Già respinta dalla Siria lofferta di una visita di stato a Gerusalemme

Se Assad è interessato alla pace, basta che venga a parlare alla Knesset aveva detto Peres

image_1398Se Israele confidava che il presidente siriano Bashar Assad dimostrasse coi fatti che le sue interviste non sono solo chiacchiere di fronte alla possibilità di avviare negoziati di pace sull’esempio del presidente egiziano Anwar Sadat che si recò in visita a Gerusalemme, ebbene il paese dovrà aspettare ancora un po’.
A quanto risulta, un alto esponente siriano ha già respinto il suggerimento avanzato mercoledì dal vice primo ministro israeliano Shimon Peres. “Se Assad è davvero interessato a negoziati di pace, non deve fare altro che venire a parlare alla Knesset, a Gerusalemme – aveva detto Peres, commentando a Israel Radio le precedenti dichiarazioni di Assad alla BBC – Se Assad decidesse di farlo, chi mai lo fermerebbe?”.
L’ufficio del primo ministro israeliano Ehud Olmert ha tenuto a precisare che le parole di Peres erano pronunciate a titolo personale e non a nome del governo. D’altra parte – ha puntualizzato Asi Shariv, portavoce di Olmert – Gerusalemme non considera sincere le profferte di pace nelle interviste rilasciate da Assad, giacché non sono supportate dai fatti. “Quando si desidera la pace – ha spiegato Asi Shariv – vi sono molti modi per dimostrare coi fatti che la propria volontà è reale”. Più che parlare di visite, Asi Shariv suggerisce ad Assad di “cacciare da Damasco Khaled Mashaal [capo all’estero dei terroristi Hamas], e bloccare le forniture di armi a Hezbbollah in Libano”.
Nelle sue più recenti interviste ai mass-media occidentali Assad aveva fatto allusione diverse volte alla possibilità di una pace con Israele. Al periodico tedesco Der Spiegel aveva dichiarato: “vogliamo fare la pace con Israele”, e lunedì scorso alla BBC aveva detto che i due paesi potrebbero vivere fianco a fianco, accettandosi a vicenda. Negli stessi giorni, tuttavia, Assad rilasciava interviste ai mass-media arabi dove sosteneva che il suo paese è pronto alla guerra con Israele, lasciando intendere che le alture del Golan potrebbe essere riprese con la forza.
Secondo Asi Shariv, le affermazioni più conciliatorie di Assad, rivolte all’occidente, rappresentano un tentativo di sottrarsi alle critiche internazionali contro il suo regime, da tempo classificato dagli Stati Uniti come uno di quelli che favoriscono il terrorismo. “Non a caso queste dichiarazioni arrivano nel periodo in cui si attende la risposta su Hariri” aggiunge Shariv, facendo riferimento agli imminenti risultati dell’inchiesta internazionale sull’assassinio del primo ministro libanese Rafik Hariri, motivo di dure critiche libanesi e internazionali all’ingerenza siriana nel paese vicino.

(Da: Jerusalem Post, 12.10.06)

Nella foto in alto: Sostenitori di Hezbollah a Beirut inneggiano al presidente iraniano Mohamoud Ahmadinejad, a quello siriano Bashar al-Assad e al leader Hezbollah Hassan Nasrallah