvi”

Secondo Friedman, Israele in realtà si è comportato come meglio poteva di fronte a quella che ha definito una situazione senza precedenti. “Chi ha mai fatto di meglio in circostanze paragonabili? – si è chiesto Friedman – Dove altro si è visto un caso in cui 40.000 persone si precipitano su un confine sotto la copertura di migliaia di pneumatici in fiamme, con bombe molotov, pistole, aquiloni dipinti con svastiche, appiccando dappertutto incendi che ancora oggi stanno bruciando? Dove altro è accaduto che qualcuno facesse meglio di Israele di fronte a una tale massa fanatizzata che si scaglia contro il confine decisa a uccidere i cittadini dall’altra parte? Dov’è il manuale che dice, quando accade una cosa del genere, fai questo e fai quello così da evitare feriti e perdite di vite umane”. Senza alcun termine di paragone, senza alcuna possibilità di analisi comparativa “tutti i reportage pieni di accuse sono completamente superficiali”.

“Certo che non esiste democrazia senza una stampa libera – ha aggiunto Friedman, ribadendo quanto la libertà di stampa sia essenziale per una democrazia funzionante “anche quando critica le nostre posizioni”. “Ma la critica deve essere corretta e onesta – ha aggiunto – È questo che ci si aspetta e che si apprezza”. Le esigenze dettate dalla rapidità e dal non voler bucare una notizia non possono diventare una scusa valida per fare del giornalismo sciatto e superficiale. Basterebbe ricordare la tragica storia della neonata palestinese della cui morte è stato accusato Israele sulla stampa di tutto il mondo, salvo poi scoprire che era deceduta per una malattica cardiaca congenita. “Tutti hanno diritto alla propria opinione, ma non è che tutti hanno diritto ai propri fatti. E i fatti contano. Se si sbaglia sui fatti, dovrebbe esserci una onesta ammissione dell’errore e una qualche responsabilità. Finché non c’è nulla di tutto questo, penso che tutti si sentiranno autorizzati a continuare ad arrivare primi sbagliando tutto. Perché se arrivi primo sbagliando tutto e non paghi alcun prezzo, continuerai a farlo più e più volte”.

(Da: Times of Israel, 4.6.18)