Gli arabi d’Israele si sentono cittadini israeliani

Ciò che impedisce loro di contare nella politica nazionale è la mancanza di leader e partiti che sappiano rappresentare questa loro attitudine

Di Salman Masalha

Salman Masalha, autore di questo articolo

La scarsa affluenza degli elettori arabi israeliani non è un fenomeno nuovo, ma il dato è spiccato in modo particolare durante le ultime elezioni politiche sullo sfondo della potenziale possibilità di creare un blocco che impedisse alla destra di formare il governo. Ciò che ha tenuto lontani dai seggi gli elettori arabi non è il fatto che lo scorso 9 aprile i partiti arabi della Lista Congiunta si sono presentati divisi. Il vero motivo è un altro, molto più profondo, ed è collegato all’impatto che i voti arabi hanno sulla vita dei cittadini arabi d’Israele.

Cosa dicono gli stessi arabi israeliani sulla questione? Quanto corrispondono le loro opinioni alle posizioni dei loro rappresentanti nella Knesset? Risposte interessanti a queste domande possono essere trovate in un sondaggio commissionato prima delle ultime elezioni da un sito web chiamato Local Call (Sicha Mekomit, “chiamata locale”). Il sondaggio, che comprendeva cittadini sia ebrei che arabi, è passato per lo più inosservato sebbene i suoi risultati gettassero una luce interessate su alcuni fenomeni all’interno della società araba d’Israele.

30 ottobre 2018: un’elettrice vota per le elezioni locali nella cittadina araba di Kafr Qasim (Israele centro)

Per capire correttamente la situazione, è necessario esaminare la differenza di comportamento degli elettori arabi israeliani nelle elezioni amministrative locali e e in quelle nazionali per la Knesset. Nelle ultime elezioni locali l’affluenza complessiva alle urne è stata del 60%, ma le 44 comunità con la maggiore partecipazione di elettori erano arabe, con oltre l’80% di voti. In alcune di queste comunità si è andati oltre il 90%. Come si può spiegare questo enorme divario tra elezioni locali e nazionali?

La risposta sta nella misura dell’impatto del proprio voto percepita dall’elettore arabo. Nelle elezioni locali, il voto tribale o settoriale ha molta influenza, spesso decisiva, su tutto: dall’assegnazione di posti di lavoro ai bandi per l’offerta ai vari benefit che un’autorità locale può elargire. Al contrario, nelle elezioni per la Knesset il voto arabo non esercita alcuna influenza. Quando i leader dei partiti arabi dichiarano in anticipo che in ogni caso non entreranno a far parte di nessuna futura possibile coalizione di governo, recidono alla base la passione per la politica parlamentare che vorrebbero promuovere. Senza alcuna possibilità che il suo voto determini la condotta del governo nazionale, l’elettore arabo non vede motivo per partecipare alle elezioni. A ciò si aggiunga il fatto che i partiti d’opposizione sionisti respingono a priori l’eventualità di creare un governo che dipenda in modo determinante dal sostegno dei partiti arabi. L’elettore arabo si sente quindi doppiamente abbandonato dal sistema politico: dai partiti d’opposizione e dai suoi stessi rappresentanti arabi.

8 aprile 2019: nel villaggio arabo israeliano di Kfar Reina, in Galilea, delle bambine giocano davanti a un poster elettorale del partito arabo nazionalista Balad (su cui una mano anonima ha espresso secco dissenso)

A questo proposito, l’indagine di cui di diceva – il cui senso generale non può essere ignorato, pur con tutte le avvertenze con cui si devono maneggiare i sondaggi – rivela un immenso divario tra le posizioni del pubblico arabo israeliano e quelle presentate dai parlamentari arabi alla Knesset. L’indagine – che ha scandagliato questioni come i rapporti arabo-ebraici, la cooperazione civile e politica e il riconoscimento reciproco – mostra che quasi la metà dei cittadini arabi d’Israele (47%) prenderebbe in seria considerazione la possibilità di votare per un partito ebraico se quel partito rispecchiasse le sue posizioni.

Ancora più clamoroso il risultato relativo alla definizione di sé che danno i cittadini arabi d’Israele. Si scopre che, contrariamente a quanto vanno affermando i politici e parlamentari arabi, nella società araba è in atto un profondo processo di identificazione con Israele. Il 46% degli intervistati si definisce senza mezzi termini “arabo israeliano”; il 22% si definisce semplicemente “arabo”; il 19% opta per “palestinese israeliano” e solo il 14% si definisce “palestinese” tout-court. In altri termini, il 65% degli intervistati ha usato il termine “israeliano” per definirsi.

Non basta. Contrariamente a quanto sostengono i loro rappresentanti politici, una vasta maggioranza del pubblico arabo israeliano (l’87%) desidererebbe vedersi coinvolto nel sistema politico e nel suo ramo esecutivo, e si dice molto a favore del fatto che i suoi rappresentanti entrino a far parte del governo.

Contrariamente alle convinzioni più diffuse, risulta che i cittadini arabi israeliani si sentono tali, e desiderano ardentemente partecipare alla determinazione dell’agenda politica e sociale del paese. Ma l’ostacolo con cui devono fare i conti è la mancanza di leader e partiti che riconoscano questa volontà e siano pronti a raccogliere la sfida.

(Da: Ha’aretz, 28.7.19)