Giacimenti di gas e confini internazionali

Tamar e Leviathan appartengono a Israele, ma in futuro ci vorranno confini marittimi reciprocamente concordati.

Di Robbie Sabel

image_3048Sotto il mar Mediterraneo orientale si trovano quelli che potrebbero essere alcuni dei più grandi giacimenti di gas naturale del mondo. Due di essi, Tamar e Leviathan, sono già stati dati in concessione da Israele a investitori israeliani e stranieri. La potenziale fortuna economica legata a questi giacimenti pone la questione di quali paesi abbiano diritto a condividere una quota della manna, e come essa andrà ripartita fra loro.
Il diritto internazionale stabilisce che ogni stato ha diritto di sfruttare le risorse naturali dei fondali marini, compresi petrolio e gas, fino a 200 miglia nautiche dalla costa. Dove la distanza fra due stati vicini è minore di 400 miglia nautiche, i due devono concordare una linea intermedia.
La distanza fra Cipro e Israele è di circa 260 miglia nautiche, per cui fra i due paesi è stato firmato un accordo (non ancora pubblicato) per determinare una linea intermedia. Questa linea permette a ciascuno stato di sfruttare le risorse naturali dei fondali marini fino a una distanza di circa 130 miglia dalla costa. I giacimenti Tamar e Leviathan sono decisamente all’interno della parte israeliana di questa fascia di 260 miglia.
La Turchia ha chiassosamente contestato l’accordo Cipro-Israele, sulla base dell’interesse che Ankara ha di garantire che anche la Repubblica Turca di Cipro del Nord si avvantaggi dei redditi da gas naturale, anche se la zona interessata è adiacente in realtà alle coste della più meridionale Repubblica di Cipro (membro UE).
L’altra questione giuridica è quella di fissare la linea fra Israele e Libano. Secondo la norma, la linea marittima comincia dove il confine di terra fra due paesi incontra il mare – in questo caso, a Rosh Hanikra – e da lì si prolunga sul mare lungo una linea tracciata collegando punti equidistanti dalle due coste. Per garantire che la linea sia tracciata in modo equo, devono essere prese in considerazione le caratteristiche geografiche delle coste, come baie e promotori. Poiché non esistono due linee costiere identiche fra loro, la definizione di tale confine marittimo richiede un accordo fra i due stati.
Mentre i giacimenti di gas Tamar e Leviathan si trovano nettamente sul versante israeliano di qualunque possibile linea di confine marittimo fra Israele e Libano, non si può escludere che nuovi giacimenti che verranno scoperti in futuro possano trovarsi a cavallo di tale linea. Per questa ragione è indispensabile che Libano e Israele stabiliscano un confine. Ma finora il Libano non ha mostrato nessuna volontà di avviare negoziati.
Il Libano ha un interesse vitale nell’esplorazione di giacimenti di gas e petrolio al largo delle sue coste, e pertanto è lecito supporre che vorrà arrivare a un accordo, tacito o esplicito, su un confine marittimo. Investimenti e sfruttamento dei giacimenti di gas e petrolio sono ovviamente condizionati dalla capacità di offrire agli investitori un ambiente stabile e sicuro.
Anche l’Egitto ha raggiunto un accordo con Cipro per la definizione di un confine marittimo comune. Inoltre l’Egitto ha tracciato unilateralmente il suo confine marittimo con la striscia di Gaza, analogamente a quanto fatto da Israele.
Per quanto riguarda il Golfo di Eilat, Israele ha firmato un accordo che delimita il confine marittimo con la Giordania, e ha un intesa non scritta con l’Egitto per quanto riguarda il confine comune. In ogni caso, tuttavia, è improbabile che nel Golfo di Eilat si trovino risorse sfruttabili di gas o petrolio.
Nonostante le recenti dichiarazioni bellicose da parte del Libano, c’è da sperare che quel paese – noto da sempre per la sua pragmatica propensione agli affari – non desideri compromettere il suo potenziale sviluppo economico, e che dunque un confine marittimo reciprocamente concordato si profili presto all’orizzonte.

(Da: Jerusalem Post, 19.1.11)