Giovedì 31: se ne discute in Israele

Alcuni commenti dagli editoriali della stampa israeliana del 30 luglio

Yediot Aharonot asserisce che “Il modello diplomatico del Medio Oriente, come definito nel discorso “asse del male” del Presidente Bush nel 2002, si trova all’apice di un cambiamento radicale. Il concetto di creare un’unione di ‘moderati’ per sconfiggere gli estremisti – che fu entusiasticamente accolto da Israele e da una coalizione di stati arabi, capeggiati da Egitto e Arabia Saudita – si è disintegrato”.

Yisrael Hayom (Israele oggi) si unisce alla protesta pubblica contro il crimine organizzato, osservando che il problema era stato identificato almeno dodici anni fa quando la polizia mappò le sue minacce future. Gli editorialisti si lamentano sarcasticamente che “la polizia sta facendo (troppo poco troppo tardi)”.

Ma’ariv obietta che “La guerra contro le grandi famiglie del crimine è una missione nazionale e deve essere preparata come tale: il ministero delle finanze con stanziamenti di bilancio, il sistema giudiziario con punizioni più severe e la polizia modernizzando le operazioni e reclutando personale di qualità”.

Il Jerusalem Post esorta il governo a delineare in modo esplicito quali parti della città di Gerusalemme reclama lo stato ebraico e permettere immediatamente a quei quartieri di ricevere tutti i benefici della sovranità ebraica – che sia o non sia stato raggiunto un accordo con i palestinesi – non per comprare lealtà o affetto, ma come una manifestazione concreta della sovranità ebraica.

Ha’aretz discute il rapporto del difensore d’ufficio sulla situazione dei detenuti nel 2007, che rivela gravi difetti nelle carceri israeliane, e dichiara che mentre le carenze e le ingiustizie sono gravi, non c’è dubbio che l’omissione e, in eguale misura. la denuncia fatte dal difensore d’ufficio hanno contribuito alla rettifica delle norme che hanno generato questi difetti e ingiustizie.