“Giudice Goldstone, lei ci deve una risposta”

Solo ora ha scoperto il pregiudizio che vizia il diritto internazionale quando si tratta di Israele

di Haviv Rettig Gur

image_2636La notizia è che il giudice Richard Goldstone non approva la risoluzione votata venerdì scorso dal Consiglio Onu per i Diritti Umani a sostegno del rapporto da lui stesso redatto (sulle violazioni durante l’operazione israeliana anti-Hamas nella striscia di Gaza del gennaio scorso). “Questa bozza di risoluzione mi addolora – ha dichiarato Goldstone venerdì al giornale svizzero Le Temps – perché contempla solo accuse contro Israele senza nemmeno una frase di condanna di Hamas, come invece avevamo fatto noi nel rapporto. Spero che il Consiglio possa modificare questo testo”. Ma naturalmente il Consiglio non l’ha affatto modificato, ed anzi l’ha approvato a grande maggioranza.
Per rappresentanti e osservatori israeliani, l’inopinata scoperta da parte di Goldstone che c’è del marcio in quello che dovrebbe essere il sistema giuridico internazionale rappresenta una amara vittoria, ormai inutile. L’eminente giurista ha dunque scoperto, a spese di Israele, ciò che da tempo avrebbe dovuto essere ben chiaro a un erudito tanto insigne: la sconcertante ipocrisia che vizia alla base il procedimento, quando si tratta di Israele.
Importa qualcosa se il suo tribunale, strettamente parlando, non aveva valore “giudiziario”, quando tutti e dappertutto sono perfettamente convinti che avesse facoltà di emettere sentenze? Importa qualcosa che, agendo sulla base di criteri appartenente “obiettivi” nel valutare la “legalità” delle azioni israeliane e palestinesi durante l’offensiva anti-Hamas, il giudice Goldstone abbia prodotto un testo che servirà solo ed esclusivamente come corpo contundente contro Israele (tanto è vero che viene sostenuto e sbandierato da quella stessa Hamas che lui sostiene d’aver criticato)? I giudici hanno o non hanno la responsabilità di tener conto delle ramificazioni delle loro scelte e decisioni, in particolare quando – come nel caso di Goldstone – l’organismo che ha commissionato il “parere giuridico” è un organismo notoriamente e irrimediabilmente affetto da un feroce pregiudizio ostile a Israele?
Se diamo per assodato che Goldstone è una persona onesta animata dalle migliori intenzioni, la domanda allora diventa: i termini strettamente “di legge” sono i termini corretti per emettere delibere in un contesto politico che garantisce che ne verrà fatto un pessimo uso?
Dal punto di vista di Israele, il rapporto Goldstone non spezza affatto una lancia a favore della legalità, quanto piuttosto a favore di una versione leggermente diversa di apartheid politico ai suoi danni.
Goldstone ora è turbato per la risoluzione spudoratamente prevenuta approvata dal Consiglio Onu per i Diritti Umani. Eppure lui stesso non se l’era sentita di procedere con il mandato originario affidato dal Consiglio alla sua commissione, finché – a suo dire – quel mandato non è stato modificato (ma non ufficialmente).
Dunque Goldstone deve agli israeliani una risposta su un interrogativo etico fondamentale. Per dirla con le parole di un commentatore israeliano: è sua abitudine, giudice Goldstone, accettare di presiedere commissioni d’indagine di cui si trova innanzitutto a depennare l’evidente intento politico affinché il mandato risponda ai più elementari criteri di correttezza?
Può darsi che un giorno nel diritto internazionale risiederà la chiave della dignità e della felicità umana. Ma utilizzare il linguaggio del diritto in una situazione segnata con tutta evidenza da un diverbio politicamente preorientato significa solo allontanare sempre più quel giorno.
Gli israeliani, e con loro molti altri, vorrebbero sapere, signor Goldstone, se nel frattempo lei resta convinto che il suo contributo sia stato utile o non sia andato piuttosto a detrimento di obiettivi come la pace e la legalità internazionale. O se semplicemente ha permesso, con impressionante ingenuità, che il suo prestigio e il suo stesso essere ebreo venissero strumentalizzati da soggetti che sono spinti esclusivamente da malcelata intolleranza e fanatismo.

(Da: Jerusalem Post, 18.10.09)

Nella foto in alto: il giudice Richard Goldstone