Gli abitanti del Libano meridionale capiscono ciò che i soloni di Harvard e Berkley non sono mai riusciti a comprendere

Se Israele dovesse lasciare di punto in bianco la Cisgiordania, quel territorio subirebbe immediatamente la stessa sorte che tocca oggi all'Afghanistan

Di Ben-Dror Yemini

Ben-Dror Yemini, autore di questo articolo

Una decina di giorni fa i residenti del villaggio druso di Hasbeya, nel sud del Libano, hanno bloccato il passaggio di un veicolo carico di razzi appartenente a miliziani locali dell’organizzazione terroristica Hezbollah. Gli abitanti di Hasbeya cercavano di prevenire ulteriori incendi nel nord di Israele dopo che Hezbollah aveva già stato lanciato 19 razzi, perché si rendevano conto che sarebbero stati loro a pagare il prezzo di un ennesimo conflitto tra i terroristi sostenuti dall’Iran e il vicino stato meridionale.

Quello che hanno fatto è stato estremamente coraggioso, ma era troppo tardi per una mossa del genere e in ogni caso non li aiuterà. Perché il Libano non esiste più come stato. È un gregario dell’Iran ed è governato da Hezbollah, e a costoro non importa nulla il fatto che il cibo scarseggi e che il paese sia ridotto alla fame giacché l’unica cosa importante è che il gruppo terroristico disponga di un arsenale di 150.000 tra razzi e missili puntati contro Israele.

Nel frattempo, a 3.000 chilometri da Hasbeya, i talebani conquistano l’Afghanistan. Il destino di quel disgraziato paese, che da decenni subisce una guerra dopo l’altra, è segnato. La vittoria dei talebani è un fatto compiuto. A una distanza analoga dall’Afghanistan sono in corso sanguinose battaglie nella provincia di Ma’rib, nello Yemen, dove gli Houthi sostenuti dall’Iran combattono contro le restanti forze del governo centrale. Intanto a Teheran, il nuovo presidente iraniano Ebrahim Raisi ha ricevuto il capo di Hamas, Ismail Haniyeh, e gli ha garantito il continuo sostegno dell’Iran ai jihadisti palestinesi. L’islam estremista sunnita e sciita è il filo conduttore che passa attraverso tutti questi campi di battaglia.

Gli abitanti del villaggio druso libanese Hasbeya bloccano un mezzo lancia-razzi usato da Hezbollah per sparare contro Israele. Il mezzo è stato poi sequestrato dall’esercito libanese

Per decenni Israele ha tentato di far capire al resto del mondo le dimensioni dei danni e della devastazione causati da organizzazioni come Hezbollah, i talebani e Hamas. Gli israeliani hanno continuato a insistere instancabilmente sul fatto che Israele non ha alcun contenzioso aperto con il popolo iraniano né con quello libanese, e che sarebbe anche ben felice di vedere prosperare gli abitanti palestinesi della striscia di Gaza. Ma i fatti sono solo uno scomodo fastidio per gli opinionisti politicamente corretti, e in tutto il mondo occidentale i manifestanti rivolgono tutta la loro rabbia contro Israele. Un ottimo esempio lo ha dato Anuradha Mittal, presidente del consiglio d’amministrazione dei gelati Ben e Jerry’s, che recentemente ha annunciato che la società vieterà la vendita dei suoi prodotti al di là della ex Linea Verde fra Israele e Cisgiordania. Lei e altri come lei non fanno che offrire copertura a questi gruppi terroristici.

Dopo gli 11 giorni di combattimenti tra Israele e Hamas scatenati dai terroristi lo scorso maggio, le cose sono ulteriormente peggiorate. Praticamente non passa settimana senza che qualche organizzazione o istituzione aggiunga la propria adesione a un boicottaggio che prende di mira sempre e solo Israele, sebbene nella maggior parte dei casi questi boicottatori sappiano del conflitto israelo-arabo-palestinese non più di quello che sanno della coltivazione di patate su Marte. Appoggiano il boicottaggio contro Israele perché la propaganda mendace funziona, e perché il sostegno alla causa palestinese è diventato l’essenza della presunta mentalità “progressista” che si sta diffondendo rapidamente in tutta l’America e oltre. Sostengono il boicottaggio contro Israele perché vedono il mondo diviso in oppressori e oppressi, e non riescono a vedere che i veri oppressori sono Hezbollah, Hamas, i talebani e gli altri movimenti jihadisti. E non riescono a capire che se Israele dovesse lasciare di punto in bianco la Cisgiordania, quel territorio subirebbe immediatamente la stessa sorte che tocca oggi all’Afghanistan. Non vi si svilupperà nessuna fiorente democrazia, nessuna libertà, nessuna indipendenza. Se ne occuperà Hamas, che è la versione locale dei talebani.

Ma le paure degli abitanti dei villaggi del Libano meridionale, come quelle della maggior parte degli arabi in Medio Oriente, non contano nulla. Contano solo i proclami dei palestinesi, e certamente non di tutti i palestinesi. Ma come recita l’infausto detto, “il potere politico nasce dalla canna del fucile”. Così come le bande criminali spadroneggiano nelle baraccopoli, allo stesso modo Hamas, Hezbollah, i talebani e i chierici sciiti iraniani si stanno impadronendo di intere fette del mondo.

E i “progressisti” occidentali, invece di promuovere uno sforzo internazionale per combattere quelle forze del male, continuano a prendere di mira sempre e solo l’unica nazione della regione che non ha ancora rinunciato a battersi. Evidentemente gli abitanti dei villaggi del Libano meridionale capiscono ciò che gli intellettuali di Harvard e Berkley non sono mai riusciti a comprendere.

(Da: YnetNews, 10.8.21)

Una recente manifestazione anti-israeliana a New York